Sport popolari
Tutti gli sport
Mostra tutto

Da 0 a 10, Thomas, Sagan, Alaphilippe e ci manca Nibali: il Pagellone del Tour de France

Fabio Disingrini

Pubblicato 30/07/2018 alle 15:06 GMT+2

Croce e delizia della Grande Boucle e che peccato non poter giudicare il Tour di Vincenzo Nibali! Voti assegnati e scritti a quattro mani con Alberto Coriele.

I grandi protagonisti del Tour de France 2018 alla volta di Parigi: Julian Alaphilippe, Geraint Thomas e Peter Sagan

Credit Foto Imago

Voto 10 e lode… A Geraint Thomas e Sky de France

Dalla presa della maglia gialla sulle Alpi al trionfo di Parigi: Geraint Thomas è la favola del gregario che diventa capitano e alza le braccia al cielo dell’Alpe d’Huez. La proprietà dominante del Team Sky in Francia cambia modello svelando il suo GT e sono i piloti del box, compreso Froome, a guidarlo sulle salite della Grande Boucle fino alla bandiera a scacchi. Thomas è gallese e succede a un keniota bianco con lo stile mod di un baronetto nato a Gand. Geraint, Chris Froome (4) e Sir Bradley Wiggins sono tre campioni britannici che hanno vinto 6 delle ultime sette edizioni del Tour de France: mai come oggi una successione di sangue, chissà poi quanto pianificata, ha fatto bene al regno francese del Team Sky.

Voto 10... A Julian Alaphilippe e la squadra dei record

Ha vinto una tappa alpina in salita e una pirenaica in discesa, è stato il primo corridore nella storia del Tour de France a scollinare in testa a 4 Hors Catégorie: ultimo il Tourmalet. Osannato dal suo pubblico, Julian Alaphilippe è il nuovo fenomeno del ciclismo mondiale tra chi celebra una bellissima maglia a pois e chi già gli chiede di riportare a casa la Grande Boucle. Pieni voti per Le petit diable del Tour e la sua corazzata QuickStep che, dalle Classiche del Nord ai grandi giri, ha già vinto 51 corse in una stagione da record: qui due volate con Fernando Gaviria (prima maglia gialla) e altrettanti traguardi segnati da Alaphilippe. Et voilà.

Voto 9... A Tom Dumoulin secondo per penalità

Secondo al Giro e secondo al Tour, gli manca l’acuto ma impressiona per solidità, tenuta in salita e attitudine a soffrire. È semplicemente fortissimo. Il ritardo finale da Geraint Thomas (1’51”) è appesantito in maniera decisiva dall’1’13” pagato sul Mur de Bretagne, prima per la foratura e poi per i 20” di penalità dovuti alla scia dell’ammiraglia. Il resto sono abbuoni e piccoli gap rosicchiati (con merito) da Thomas nelle battute conclusive delle tappe di montagna. Ha perso un fido alleato come Wilco Kelderman alla viglia del Tour de France (per una caduta durante il campionato nazionale olandese) e ha dovuto combattere, come di consueto, senza uno straccio di squadra ad affiancarlo. Dietro lo strapotere del Team Sky c’è lui, ma le gerarchie sono prossime a ribaltarsi. Da applausi.

Voto 8… A Peter Sagan che fa pace col Tour

Il campione del mondo fa pace coi francesi un anno dopo la squalifica e fa bene a tutti: Il Tour ha bisogno di Peter il Grande, Sagan ha bisogno di questa grandeur. Vincere la sesta maglia verde è stato facile, portarla fino a Parigi un discreto martirio per colpa di una caduta in discesa dai Pirenei. Sagan vince 3 tappe in volata - meglio dei velocissimi bis di Fernando Gaviria e Dylan Groenewegen - stringe i denti e sale ancora sul palco degli Champs Elysees. Altri cento di questi giorni così verdi.

Voto 7... A Primoz Roglic sloveno volante

È senz’altro la grande sorpresa che le strade della Grande Boucle ci hanno regalato. Solo sull’Alpe d’Huez perde le ruote dei migliori in salita, mentre sui Pirenei è il più brillante, tanto da saltare con due piedi sul podio provvisorio della generale con la vittoria a Laruns. Delude nella cronometro finale, da uno specialista come ci si aspettava sicuramente di più che un minuto perso da. Addio al podio ma comunque un bicchiere levato al cielo di Francia: ha dimostrato di avere una grande tenuta sulle tre settimane, ed era la più grande incognita sul suo conto. È un corridore vero, completo, grintoso e capace di far male in salita.

Voto 6… Alla lezione umana di Chris Froome

Vincere Giro e Tour nello stesso anno, vincere il quarto grande giro consecutivo, vincere il quinto Tour de France. I francesi dovrebbero venerarlo invece lo fischiano, lo insultano, gli sputano addosso, lo spingono, gli lanciano uova marce e sacchi d’urina. Lui non s’arrende, cade sul pavé e lo fanno cadere i gendarmi, fatica in salita, arriva il suo angelo custode - Egan Bernal, sentirete tanto parlare di lui - e lo salva dalle streghe. L’impresa umana è ancora monumentale. Quella sportiva, sul podio senza successi di tappa, comunque più che sufficiente.

