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Nibali, un anno dopo è tutto cambiato: une saison en enfer, e ora largo alla fantasia

Fabio Disingrini

Aggiornato 15/07/2015 alle 17:54 GMT+2

Ci sono due tappe nel destino di Vincenzo Nibali al Tour de France: la seconda e la decima. L'anno scorso vinse la "piccola Liegi" di Sheffield e si prese tutto, nel Bastille Day, scalando in solitaria La Planche des Belles Filles. Dodici mesi dopo, il nostro corridore ha subito un ventaglio in Olanda ed è andato in crisi, ieri, sulla prima salita HC di questa Grande Boucle. Come reagire?

Tour de France 2015, Tappa 10, Vincenzo Nibali si stacca sul primo Hors Catégorie di questa edizione della Grande Boucle

Credit Foto LaPresse

Tour de France 2014, seconda tappa: Vincenzo Nibali vince la "Piccola Liegi" di Sheffield svelando, dopo 9 Gran premi della montagna e 3400 metri di dislivello, il suo bellissimo progetto Jaune. 14 luglio, decima tappa: Nibali bissa in solitaria sulla salita della Planche des Belles Filles e si prende tutto: tappa e maglia gialla. Un anno dopo, nella seconda frazione di Zelanda, l'Astana si scompone e Nibali incassa un ventaglio, poi una foratura e cede subito un minuto e mezzo a Froome e Contador. De richesse a la misère, dalle stelle alle stalle, Vincenzo fatica sul Mur de Huy e cade a Le Havre, travolto da una carambola innescata da Tony Martin. A fine settimana, le prime ruote dei leader perse sul Mur de Bretagne; dopo il giorno di riposo, il crollo sul primo traguardo Hors Catégorie di questa Grande Boucle a Pierre Saint-Martin, prima pirenaica, prima grande salita.
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Vincenzo Nibali in maglia gialla al Tour de France 2014 (AFP)

Credit Foto Imago

Proprio quel 14 luglio in cui, un anno fa, Vincenzo Nibali fece la rivoluzione, quest'anno ha invece il sapore della ghigliottina: arance e sangue, un gancio durissimo che, nostro malgrado, va tradotto in numeri: ieri Nibal è arrivato al traguardo con quasi 4 minuti e mezzo di ritardo da Chris Froome e in classifica generale ha adesso un ritardo di 6'57 dalla maglia gialla, 4'55 da van Garderen, 3'48 da Quintana, 2'56 da Valverde, 2'53 da Contador, 2'22 da Gesink, 45" da Warren Barguil. Une saison en enfer in cui è difficile, al momento, ragionare perfino in termini di podio e in cui molti, nemmeno a metà corsa, credono che Nibali dovrebbe ritirarsi e puntare alla Vuelta... Come Froome e Contador che, ricordiamo agli incalliti detrattori di Vincenzo, l'anno scorso fecero il Tour de France arrendendosi il primo alle burrasche del Nord, e Alberto a una microfrattura tibiale, ma già staccato dal nostro sul mitico pavé di Arenberg.
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Astana team rider Vincenzo Nibali of Italy crosses the finish line of the 155.5 km fifth stage of the Tour de France (Reuters)

Credit Foto Reuters

Vincenzo Nibali ha scelto quest'anno la stessa preparazione al Tour di dodici mesi fa, testando il diverso pavé di questa edizione con la squadra, scalando le Ardenne da osservato speciale fra Amstel Gold Race, Freccia-Vallone e Liegi-Bastogne-Liegi e completando altri 14mila chilometri fra allenamento e gare: Giro di Romandia, Delfinato, un nuovo ritiro alle Canarie e uno pre-Tour a San Pellegrino. Infine il Tricolore vinto per il secondo anno consecutivo, ma stavolta decisamente non di buon auspicio. Cos'é cambiato? Una naturale flessione fisica del nostro corridore dopo aver vinto il Giro d'Italia (e sfiorato la Vuelta) nel 2013 e l'ultimo Tour? Qualche equilibrio interno alla squadra scalfito dai casi Iglinskiy e Boom, dai recenti contrasti con Vanotti o da un rapporto sempre incerto con Vinokourov? La condizione precaria in questa boucle di Michele Scarponi, suo grande luogotenente in salita?
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Vincenzo Nibali e Lars Boom durante la quarta tappa del Tour de France 2015 (AFP)

Credit Foto AFP

Certamente avrà inciso la crescita esponenziale dei suoi avversari - specie sul pavé, scortati dai loro gregari - dodici mesi dopo, ma senza mai credere che Nibali abbia vinto un Tour contro nessuno, dominandolo anzi fra cobbles, Vosgi, Alpi e Pirenei. Oggi però Chris Froome sembra davvero implacabile e vale per tutti, con un act of supremacy anglicana, anzi anglosassone, sigillata ieri sulla prima vera scalata di questa Grande Boucle. Attenzione però ai limiti di un corridore fortissimo in salita, ma "costruito in laboratorio" dalla scienza esatta del Team Sky, un grimpeur monocorde che in passato, senza l'estro degli spagnoli o il "Costume Rosa" degli italiani, ha mostrato evidenti limiti tecnici fra imboscate e rovesci temporali. Ricordate Wiggins "paralizzato" sulle strade appenniniche o Froome tremante fra i pavé dell'Enfer du Nord, freddo e bagnato?
Meglio allora, per Vincenzo Nibali, vivere alla giornata, contare i distacchi, segnare di rosso qualche tappa mossa (a partire da oggi con 6 Gran premi della montagna fra cui il mitico Tourmalet?) per un attacco da lontano, scegliere una discesa tecnica vicina al traguardo per la picchiata vincente. Contro un invasore britannico che, sbarcato in Normandia, oggi sembra inattaccabile, meglio volare con la fantasia e riavvolgere il tempo di un anno: ricordi gialli per adesso sotto un cielo azzurro tenebra.
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