Recuperato Dusan Vlahovic, riperso Federico Chiesa: Max Allegri non può essere il futuro della Juventus
Pubblicato 26/02/2024 alle 15:07 GMT+1
SERIE A - Dal Circo Max-imo al Circo Minimo il calcio resta tromba o tomba a seconda delle pance. È bastato il Frosinone di Eusebio Di Francesco per ribadire quanto la Signora, risultatista nell’anima, continui a sbattersi su livelli oggettivamente avari. Ritrovato il centravanti serbo, ha perso di nuovo Federico Chiesa.
Sotto il vestito, poco. Pochissimo. I due gol di Dusan Vlahovic, già a quota 15; gli assist di Weston McKennie; la rasoiata di Daniele Rugani in mischia, al 95', capace di esaltare il tifoso di Nichelino (ma non di Pechino, temo): la Juventus - anche «questa» - non muore mai, nel ricordo delle volate, sempre agli sgoccioli degli sgoccioli, con l'Hellas, a Monza e a Salerno.
Dal Circo Max-imo al Circo Minimo il calcio resta tromba o tomba a seconda delle pance. È bastato il Frosinone di Eusebio Di Francesco per ribadire quanto la Signora, risultatista nell'anima, continui a sbattersi su livelli oggettivamente avari. Ritrovato il centravanti serbo, ha perso di nuovo Federico Chiesa. Punta larga nel 3-5-2 d'ordinanza. Un dribbling, forse. E un tiro. Stop. Sostituito. Eppure il 16 settembre 2023, la Juventus liquidava la Lazio di Maurizio Sarri con una doppietta di Vlahovic e un acuto di Fede. Che fosse sbocciata una coppia? Sono sincero: Chiesa «libero d’attacco» non mi dispiaceva.
Più Massimiliano Allegri butta via giacche e cappotti, più la Vecchia brancola nel solito brodo. La striscia di 16 partite utili (13 vittorie, 3 pareggi) dalla sconfitta per 4-2 del Mapei, con il Sassuolo, al 3-0 di Lecce, è stata ingoiata dallo scorcio che, inaugurato dal rosso di Arkadiusz Milik, ha prodotto 2 pareggi e 2 sconfitte. Nel dettaglio: 1-1 con l’Empoli, 0-1 a San Siro con l’Inter e in casa con l’Udinese, 2-2 al Bentegodi. Nell'ultimo campionato, prima che l’altalena delle penalizzazioni ne smorzasse la tenuta e il morale, si era assistito a qualcosa di simile: otto successi di fila, fra i quali un probante 2-0 all'Inter e un rotondo 3-0 alla Lazio, e poi, improvvisa, la batosta di Napoli: 1-5 la sera del 13 gennaio 2023. E domenica 3 marzo, andrà in onda, al Maradona, proprio Napoli-Juventus.
Ciò che ha colpito persino con il Frosinone è stato il ritmo: lento, statico, annaffiato da un idrante di retro-passaggi. Non esattamente cadenze da squadra che non ha l'Europa fra i piedi. Per lunghi tratti, sono stati i ciociari - con Marco Brescianini in modalità De Bruyne; lui, più di Matias Soulé - a tenere la trama in pugno. Fantasia, per carità. Pressing, zero. E occasioni, reti a parte, zero virgola. A suo tempo avrei confermato Sarri: figuriamoci, dunque, se penso che l’allenatore giusto possa essere, ancora, Allegri. Che, fra parentesi, si era invaghito di Romelu Lukaku. Il contratto gli scade nel 2025 e la società, a cominciare dai padroni, ha tali e tanti problemi che il nodo del tecnico non occupa certo la cima della lista. Non si tratta di isteria popolare; si tratta di pesarne il triennio sulla bilancia di una manovra che, al netto di un organico probabilmente sovrastimato, spinge alla malinconia, all’inedia, al cilicio.
L’obiettivo fin troppo strombazzato rimane la zona Champions e, quindi, il quarto posto. E dal momento che oggi la Juventus è seconda, il bersaglio sembrerebbe largamente alla portata. Uso il condizionale non per darmi un tono, ma perché conosco i miei polli. Il guizzo di Rugani è un cerotto su un taglio profondo. La crisi di gioco. Di equilibrio: più gol fatti (5 in due gare), più gol presi (4). Se gli eventi impongono di essere domatori e non belve in agguato, sono dolori. Contro tutte, non solo contro le grandi. E il calendario s’impenna: finita la «ricreazione» con i rivali di medio-basso livello, iniziano le salite. Gli infortuni di Adrien Rabiot e McKennie tengono in allarme la rosa. E A Kenan Yildiz - 18 anni, mai dimenticarlo - non si può chiedere la luna.
Brutto segno, quando le analisi rimasticano gli stessi concetti. Il 4-3-3 restituirebbe Chiesa a un ruolo più consono - e, in particolare, cancellerebbe gli alibi - ma Allegri non lo ha nelle corde. Il destro di Tommaso Baldanzi ha spento la luce. Vlahovic è la torcia che aiuta a orientarsi nel buio. Ne servono altre. L’ideale sarebbe un elettricista. E qui, con Allegri, siamo da capo.
Per commentare o fare domande potete inviare una mail a roberto.beccantini@fastwebnet.it o visitare il blog di Roberto Beccantini http://www.beckisback.it.
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