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Catania, Lega Pro e inibizione: queste richieste non fanno giustizia

Davide Bighiani

Aggiornato 13/08/2015 alle 09:42 GMT+2

Il caso della società etnea ha suscitato un polverone: niente mano pesante, ma retrocessione di una categoria (a -5) e l'inibizione per 5 anni a Pulvirenti

Antonino Pulvirenti, calcio Catania 2015

Credit Foto LaPresse

Niente radiazione e niente Serie D. Antonino Pulvirenti e il Catania se la caveranno con il minimo della pena, nel caso le richieste di Stefano Palazzi al Tribunale nazionale federale venissero confermate: retrocessione in Lega Pro per la squadra etnea e inibizione per 5 anni per il presidente. Altro che mano pesante...
"La collaborazione è sempre rarissima e merita una valutazione premiale, l’omertà è spezzata con questi elementi collaborativi": tradotto, si possono comprare 5 partite ma se si collabora, allora tutto passa quasi inosservato? Ricordiamo che il Catania, senza quelle partite "sistemate" in Lega Pro ci sarebbe finito lo stesso. E allora perché non provarci: se non si viene pizzicati, è Serie B, in caso contrario si scende, ma solo di una categoria, magari con qualche punto in meno (5). No, così non va.

Cosa resta ai tifosi

"Nessuno sconto e una pena radicale": il presidente della Lega di Serie B Andrea Abodi sperava che per una volta la pietà fosse accantonata, ma così non è stato. Alla base delle decisioni del procuratore Figc c'è sicuramente la volontà di non infierire su una piazza importante, non eccedendo nella punizione nei confronti dei tifosi. Ma se chiedete ai fan etnei difficilmente ne troverete qualcuno favorevole a questo tipo di chiusura della vicenda. Che lascia molto amaro in bocca e la sensazione che poco di quello che accade sul campo abbia davvero un senso. Dopotutto se c'è stato qualcuno che comprava partite, dall'altra parte ci dev'essere stato anche qualcuno disposto a venderle, no?
I Treni del Gol l'ultima inchiesta che ha scosso il calcio italiano, LaPresse

Pulvirenti, collaborare paga

“Ho collaborato sin dall’inizio. Ho fatto i nomi di altri giocatori e situazioni che sono coperte da segreto, il procuratore deve fare ulteriori indagini. In ogni caso ho chiuso con il calcio”. Le parole di Pulvirenti (al quale è stato dato anche il Daspo, come forma di protezione) alla fine della giornata processuale sembrano quelle di un addio al calcio, ma non certo forzato dalla Giustizia sportiva, che invece di punire il malfattore, lo loda perché ha confessato. "Colpa" dell'articolo 24, comma 2 del nuovo codice di giustizia sportiva, che premia i collaboratori di giustizia. Lungi da noi dire che collaborare è sbagliato, ma in tutto dev'esserci una giusta misura: altrimenti da oggi in avanti, sarà il caos.

La chiusura

Ora la palla passa ai giudici sportivi di primo grado, poi si passerà al secondo grado: a stretto giro di posta ci sarà la sentenza definitiva. Qualunque sia, certamente sarà oggetto di altre contestazioni.
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