Voto 5... Al passo indietro di Romain Bardet

L’ennesimo enfant du pays che si scontra con le eccessive aspettative del popolo transalpino del ciclismo. Dopo due podi consecutivi si accontenta di un deludente sesto posto: dopo tre anni (2015, 2016 e 2017) torna a casa senza la gioia di una vittoria di tappa e con un “rimandato al 2019” sulla pagella di fine Tour. Per carità, a quasi 28 anni la strada da percorrere è ancora lunga, ma la sensazione che lascia è di incompiutezza: sembrava pronto al definitivo salto di qualità, ma ha di nuovo mancato l’appuntamento. E la Francia resta ancora a bocca asciutta, così come accade dal lontanissimo 1985, l’ultimo a vincere fu un tale Bernard Hinault. Bene l’attacco finale sui Pirenei, bene la voglia di lasciare un segno tangibile sulle strade di casa, però in principio la caratura del diamante sembrava superiore.
picture

Kristoff sprinta per il successo! Rivivi la volata del campione d'Europa che vince a Parigi

Voto 4... A Greipel, Cavendish e Marcel Kittel

Marcel Kittel, Mark Cavendish, André Greipel: vittorie? Zero. Podi? Due in tre. Gaviria, Sagan e Groenewegen hanno di fatto monopolizzato gli arrivi in volata e la vecchia guardia delle ruote veloci ha dovuto alzare bandiera bianca e uscire di scena, pur facendo rumore. Kittel e Cavendish sono finiti fuori tempo massimo a La Rosiére, Greipel si è ritirato prima dell’Alpe d’Huez e si è fatto notare principalmente per due episodi: la scaramuccia con Gaviria e i tweet polemici diretti al francese Arnaud Demare, poi corretti con delle scuse tardive. Se c’era da scegliere un modo per essere protagonisti al Tour de France, hanno scelto il peggiore.

Voto 3… Come gli arrivi puri in salita: disegno bocciato

Gli scenari sono bellissimi anche senza mistral mediterraneo, il pavé del Nord è magico, lo sterrato del Plateau des Glières è "eroico" e finalmente il Tour passa dai Paesi Baschi, ma i tapponi puri di montagna sono soltanto tre e non basta l’inedita tappa in salita di 65 chilometri, quella dell’inutile partenza in griglia, per accendere la passione. Intendiamoci, è stato un duro Tour ottagonale con tanti chilometri in salita, salite alpine, fatiche pirenaiche e poca crono, però davvero erano indispensabili due traguardi in discesa?

Voto 2... A Nairo Quintana e tutta la sua Movistar

Non c’è nemmeno più tanto da stupirsi riguardo alle tattiche e alle scelte errate della Movistar. Si presenta alla partenza del Tour con Quintana, Landa e Valverde e porta a casa un settimo e un decimo posto della generale, oltre a una vittoria di tappa. Delusione? A dir poco. Un Quintana mai competitivo in salita (a parte il successo a Saint-Lary-Soulan) chiude decimo a quasi un quarto d’ora, un Mikel Landa sicuramente più brillante viene tenuto in naftalina fino all’ultima tappa di montagna. Non che avesse nelle gambe il podio, non lo aveva, ma sicuramente avrebbe potuto far meglio della misera settima posizione che porta a casa. Ricapitolando: Carapaz (ottimo!) e Betancur al Giro, Landa, Quintana e Valverde al Tour per l’eccellente fatturato di zero corridori sul podio e due vittorie di tappa.

Voto 1… A chi rovina lo spettacolo dell’Alpe d’Huez

All’organizzazione del Tour de France, ai fumogeni e gli incivili spettatori dell’Alpe d’Huez, all’odioso pubblico che perseguita Chris Froome senza un minimo di decoro, alla corsa bloccata da una protesta contadina. Loro - gli agricoltori della Piege, nei luoghi della storica crociata contro gli Albigesi - avevano diritto di manifestare, i gendarmi non dovevano usare gli spray urticanti. Sono successe molte, troppe cose che hanno rovinato il fascino della corsa più famosa del mondo. Al netto delle notevoli difficoltà logistiche e di tutti gli imprevisti, la Grande Boucle, perché resti tale, deve essere tutelata.

Voto 0, ovvero Non Giudicabile… A Vincenzo Nibali

Eccezion fatta per la cronometro a squadre, Vincenzo aveva dato sensazioni ottime sia in salita che sul pavé. Era in forma, sul pezzo e pronto a giocarsi il podio: l’incidente sull’Alpe d’Huez lo ha privato di una grandissima occasione, perché l’anno prossimo la carta d’identità segnerà inesorabilmente 35 anni e le possibilità di essere protagonista in un grande giro saranno sempre meno. Ancor più grave, ora a rischio ci sono tanto la Vuelta quanto il Mondiale, vero sogno di una stagione e di una carriera intera. Tifiamo tutti affinché lo Squalo possa essere presente e attivo sulle strade acute e mondiali di Innsbruck, che sarebbero la ciliegina sulla torta di una carriera da fenomeno.
Più di 3 milioni di utenti stanno già utilizzando l'app
Resta sempre aggiornato con le ultime notizie, risultati ed eventi live
Scaricala
Condividi questo articolo
Pubblicità
Pubblicità