Dopo la Francia, la Germania: «questo» Tonali non merita un’Italia così fragile di testa
Pubblicato 21/03/2025 alle 11:43 GMT+1
NATIONS LEAGUE - L'Italia incassa il secondo ko di fila in casa. Sconfitti per episodi: traversoni e stacchi aerei continuano a crivellarci. Le staffette di Spalletti non sabotano la trama però sono tutti gregari tranne Tonali e, per metà match, Barella. Rivincita molto complicata, ma chi poteva immaginare, nel 2006, che proprio l’arena di Dortmund avrebbe celebrato l’urlo di Fabio Grosso?
Spalletti: "Il divario non c'è, andiamo a Dortmund per giocarcela"
Video credit: Eurosport
Dopo la Francia, la Germania. Occhio: è la seconda sconfitta consecutiva in casa, ancora a San Siro. Non appena l’avversario sale di livello, sono dolori; e se non proprio dolori, almeno moccoli. Contro i vice campioni del Mondo di Didier Deschamps perdemmo 3-1: era il 17 novembre. Ci pugnalarono, fatali, con la lama delle palle inattive (si dice così, in «covercianese»). Idem, giovedì, gli opliti di Antonio Rüdiger.
Teste dure, i tedeschi. Anche adesso che non sono più i panzer di una volta, hanno ante meno rambiche e prediligono un torello fitto come le nebbie padane. Era l’andata dei quarti di Nations League: Italia-Germania 1-2. A proposito: il 17 giugno saranno 55 anni dal Quattroatre dell’Azteca. La zampata di Karl-Heinz Schnellinger stappò i supplementari più iconici del nostro calcio; e della storia, probabilmente. C’è qualche pazzo che intende abolirli: sia deportato in Siberia. Il piatto destro di Gianni Rivera, che pensava di aver segnato di sinistro, ci fece Nazione. Bei tempi: anche se Gigi Riva non tornerà. Purtroppo.
Partita strana, al Meazza, e non certo memorabile. A loro la palla, a noi i tiri. Nel senso che il migliore non è stato Jamal Musiala, è stato il portiere: Oliver Baumann. Bravo su Sandro Tonali, su Moise Kean, su un quasi-suicidio dei suoi, su Daniel Maldini; bravissimo su Giacomo Raspadori. Per noi, Tonali, l’hombre di Newcastle. Il gol-lampo - bello: cambio campo di Alessandro Bastoni, da Nicolò Barella a Matteo Politano, cross teso, tallone randagio di Jonathan Tah, destro ficcante; gli assist a Raspadori e (di tacco) a Kean; qualità e quantità.
Molte le assenze: di qua Federico Dimarco, Andrea Cambiaso, Mattia Zaccagni, Mateo Retegui; di là Marc-André ter Stegen, Aleksandar Pavlovic, Florian Wirtz, Kai Havertz. E, agli sgoccioli, il ginocchio di Riccardo Calafiori: allarme rosso.
Perché, dunque, abbiamo perso? Perché le lavagne - neppure quelle di Luciano Spalletti - possono governare gli episodi. Julian Nagelsmann, uno dei giovani stregoni che adescano le edicole e dividono i loggioni, non aveva centravanti, a meno che tale non si volesse definire Jonathan Burkardt. Cruciale l’ingresso di Tim Kleindienst, traliccio di 1,94 che faceva tanto Far West. Gioca nel Borussia Moenchengladbach, sua la capocciata del pari, su esterno destro da orgasmo di Musiala e cross placido di Joshua Kimmich, terzino destro d’emergenza, fra statuine immobili perché sorprese o sorprese e, quindi, immobili. E di Leon Goretzka, recuperato alla causa, su angolo di Kimmich (e dai), la zuccata del sorpasso in un ingorgo ferragostano. Traversoni e stacchi aerei continuano a crivellarci. Bisogna battezzare gabbie più efficaci e distribuire meglio i compiti.
Non si può dire che le staffette del ct abbiano sabotato la trama (se mai, i cerotti dei «crucchi»); ma Politano lo avrei lasciato dentro. Né ai nostri è mancata la cazzimma, dalle sportellate di Kean in giù. Tutti gregari, però, a eccezione di Tonali e, per metà match, di Barella. Le montagne russe della sfida hanno onorato e accentuato l’ambiguità della classifica Fifa (Italia nona, Germania decima) e la sofferenza di un centrocampo nella pancia del quale Nicolò Rovella quasi mai si è rivelato l’inflessibile doganiere della Lazio.
Sino al 76’, vale la pena ripeterlo, il cuore del ring lo hanno occupato e controllato i tedeschi, ricetta che avrà di sicuro titillato il palato dei «fusignanisti». In chiave azzurra, detto dei difetti della fase difensiva, il cannoniere rimane Davide Frattesi, con 7 gol. Frattesi, lui: scomparso dai radar di Simone Inzaghi e, di conseguenza, retrocesso a panchinaro in Nazionale.
Domenica sera, la rivincita: sarà molto complicata, ma chi poteva immaginare, nel 2006, che proprio l’arena di Dortmund avrebbe celebrato l’urlo di Fabio Grosso?
===
Per commentare o fare domande potete inviare una mail a roberto.beccantini@fastwebnet.it o visitare il blog di Roberto Beccantini http://www.beckisback.it.
===
/origin-imgresizer.eurosport.com/2025/03/19/image-9825d9e2-b5a6-4bbc-b954-f074c7e22b07-85-2560-1440.png)
Nagelsmann loda Spalletti: "Tecnico brillante"
Video credit: Eurosport
Contenuti correlati
Pubblicità
Pubblicità