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Tadej Pogacar superlativo, Mads Pedersen in clima Sanremo, Jonas Vingegaard insufficiente: le 5 verità

Carlo Filippo Vardelli

Aggiornato 23/08/2023 alle 00:10 GMT+2

PARIGI-NIZZA – Dal sempre più imprendibile Tadej Pogacar, in grado di conquistare la sua prima corsa del sole alla prima partecipazione assoluta con tre vittorie, al silenzioso ma letale Mads Pedersen, che oltre al successo di Fontainebleau ha messo a punto la gamba per la Milano-Sanremo. Ecco le 5 verità sull’81a edizione della Parigi-Nizza.

Il sorriso di Pogacar in mezzo a Gaudu e Vingegaard: rivivi il podio

Chi sta scrivendo queste righe è convinto che la stagione delle biciclette inizi ufficialmente in Belgio con la Omloop Het Nieuwsblad, quindi, seguendo questo ragionamento, la Parigi-Nizza - insieme alla compagna fraterna di nome Tirreno-Adriatico - è da sempre il primo vero showdown per tutti coloro che puntano a fare qualcosa di grande. Nonostante i primi mesi dell’anno siano ormai il terreno di caccia del Medio Oriente (che però, va detto, non è ancora stato in grado di fornire una corsa di qualità tra Saudi Tour e UAE Tour), è in Francia e in Italia che i demoni del circus iniziano a saggiare la propria condizione e quella degli avversari. Difficilmente si traggono delle verità assolute, ma alcuni dubbi possono essere dissipati. Ad esempio, in questi otto giorni iniziati nella ridente La Verriere e conclusi nella soleggiata Nizza, Tadej Pogacar è parso piuttosto in forma, David Gaudu sembra vicino alla definitiva consacrazione e Jonas Vingegaard ha deluso le aspettative. Tim Merlier e Olav Kooij, tra le ruote veloci, hanno disputato delle grandi volate, mentre la coppia Michael Matthews-Mads Pedersen, oltre agli sprint, ha raffinato la gamba per quel sogno chiamato Milano-Sanremo. Insomma, com’era prevedibile ci sono state tante cose positive e alcune negative: ecco le nostre 5 verità sull’81a edizione della corsa del sole.

Pogacar, ma cosa sei?

Nove vittorie in 13 giorni di corsa, la Parigi-Nizza alla prima partecipazione assoluta e una sensazione di superiorità forse mai vista. Tadej Pogacar non è solo il padrone di questo sport, è qualcosa di superiore. Il ciclista sloveno, per l’ennesima volta negli ultimi tre anni, ha distrutto la concorrenza in salita, distribuendo minuti a destra e a sinistra. Impressionante l’ultima tappa a Nizza, con la sparata decisiva a 18km dall’arrivo e la cavalcata solitaria fino alla Promenade des Anglais. Ad oggi, nell’uno contro uno, è pacifico sentenziare che non c’è alcun essere umano in grado di batterlo. Gli haters dicono che rischia di rendere noioso questo sport? Forse sì, ma come Marco Pantani anche lui sente il dovere vincere per la gente. Quando sei così importante - e bigger than sport - non hai solo dei benefit, ma anche delle responsabilità: il compito di Tadej è pedalare fortissimo per restituire alla gente un po’ dell’amore che riceve.
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Ancora Pogacar! Nessuno attacca e lo sloveno se ne va sul Col d'Èze

