Vincenzo Nibali è il vincitore del 99° Giro d'Italia: Torino apre la festa nazionale

TORINO - É un'intensa e bellissima domenica di espressione popolare. L'Italia celebra il suo campione ed è una festa mobile che si bagna di rosa sulle strade del Piemonte. Dalla piovosa Cuneo e la sua vista napoleonica per la parata di Roi Nibalì, a Torino prima capitale e un reame che attende la sua incoronazione. Nessun altro sport come il ciclismo permette al suo pubblico una vicinanza così fisica e identitaria con gli atleti. Perché non c’è un biglietto da pagare e non è a beneficio di pochi; perché il passaggio del gruppo è un primitivo momento di simbiosi umanitaria. Perché il ciclismo è un patrimonio di tutti, lo sport dei nostri padri e di quei pionieri che scoprirono l'eroismo sfidando le leggi della fisica. Prendiamocene cura.

Vincenzo Nibali ha costruito la sua impresa in due giorni, nell'incantevole cornice della catena alpina: con la breccia di Risoul e un ricamo a Vinadio per entrare nel santuario del ciclismo. Giacomo Nizzolo aveva invece (finalmente) sfatato il tabù dell'eterno secondo sul traguardo di Torino: lo sprinter milanese della Trek, per la seconda volta in maglia rossa sull'ultimo palco del Giro, vince in volata dopo 9 secondi posti, davanti ad Arndt e Matteo Trentin. É una vera liberazione per il velocista che ha sofferto sulle Alpi per arrivare a Torino, diversamente dai vari Kittel, Greipel, Demare, Ewan e tutte le altre ruote ammutinate ai piedi del mostro dolomitico. Nizzolo però, scattato negli ultimi cento metri, ha deviato la sua traiettoria chiudendo Modolo a limite di transenna: squalificato da regolamento e scarlatto tenebra fra i baci delle miss.

Il Giro è di Vincenzo Nibali, benedette siano le Alpi che ci hanno reso il nostro campione e sconfitto la sua crisi di normalità. La 21a tappa è del tedesco Nikias Arndt della Giant-Alpecin, che sale felice sul palco di Torino al posto di Nizzolo. L'ultimo nostro pensiero va al Campione del mondo su pista Filippo Ganna che è torinese, ma non era con noi sotto lo scranno del re d'Italia perché impegnato a vincere (primo corridore nostrano) la Parigi-Roubaix Under-23. Il futuro è roseo, figuriamoci il presente.