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Giro d'Italia 1983 - Il gregario diventa campione: la vittoria di Riccardo Magrini di 40 anni fa a Montefiascone

Luca Stamerra

Aggiornato 21/05/2023 alle 09:59 GMT+2

GIRO D'ITALIA - 21 maggio 1983. Prima, e unica, vittoria di Riccardo Magrini al Giro d'Italia. Una vittoria spettacolare perché arrivata con tanta fatica e con tanta dedizione. Il gregario di Lucien Van Impe ha carta bianca e sfrutta al massimo questa occasione, battendo gente di spessore come Lejarreta e Moreno Argentin sul traguardo di Montefiascone. Riviviamo quella giornata.

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Nel 1999 Ligabue cantava "Una vita da mediano”, un elogio al ruolo del faticatore del centrocampo nel mondo del calcio. Per il ciclismo ci sono state tante canzoni, dalla poesia per la montagna al rapporto uomo-bicicletta. Di canzoni sul gregario ce ne sono, ma non sono così emblematiche come quel "vita da mediano”. La figura del gregario, però, è essenziale per un capitano. Nella storia ci sono stati tanti capitani che hanno vinto grazie ai loro gregari, grazie alle loro fatiche, e ancora oggi sono essenziali le 'spalle' per certi personaggi che fanno incetta di Grandi Giri. Negli anni '80 arriva in Italia un certo Lucien Van Impe, vincitore del Tour '76, che si accasa alla neonata Metauro Mobili-Pinarello. Il suo gregario di fiducia è Riccardo Magrini che passa intere settimane davanti al belga: gli passa la borraccia, lo copre dal vento, dal freddo, gli guarda le spalle. È il suo angelo custode. Ma a volte, per fortuna diciamo, i gregari vengono liberati. In certe tappe il capitano può fare da solo e i gregari vanno alla caccia di un successo personale.
Ce l'ha fatta Magrini, ce l'ha fatta. Magrini ha vinto la tappa a Montefiascone. [Adriano De Zan]
Si parte da Terracina e si arriva a Montefiascone: è il 21 maggio 1983, e lì non si decide il Giro. È la classica tappa per i fuggitivi e Riccardo Magrini arrivava già da qualche piazzamento interessante nelle ultime tappe. La Metauro Mobili vuole a tutti i costi un successo. Van Impe segue Saronni, non ha bisogno di compagni di squadra e quindi Groppo, Algeri e Magrini possono attaccare. E Magrini attaccò.
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Calendario e classifiche

L'azione decisiva

Con il semaforo verde, Magrini aveva la chance di inventare. Un primo attacco lo piazzò al termine del Poggio Nibbio, sparato giù per la discesa di Viterbo. Con lui anche Alfons De Wolf e Simone Fraccaro. Tutti e tre vogliono vincere, ma dal gruppo rientrano. La corsa è pazza, non tutti infatti riescono a rientrare, con Baronchelli che rimane attardato con i suoi compagni di squadra. La gamba è buona e Magrini ci riprova. Siamo a 6 km dall'arrivo, proprio all'inizio della salita di Montefiascone.
Si ricordo proprio il cartello dei 6 km perché iniziava l'ultima salita. Io passai a destra, superando gli uomini di Saronni. Loro erano sulla sinistra perché c'era vento trasversale da sinistra verso destra, e io li superai e feci partire la mia sparata. [Riccardo Magrini]
Pronti, partenza, via. Magrini scatta a 6 dall'arrivo, Saronni lascia fare, De Wolf e Fraccaro no, perché quella tappa se l'erano segnata. Ma i due rimbalzano e Magrini continua a volare. Da dietro ci sono altri attacchi, ci prova anche Moreno Argentin ma anche lui non riuscì ad avvicinarsi in maniera significativa a Magrini. L'ultimo tentativo fu quello di Lejarreta...
Avevo sempre i miei informatori e dalla moto di Radio Corsa mi dicevano che avevo sempre una distanza, diciamo di sicurezza, di 30-40 secondi. Tre km, 2 km, senti la stanchezza, ma pensi di farcela. Poi mi è stato detto che stava arrivando Lejarreta...
Da dietro arriva infatti il corridore spagnolo, ma il traguardo è dietro l'angolo e il corridore dell'Alfa Lum si dovette accontentare del 2° posto per 3 secondi. Poi Moreno Argentin terzo, mentre al 4° posto si piazzò Vittorio Algeri, compagno di squadra di Magrini.
Quel giorno feci davvero un numero, perché resistere così non era facile. Sentire che stava arrivando Lejarreta fu un brutto colpo, ma quando ho cominciato a vedere le palline metriche dai 100 metri ho capito di potercela fare. Io ce le avevo queste sparate. Era un arrivo adatto ad Argentin? Ma anche alle mie caratteristiche, a volte mi riusciva, a volte no. Quella volta si. Fu proprio un numero, come fu un numero di tutta la squadra. Basti pensare che il mio compagno Vittorio Algeri fece 4°. E tanti volevano vincere quella tappa

