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Serie A - Roma-Napoli 0-1, 5 verità: Osimhen campione, Abraham è un giocatore da ritrovare, Kim è una certezza

Stefano Silvestri

Pubblicato 24/10/2022 alle 10:07 GMT+2

SERIE A - Spalletti ritrova il nigeriano, una sorta di nuovo acquisto per il prosieguo della stagione. Abraham, invece, è un giocatore da ricostruire. In generale i giallorossi combattono con tenacia, ma gli azzurri si dimostrano più squadra.

L'esultanza di Osimhen, Roma-Napoli

Credit Foto Getty Images

Roma-Napoli, match valido per l'undicesima giornata di Serie A, è terminato sul punteggio di 0-1, frutto della rete messa a segno da Osimhen all'80'. La gara è stata arbitrata da Massimiliano Irrati. Con questo risultato la squadra di Spalletti rimane prima da sola, staccando in classifica il Milan.
Qui di seguito le 5 verità che ci ha lasciato la super sfida dell'Olimpico.

1) La Roma c'è, ma il Napoli è più squadra

Non è un caso se il Napoli è primo in classifica praticamente dall'inizio. E non è un caso che a Roma proprio gli azzurri abbiano avuto le più grosse palle gol dell'incontro: il rigore prima dato e poi tolto a Ndombele, il sinistro svirgolato a lato da posizione ideale da Juan Jesus, il destro a lato di Osimhen a tu per tu con Rui Patricio, più un paio di iniziative insidiose di Lozano. Occasioni frutto di un gioco più meccanizzato, chirurgico, da grande squadra. La Roma, invece, grande lo è in divenire. Anche perché il suo giocatore copertina, ovvero Paulo Dybala, è fermo ai box. Ha saputo tenere testa con tenacia alla capolista, confermando di poter puntare a pieno titolo a un posto Champions. Ma per lo Scudetto serve altro.
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L'esultanza del Napoli dopo la vittoria di Roma

Credit Foto Getty Images

2) Victor Osimhen: un campione puro e semplice

C'è una differenza tra Victor Osimhen e gli altri attaccanti della rosa di Spalletti, ovvero Raspadori e Simeone: questi ultimi sono ottimi calciatori, il nigeriano è un campione puro e semplice. Di quelli che potranno anche sbagliare una prima volta, ma di certo alla seconda occasione non perdonano. All'Olimpico, in una gara da osservare con la lente d'ingrandimento per comprendere le capacità del Napoli di cavarsela in serate così, è stato lui l'MVP totale e assoluto. Un gol da fuoriclasse, una prodezza da vedere e rivedere. È una sorta di nuovo acquisto, Victor, infortunatosi a inizio settembre nella goleada di Champions League contro il Liverpool. E dire che senza di lui gli azzurri hanno fatto razzia sia in campionato che in Europa...

3) Abraham è un giocatore da ritrovare

Se Osimhen è l'uomo copertina, Tammy Abraham non segna dal 12 settembre. Più di un mese fa. Ed è un dato che impressiona, anche se nella scorsa stagione l'inglese aveva avuto tutto sommato la stessa partenza lenta. A colpire, più che altro, è la scarsa capacità dell'ex attaccante del Chelsea di diventare mortifero come nel suo primo anno alla Roma. Di mandare nel panico le difese avversarie con la sua sola presenza. Di essere cinico e decisivo sotto porta. Abraham è un giocatore in difficoltà, un po' sottomesso ma pure sfruttato male dai compagni: troppi i lanci lunghi nei suoi confronti, pochi i palloni giocabili. Urge ritrovare al più presto il principale elemento offensivo della rosa giallorossa.
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Abraham-Olivera, Roma-Napoli

Credit Foto Getty Images

4) Certezza Kim: Koulibaly è ormai il passato

Veloce, attento, preciso. Personalità e chiusure. Kim Min-jae, da qualcuno accolto con scetticismo al momento del suo arrivo a Napoli, si è ormai preso i cuori di tutti. Facendo dimenticare al contempo uno che qui ha segnato un'epoca, ovvero Kalidou Koulibaly. Di nuovo ottimo il sudcoreano, capace di annullare Abraham e regalare sicurezza a un reparto priva di Rrahmani. Un ministro della difesa sempre più a proprio agio in Serie A.
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Abraham-Kim, Roma-Napoli

Credit Foto Getty Images

5) Camara e Olivera buone alternative, Ndombele può far di più

È stata anche la serata delle seconde linee. Mady Camara da una parte, Mathias Olivera dall'altra. I primi due hanno complessivamente convinto, dimostrandosi all'altezza della situazione e della fiducia concessa loro dai rispettivi allenatori. Deve far di più, invece, Tanguy Ndombele: lui sì un po' spaesato in mezzo al campo, azione del (mancato) rigore a parte. Anche lui sarà importante durante una stagione lunga e complessa. Ma per sostituire al meglio un pilastro come Anguissa serve altro.
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