Miglior attacco, miglior difesa, qualche scommessa e continuità: i segreti del Frosinone ritornato in A

Con la vittoria per 3-1 sulla Reggina di Filippo Inzaghi e il contemporaneo - inaspettato pari interno del Bari contro il Cittadella, il Frosinone torna matematicamente nell'olimpo del calcio italiano dopo quattro stagioni di purgatorio in cadetteria e a tre giornate dal termine di questa regular season. Festa grande, festa doppia in Ciociaria in questo 1° Maggio grazie alle gesta della formazione di un altro ex campione del mondo 2006 come Fabio Grosso, alla sua prima, vera impresa sportiva da allenatore dopo le certo non esaltanti esperienze alla guida di Bari, Verona, Brescia e Sion, in Svizzera.

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Un successo figlio, finalmente, della continuità. Concetto diventato ormai chimera nei massimi campionati, figuriamoci nelle leghe inferiori. La società di Maurizio Stirpe - ancora scossa dalla scomparsa improvvisa, una settimana fa, di Curzio Stirpe, fratello del presidente - è stata brava e, allo stesso tempo, lungimirante a lasciare al proprio posto l'ex terzino dopo la stagione dello scorso anno conclusa un gradino sotto ai playoff allargati, in quel nono posto che ha risuonato tanto come beffa.

Una società che, tuttavia, ha costruito il suo successo nella maniera più corretta. Nel tempo e a caccia di giovani di qualità. Dopo il lancio di Alessio Zerbin (giunto dalla Pro Vercelli dal Napoli, in cui è tornato a inizio stagione trovando pure una maglia nella nazionale di Roberto Mancini), uno che a Frosinone è rimasto e con grande successo, è Daniel Boloca centrocampista classe 1998 italo-rumeno nato a Chieri (che ha tuttavia scelto di rappresentare la nazionale dei genitori), giunto a novembre 2020 dalla Serie D, precisamente dal Fossano, plasmato da Fabrizio Viassi, grande allenatore di quarta serie abituato a lavorare coi giovani.

Una stagione, ad ogni buon conto, caratterizzata dai gol di Samuele Mulattieri (12), infortunato nelle ultime tre partite (ben sostituito, all'occorrenza, dal giovane Gennaro Borrelli), Roberto Insigne (8 centri per il fratello di Lorenzo e specialista dei calci piazzati), Giuseppe Caso (8), Luca Moro (interessantissimo prospetto ex Catania, classe 2001, a quota 6).

Migliore attacco con 54 reti realizzate ma, anche, miglior difesa (comandato dall'immarcescibile Fabio Lucioni e dall'ex portiere del Sassuolo Stefano Turati, protagonista di 20 clean sheet), sin qui, con appena 21 reti subite in 35 giornate. Un record, quest'ultimo, condiviso con il Genoa, altra squadra che si appresta a tornare nella massima serie direttamente senza le forche caudine dei playoff. Il Frosinone di Grosso è stato il simbolo della costanza con un primo posto conquistato in autunno e praticamente mai abbandonato. Un successo strameritato, nella cornice di uno stadio il "Benito Stirpe" totalmente rinnovato da qualche anno e uno dei pochi esempi di "gioiello" dell'impiantisca italiana collegata al calcio, che ha tanto bisogno di questi esempi.