L'ordine d'arrivo

CorridoreTempo
1. Riccardo MAGRINI5h50'57''
2. Marino LEJARRETA+3''
3. Moreno ARGENTIN+9''
4. Vittorio ALGERI+9''
5. Roberto VISENTINI+11''
E arrivò così il commento di Adriano De Zan, commentatore per Rai Sport, che salutò con felicità il successo di Magrini. La vittoria di un gregario che si era dimostrato grande nel giorno in cui gli era stata lasciata carta bianca. E De Zan esultò come se Magrini avesse vinto il Mondiale...
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L'epilogo del Giro

Il risultato di quel Giro d'Italia si può analizzare sotto due punti di vista. Il primo è quello prettamente statistico, il piazzamento in classifica generale. Se dovessimo guardare solo a quello, il risultato non fu positivo perché Lucien Van Impe - vincitore del Tour del 1976 - si piazzerà solo 9° in classifica a più di 10 minuti di distanza dalla maglia rosa Beppe Saronni. Un po' povero come risultato per uno che, comunque, era arrivato ai piedi del podio l'anno prima. Detto questo, però, il belga conquistò la maglia di miglior scalatore per il secondo anno consecutivo al Giro, non un risultato da buttare. Non solo, furono ben due i successi di tappa della Metauro Mobili-Pinarello in quella edizione: i primi nella storia della squadra diretta da Mauro Battaglini e Roberto Poggiali. Riccardo Magrini fu proprio il corridore che cancellò il numero 0 dalla casella delle vittorie, stappando lo champagne a Montefiascone. Dopo di lui toccò a van Impe nella tappa di Pietrasanta. La Metauro Mobili-Pinarello era diventata finalmente 'grande'.
Sai, abbiamo fatto 9° in classifica generale perché si era perso tempo a Val Gardena. Però c'è da dire che non avevamo mai vinto una tappa e proprio in quel Giro ci siamo finalmente sbloccati. Io vinsi a Montefiascone, due giorni dopo vinse Lucien che, più o meno, in tutti i Giri che faceva, una tappa se la portava a casa. Ha vinto ancora la classifica scalatori, per il 2° anno di fila. Tanta roba. Possiamo dire che quello fu un bel Giro d'Italia per noi. [Riccardo Magrini]

La classifica finale

CorridoreTempo
1. Giuseppe SARONNI100h45'30''
2. Roberto VISENTINI+1'07''
3. Alberto FERNÁNDEZ+3'40''
9. Lucien VAN IMPE+10'54''

Poi Magrini vinse anche al Tour

E dopo il Giro venne il Tour de France. Seconda partecipazione per “il Magro” alla Grande Boucle, dopo aver concluso il Giro d'Italia qualche settimana prima. Non era scontato dopo le fatiche fatte da gregario per le strade italiane. A volerlo è proprio Van Impe che vuole rifarsi al Tour dopo il 9° posto nella generale del Giro. E per riscattarsi vuole ancora Riccardo Magrini con sé. Sono tante le qualità che ha trovato nel corridore italiano, dal punto di vista tecnico a quello, semplice ma importantissimo, umano. Sì perché Riccardo Magrini è anche il corridore che tiene a bada il gruppo, che con qualche battuta fa strappare un sorriso a tutti, anche agli avversari, anche nei giorni di pioggia. Dal punto di vista tecnico Magrini è sempre stato ineccepibile nell'accompagnare Van Impe, oltre ad avere le 'stesse misure', ed essere così decisivo in caso di cambio bici forzato senza l'ausilio dell'ammiraglia. Insomma, Van Impe non poteva fare a meno di lui, anche se Magrini mi ricorda: “Luca, all'epoca non si era in tanti in una squadra. Quanti c'erano? 14, massimo 16 corridori per squadra. Ci dovevo andare io con lui al Tour”.
Sarà, rispondo, ma per Van Impe, tra i 14 corridori in squadra, voleva a tutti i costi Magrini...
Beh quel Tour fu un altro successo per la Metauro Mobili-Pinarello. Questa volta non due, ma ben tre vittorie di tappa. Apre Frits Pirard a Créteil nella seconda frazione, poi Magrini vince ad Oléron la 7a (l'8 luglio) e infine è Lucien Van Impe a fare sua la crono di Avoriaz. E dire che l'inizio del Tour non fu favorevole al belga e recuperò quasi 12 minuti ai rivali nelle salite finali. La rimonta non si completerà, arriverà solo 4° a 4'16'' dalla maglia gialla Laurent Fignon, ma a soli 14 secondi dal 2° posto occupato da Arroyo.
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