Pedersen studia la Sanremo

Un secondo, un primo e un terzo, poi il DNF della settima tappa e qualche giorno di riposo. Mads Pedersen chiude la Parigi-Nizza con il sorriso: in 6 giorni di corsa è riuscito a vincere per la seconda volta in stagione (e la 29a in carriera), a indossare la maglia gialla, a indossare la maglia verde della classifica a punti e perfezionare la sua gamba stellare. Ora, messo da parte questo impegno, il suo pensiero è già rivolto in direzione Via Roma. Per quanto la Milano-Sanremo non gli vada a genio ("la odio, è una corsa noiosa", ha detto a dicembre 2022), il nativo di Lejre è sicuramente uno dei grandi outsider. Dodici mesi fa l’ha corsa per la prima volta e ha chiuso sesto; quest’anno torna per fare qualcosa di ancora più grosso. Il Poggio non può fargli paura, in volata non parte mai battuto e il ruolo di party-crasher potrebbe fargli comodo. Fate attenzione a lui.
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La zampata di Mads Pedersen! Kooij battuto, rivivi la volata

La maturazione definitiva di Gaudu

Sono ormai anni che il nome di David Gaudu gira all’impazzata nella bocca di tutti. Il nativo di Landivisiau è nel World Tour dal 2017, esattamente un anno dopo la vittoria del Tour de l’Avenir, ma è solo quest’anno che sembra aver trovato la maturazione definitiva. Dopo la classifica dei GPM al Tour des Alpes Maritimes et du Var e il secondo posto alla Faun-Ardèche Classic (alle spalle del connazionale Julian Alaphilippe), il francesino ha corso una Paris-Nice commovente, resistendo praticamente da solo ai cazzotti di Tadej Pogacar. I soli 53” che li hanno divisi sul traguardo di Nizza ci possono dire tanto sull’annata che aspetta il classe 1996: in una squadra che sta vivendo un periodo di transizione tra vecchio e nuovo, con i giovani Gregoire e Martinez che rivendicano lo spazio una volta riservato a Pinot, il buon David può rappresentare il leader e l’esempio da seguire. Quel podio francese al Tour de France che manca dal 2017 non è così lontano.
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Il sorriso di Pogacar in mezzo a Gaudu e Vingegaard: rivivi il podio

"Devo ancora lavorare": Vingegaard ammette la sconfitta

Se Tadej Pogacar è il grande vincitore di quest’edizione, indubbiamente Jonas Vingegaard è l’illustre sconfitto. In nessuna occasione, nelle tappe a lui più congeniali, il danese è riuscito a tenere le ruote del rivale. "Tadej è andato più forte di me", ha ammesso il capitano della Jumbo-Visma, pienamente consapevole della sconfitta. 43” a La Loge des Gardes, 6” al Col de la Couillole e 33” sul Col d’Eze, per un totale di quasi due minuti. La campagna francese non è andata com’era lecito attendersi in casa Jumbo-Visma, però non tutto è perduto, come ha ribadito il campione in carica del Tour de France. "Alla Grand Boucle mancano ancora tanti mesi: lavorerò tanto e mi farà trovare pronto". La sfida è lanciata: noi non vediamo l’ora.
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Pogacar svernicia ancora Vingegaard: rivivi lo show in 3'

Prendersi lo spazio: Jorgenson e Vauquelin

Quando c’è Tadej Pogacar il rischio di rimanere abbagliati dal suo talento e dimenticare tutto il resto è veramente alto. Il campione sloveno è solito prendersi la copertina e le prime 20 pagine quando è in gara, lasciando agli avversari solo le briciole. Certe volte, però, ai giovani non basta e anche se non c’è spazio loro se lo vanno prendere. Un esempio? Matteo Jorgenson, di un anno più giovane rispetto a Pogi. L’americano ha chiuso all’ottavo posto in classifica generale, navigando quasi sempre con i primi. A discapito di una struttura da "spilungone", che lo ha penalizzato rispetto agli scattisti nei tratti più ripidi, il talento della Movistar ha risposto presente con una pedalata potente e molto costante. Stessa musica per Kevin Vauquelin, che rispetto a Jorgenson ha una fisicità meno estrema e una pedalata più aggressiva. Ottima la faccia tosta, il coraggio e la sfrontatezza del classe 2001, che ha chiuso al 18° posto e ha portato a casa anche una top5 a La Loge des Gardes.
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Pogacar firma una tripletta d'autore: rivivi la tappa in 200"

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