Juventus-Inter, non è mai troppo presto per pesare Igor Tudor e Cristian Chivu
Pubblicato 12/09/2025 alle 19:48 GMT+2
CALCIO, SERIE A - Il derby d'Italia non sarà mai una partita qualsiasi, poiché carico di troppi significati. Era dal settembre 2013 che Juventus e Inter non si affrontavano alla terza giornata di campionato. 12 anni dopo, sulle panchine dei due club ecco tecnici esordienti che puntano a diventare stregoni: Igor Tudor e Cristian Chivu. Centrocampo, fasce e portieri: ogni ruolo sarà cruciale.
Juventus-Inter, statistiche e curiosità del big-match della 3a giornata
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Juventus e Inter. Rieccole di nuovo. Il derby d’Italia non capitava alla terza dal 14 settembre 2013. Sempre di sabato, sempre alle 18. Si giocò a San Siro, terminò 1-1. Al destro di Mauro Icardi replicò il sinistro di Arturo Vidal. Allenatori, Walter Mazzarri e Antonio Conte. Questa volta, tutti allo Stadium. È l’ordalia che celebra la liberazione dal mercato. Ogni anno, la solita solfa: chiudiamolo prima, ‘sto benedetto-maledetto suk. Salvo poi accettarne le perfide cadenze, perché sì: conviene a todos.
Dai libri di Gianni Brera affiora il concetto che «l'Inter è squadra femmina, quindi passionale, volubile, e pertanto agli antipodi del pragmatismo che caratterizza la Juventus». La scorsa stagione, le pilotavano Simone Inzaghi e Thiago Motta. Dalla riffa del Meazza uscì un folle 4-4 che spaccò idee e ideologie: i cantori del calcio di strada contro i fustigatori dei «facili» costumi. Al ritorno, vinse Madama: 1-0, gol di Little Conceiçao.
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Ci sono state le Nazionali. Ci sarà la Champions. Si presenta, la Juventus, a punteggio pieno. L’Inter, dopo aver annientato il Toro (5-0) e perso in casa con l’Udinese (da 1-0 a 1-2). Entrambe si sono sobbarcate i «dazi» del Mondiale per club, negli Stati Uniti, balzello che, vista l’obesità del calendario, potrebbero pagare a primavera. Proprio nel momento in cui «Ringhio» Gattuso ha spalancato l’azzurro al doppio centravanti, gli arsenali di Igor Tudor e Cristian Chivu traboccano di armi: Dusan Vlahovic, Kenan Yildiz, Jonathan David, Loïs Openda; Lautaro Martinez, Marcus Thuram, Ange-Yoan Bonny, Pio Esposito. Fuoco alle polveri, senza trascurare l’effetto Maginot. Se a Milano hanno arruolato Manuel Akanji per incerottare il reparto, a Torino sventolano il lucchetto di Bremer: il piantone che, prima del k.o. di Lipsia, aveva blindato l’area. Parma e Genoa non costituiscono collaudi probanti, ma giustificano coriandoli di fiducia.
Tudor e Chivu. Aspiranti stregoni e, per paradosso, «esordienti» (da tecnici, naturalmente). In carriera, il croato è stato uno stopper-mediano di repertorio pregiato e muscoli delicati, che faceva dell’ardore, quando non del furore, la benzina dei sogni. Il romeno, in compenso, era un difensore eclettico che abbinava un certo stile a una certa «garra», sintesi egregia degli studi all’Ajax e dei «master» a Roma e Milano.
L’arbitro con telecamera (Andrea Colombo) renderà storica la partitissima al netto degli episodi. È un debutto che spande curiosità. Non tocca il quadro (il regolamento, la discrezionalità), ma investe la cornice, dettaglio che, come i manifesti, spesso confonde i passanti.
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Come cambia l'Inter con l'arrivo di Akanji
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All’Inter segnò il suo ultimo gol Cristiano Ronaldo. Alla Juventus firmò il suo primo Sandro Mazzola. Sullo sfondo del Vlahovic non partito e dell’Ademola Lookman non arrivato, il traffico fra Appiano e la Continassa resta caotico e filosofico. Amministratore delegato chez Agnelli, Beppe Marotta è diventato presidente chez Oaktree. A livello sentimentale, da Calciopoli in giù e in su, non c’è che l’imbarazzo della scelta. «Comici spaventati guerrieri», avrebbe scritto Stefano Benni, il cui Bar Sport ha innalzato il tifo, il cappuccino e le paste al rango di periscopio antropologico.
Il centrocampo, le fasce, i portieri: non esiste settore che non potrebbe rivelarsi cruciale. Le sgommate di Denzel Dumfries, i dribbling di Yildiz, gli artigli del «Toro», l’attesa infinita di Teun Koopmeiners. Pressing e contropiedi scorteranno i gladiatori, in bilico tra il lavoro di gruppo, nel solco dell’Italvolley femminile di Julio Velasco, e i numeri dei singoli, alla Luka Doncic. A fine estate si deve ancora parlare di esame. C’è però esame ed esame: ci siamo capiti.
Per commentare o fare domande potete inviare una mail a roberto.beccantini@fastwebnet.it o visitare il blog di Roberto Beccantini http://www.beckisback.it.
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