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Le 5 verità di Bologna-Juve 3-3: Calafiori è pronto per una big e per la Nazionale di Spalletti, Yildiz è talento puro

Stefano Silvestri

Pubblicato 21/05/2024 alle 10:11 GMT+2

SERIE A - Il folle posticipo del Dall'Ara porta nuovi applausi alla squadra di Thiago Motta, padrona del campo per 75 minuti. Ma il finale d'assalto e la clamorosa rimonta rappresentano ottimi segnali per Chiesa e compagni.

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Bologna-Juventus, match valido per la trentasettesima giornata di Serie A, è terminato sul punteggio di 3-3, frutto delle reti di Calafiori (doppietta), Castro, Chiesa, Milik e Yildiz. Con questo risultato le due squadre rimangono appaiate al terzo posto in classifica. Qui di seguito le 5 verità che ci ha lasciato la sfida del Dall'Ara.

1) Il Bologna dei primi 75 minuti merita più di tutti il terzo posto

Sì, alla fine è finita 3-3. Per un quarto d'ora di blackout del Bologna, per un quarto d'ora di reazione furiosa della Juventus. Ma i primi 75 minuti di partita, che hanno visto una squadra (quella di casa) dominare e l'altra essere dominata, non possono essere inseriti così in fretta nel cassetto. In Italia nessuno gioca come il Bologna, e sarebbe ingiusto basare il giudizio solo sul semplice risultato di una singola folle partita. Per larghissimi tratti i rossoblu hanno divertito e si sono divertiti, come spesso hanno fatto durante una stagione magnifica. E hanno imbrigliato la Juve impedendole qualsiasi reazione. Nonostante la delusione finale, la banda di Thiago Motta è ancora in piena corsa per il terzo posto. E alla fine, forse, è la squadra che meriterebbe più di tutte di portarselo a casa: escludendo la super Inter, e con tutto il rispetto per un'Atalanta già meno sorpresa e più realtà, è stata la squadra dell'anno.

2) La Juve e i gol nel finale: i bianconeri non mollano mai

Che è successo alla Juventus del primo tempo e della prima parte della ripresa? Non può bastare lo choc dell'esonero di Massimiliano Allegri per spiegare un simile comportamento in campo, peraltro a pochi giorni dalla prestazione di rango opposto offerta contro l'Atalanta. Al Dall'Ara i bianconeri stavano per perdere la partita, ma soprattutto la faccia. Sconcertante il linguaggio del corpo di Vlahovic e compagni, abbattuti, abbacchiati, senza il minimo abbozzo di reazione. Poi, d'incanto, ecco il ribaltone che nessuno si era atteso. Tutto è nato con Chiesa, poi ecco Milik, infine Yildiz a completare una rimonta-capolavoro. Perché la Juve è così: non molla mai, neppure quando tutto sembra perduto. Ce l'ha nel DNA, probabilmente. Era già accaduto contro la Salernitana, è successo di nuovo – e più in grande – a Bologna. Segnali di vita nel contesto di mesi che, nonostante il trionfo in Coppa Italia, sono stati e rimangono sofferti.

3) Calafiori merita una big e una chiamata in Nazionale

Un'altra prestazione di livello. Un'altra partecipazione offensiva. Questa volta, dopo aver collezionato cinque assist, Riccardo Calafiori ha trovato addirittura i primi due gol del proprio campionato. Un campionato eccellente, stupendo, di un ex terzino sinistro ormai trasformatosi stabilmente in centrale di lusso. Uno a cui Thiago Motta ha deciso di non rinunciare più, e guardandolo giocare si comprende bene il perché: c'è l'attenzione in difesa, ci sono gli sganciamenti a sorpresa fino a centrocampo o addirittura alla trequarti avversaria, c'è la capacità di trasformarsi in regista e far parte a pieno titolo di una manovra avvolgente. C'è, insomma, la crescita poderosa di un ragazzo che ora sogna di prendersi tutto: una big – magari proprio la Juve, magari proprio con Motta – e la Nazionale. Per gli Europei probabilmente è tardi, perché le gerarchie di Luciano Spalletti – peraltro presente in tribuna – sono altre: meglio pensare all'Under 21. Poi, però, il quadro è delineato: il futuro è tutto suo.

4) Yildiz, una linguaccia rivolta al futuro

In pochi hanno fatto caso all'ingresso in campo di Kenan Yildiz. Correva il minuto 57 e Calafiori aveva appena piantato l'ultimo chiodo sulla bara bianconera. Fuori Gatti, dentro il turco e spazio al tridente. Alla fine si è rivelata la mossa vincente, perché proprio Yildiz ha completato la rimonta avviata da Chiesa: prima procurandosi con bravura la punizione del 3-2, quindi battendo Skorupski per il clamoroso e impensabile 3-3. E poi via con la solita linguaccia, quella che evoca ricordi così dolci: riporta ad Alex Del Piero, talento diventato campione e capitano. Kenan spera di ripercorrere le orme del proprio idolo: sa di aver ancora parecchia strada da fare, dopo l'esplosione degli scorsi mesi è un po' rientrato nei ranghi, ma la Juve crede in tutto e per tutto in lui, come è naturale che sia. A Bologna è arrivata l'ennesima dimostrazione: qui siamo di fronte a un gioiello purissimo.

5) Tra Bologna e Juventus piange... la Roma

Chiusura con la situazione di classifica. Bologna e Juventus - terze - salgono a 68 punti con una partita in più rispetto all'Atalanta quinta, che ne conta 66 e avrà a disposizione il recupero contro la Fiorentina, piazzato dopo la conclusione del campionato. Un aspetto non banale: se la Dea supererà almeno una tra la squadra di Thiago Motta e quella di Montero, arrivando dunque terza o anche solo quarta, l'Italia non avrà sei squadre in Champions League nella prossima stagione, a prescindere dal risultato dei nerazzurri nella finale di mercoledì contro il Bayer Leverkusen. A piangere in questo senso è la Roma, sicura di finire davanti alla Lazio ma sempre più appesa al filo di un sogno che, a questo punto, necessita di parecchi incastri per diventare realtà.
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