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Il derby di lunedì: com’è strano, tra l’addio di Pioli e l’incoronazione (a orologeria) di Inzaghi

Roberto Beccantini

Pubblicato 22/04/2024 alle 14:01 GMT+2

SERIE A - Sì, è un derby singolare, inconsueto. Sul campo e nei bar. E lo è, a maggior ragione, se facciamo tesoro dell’archivio: gli ultimi cinque - tra campionato, Champions e Supercoppa - li ha vinti l’Inter. Tutti nel 2023.

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Com’è strano, questo derby di Milano che si gioca di lunedì e potrebbe consegnare all’Inter il ventesimo scudetto. Com’è strano, dopo che, sconfitto all’Olimpico dalla Roma, il Milan di Stefano Pioli ha ciccato l’ultimo bersaglio: le semifinali di Europa League. E dal momento che il campionato, la Champions sul campo e la coppa domestica se n’erano andati da tempo, non resta che l’onore, un alibi che ci portiamo dietro come un barboncino nella speranza che i passanti lo notino e si commuovano.

Derby singolare

Sì, è un derby singolare, inconsueto. Sul campo e nei bar. E lo è, a maggior ragione, se facciamo tesoro dell’archivio: gli ultimi cinque - tra campionato, Champions e Supercoppa - li ha vinti l’Inter. Tutti nel 2023. E l’ultimo, il 16 settembre, addirittura per 5-1. Difficile, pur rovistando tra gli scaffali, riesumarne uno così sbilanciato, in classifica e nelle prospettive. Certo: l’Inter prima e il Milan secondo consolidano il ritorno di Milano ai fasti di un’epoca che il novennio della Juventus aveva drasticamente occupato e tiranneggiato. Ma oggi non è giorno di analisi: sarà il risultato, e stop, a orientare l’ordine pubblico.
Simone Inzaghi sfodera «curve» da capogiro: miglior difesa, miglior attacco e Lautaro Martinez capocannoniere. Pioli vi arriva mesto, ormai espulso dal progetto. La scorsa stagione, a febbraio, toccò al collega rischiare l’esonero. Gerry Cardinale e Zlatan Ibrahimovic hanno deciso. I candidati al trono pullulano: lo spagnolo Julen Lopetegui (ex Siviglia e Wolverhampton, favorito: avesse detto), il portoghese Paulo Fonseca (ex Roma), il francese Christophe Galtier (ex Paris Saint-Qatar) e l’argentino Marcelo Gallardo, icona del River Plate che fu.

Milan per l'orgoglio

Il Diavolo continua a fare acqua: tre gol dal Sassuolo, due dalla Magica in dieci. Per segnare, segna: ma ciao equilibri. Ed è proprio qui il busillis, il confine che ne ha spaccato la gestione, le ambizioni. Le montagne russe di Rafael Leao e Theo Hernandez costituiscono gli esempi più trancianti. Altro che Pioli. A proposito: Leao "nove", Olivier Giroud in panca. Auguri.
La curva Sud frigge: mai e poi mai la festa dei cugini sotto i suoi drappi. Sarebbe un’onta. Deve vincere, Hakan Calhanoglu, il turco che sbatté la porta a parametro zero. Il pareggio non basta: o meglio, basta al Milan per rimandare l’apoteosi. L’Inter non ha fretta. Mancano sei turni, i punti di margine sono 14: nemmeno un k.o. saboterebbe il protocollo. Figuriamoci. Però lo sfizio è palpitante, sfugge alla logica e alla parsimonia dell’aritmetica, eccita l’hybris della tribù. Il 2-2 interno con il Cagliari ha permesso di scoprire che, sfumata la caccia al record di punti (102, la Juventus di Antonio Conte etichetta 2013-2014), persino l’attesa ha un suo fascino.
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Hakan Calhanoglu con la maglia del Milan - Stagione 2020-21

Credit Foto Getty Images

Le scottature in Coppa Italia (fuori con il Bologna già agli ottavi) e in Champions (sempre agli ottavi, con l’Atletico del Cholo Simeone) rappresentano macchie sullo smoking, compensate - alla grandissima - dallo scalpo di Supercoppa, a Riad, e da una cavalcata simil Napoli che ha incollato i tabellini alle vetrine, il corto muso (se e quando serviva) alla lunghezza e alla bellezza della manovra, quel 3-5-2 che spesso coinvolge non meno di cinque-sei incursori.
E’ un derby strano, sissignori: per la cronaca, l’Inter non celebra il titolo a Milano dal 28 maggio 1989. Fu lo squadrone del Trap: 2-1, firmato Lothar Matthaeus, al Napoli di Diego Armando Maradona. Storia vecchia, i dettagli non smuovono le emozioni. L’Inter campione nel 2021, il Milan nel 2022. Un’esperienza che si chiude, Pioli; un ciclo, tracciato da Beppe Marotta, che si addentra nel futuro. Americani di qua, cinesi (con piano Marshall americano) di là. Il derby è sempre il derby, ma l’edizione dei «barbieri» lo è di più. Molto di più. Come infliggere un Te Deum a una fiumana di atei. Il massimo, starà sghignazzando da lassù Peppino Prisco.
ROBERTO BECCANTINI
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Per commentare o fare domande potete inviare una mail a roberto.beccantini@fastwebnet.it o visitare il blog di Roberto Beccantini http://www.beckisback.it.
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