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Ferrari d'attacco, Mercedes al buio, Red Bull con margine: come arrivano i team a Melbourne

Paolo Sala

Aggiornato 21/03/2024 alle 12:20 GMT+1

F1 - La Scuderia pronta a provare a mettere pressione a Verstappen, ma la innovativa RB20 può avere più margini di crescita degli altri, per una precisa scelta dei tecnici di Milton Keynes che rischia seriamente di mantenere invariato il gap del 2023 sugli avversari. Ecco perché.

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La Formula 1 sbarca all'Albert Park di Melbourne per il Gp d'Australia con alcune certezze ben consolidate: la Red Bull ha ancora il vantaggio sugli avversari che aveva nel 2023, con la prospettiva di poterlo mantenere se non addirittura incrementare in questo 2024; è cambiato il primo avversario, con la Ferrari che sembra essere riuscita a mettersi fra le macchine di Adrian Newey e il resto del gruppo; si è persa la Mercedes, e con lei Lewis Hamilton, mentre Toto Wolff ammette un problema strutturale sulla monoposto che discende peraltro dalle due precedenti. Una situazione tecnica che si inserisce, e anzi caratterizza, un panorama che inizia a preoccupare i padroni del vapore della F1. Che non è mai stata così popolare, eppure allo stesso tempo non ha mai perso tanto seguito in poco tempo.

MONOMARCA RED BULL E FANS IN FUGA

Del resto Bahrain e Arabia Saudita hanno già dato il verdetto che interessava ai più: il Mondiale 2024, a meno di scossoni, sarà un altro monomarca Red Bull o quasi. Situazione resa possibile dallo strabiliante lavoro fatto da Adrian Newey e il suo gruppo di tecnici nell'ultimo triennio, davanti a cui ci si può solo levare il cappello, ma che inizia ad incrinare quello che è il paradigma di Liberty Media. Lo dicono (anche) i dati televisivi, che hanno fatto scattare l'allarme rosso nell'ufficio di Stefano Domenicali: la Formula 1 perde spettatori in Usa e (in parte minore) anche in Europa. E soprattutto - come fa notare Stefano Tamburini su Autosprint - manca quasi completamente l'effetto fidelizzazione. Chi si avvicina alle corse attraverso la serie tv di Netflix, per esempio, non si ferma poi a seguire i Gran Premi. Evidentemente perché trova uno spettacolo diverso da ciò che si aspettava. Il che è preoccupante anche per chi può sbandierare utili come la F1 targata Usa.

LA RB20 HA PIU' MARGINE

Naturalmente a Milton Keynes, dei dati tv, interessa il giusto. Anche perché il team dominante è interessato da una guerra interna che al momento è l'unico elemento di possibile destabilizzazione, della squadra e del campionato. Difficilmente nel breve termine, visto che sul piano tecnico la Red Bull si è assicurata la possibilità di tenere a debita distanza Ferrari o chi per lei. Perché il gap di mezzo secondo circa di Abu Dhabi 2023 è ancora lì intatto, e il cambio di paradigma del progetto RB20 offre margini di sviluppo preoccupanti (per gli altri). Mentre i rivali cercano di convergere sulle soluzioni che hanno reso la Red Bull inattaccabile negli ultimi due anni, Adrian Newey ha alzato ulteriormente l'asticella, evolvendo il progetto precedente ma creando al contempo dei punti di rottura che lo rendono nuovamente diverso dagli altri, e dunque con potenzialità di crescita maggiori. "E' probabilmente l'ultimo grande 'lancio di dadi', perché dal 2025 si dovrà iniziare a pensare alla macchina 2026" - ha detto in proposito il capo ingegnere Paul Monhagan. Dunque una macchina nata per progredire per due anni.

FERRARI CERCA CARICO

A Melbourne la Ferrari cerca sostanzialmente due cose: la certificazione di essere la seconda forza in campo e maggiore carico aerodinamico. La certezza del ruolo per rivolgere lo sguardo solo alla Red Bull là davanti e non più dietro, il carico per alzare il livello di una SF-24 progettata proprio per essere più stabile rispetto alla progenitrice e migliorabile in corso d'opera. La SF-23 aveva dei limiti invalicabili di architettura, quest'anno c'è spazio di manovra. Il primo vero pacchetto di novità sul fondo arriverà fra il Giappone e Imola, nel frattempo bisogna trovare qualcosa sul setup e sulle ali. E cercare magari il colpaccio in qualifica.

MERCEDES AL BUIO

Il tunnel da cui sembra finalmente essere uscita la Ferrari sta pericolosamente risucchiando la Mercedes. Dove le prestazioni di Lewis Hamilton - battuto sia a Sakhir che a Gedda da Russell in qualifica e in gara - hanno inevitabilmente alimentato voci sulla testa già a Maranello del sette volte campione del Mondo. Ma dove a preoccupare è soprattutto una macchina che non sembra aver sanato le criticità delle due precedenti. La W15 soffre terribilmente di instabilità al posteriore sulle curve veloci, il fatto che il debuttante Bearman su Ferrari abbia comodamente chiuso davanti alle frecce d'argento ha gettato nello sconforto il box di Toto Wolff. Il quale ha parlato di problemi strutturali (lui in realtà ha detto "fondamentali", intendendo evidentemente le fondamenta), confermando ciò che quasi nessuno si aspettava in inverno: a Brackley hanno sbagliato la terza macchina consecutiva, per di più con una McLaren in agguato ora che arrivano le piste più tecniche.

MELBOURNE, OCCHIO ALL'ASFALTO

I tecnici si attendono una gerarchia di forze simile a quella vista a Gedda, alcune caratteristiche dei due circuiti sono sovrapponibili: servono stabilità in frenata e trazione, ma anche la capacità di attaccare le curve veloci. Occhio però alle differenze, che potrebbero giocare un ruolo sui setup (altezze da terra) e sul degrado gomme. Mentre l'asfalto arabo è un tavolo da biliardo pochissimo abrasivo, l'Albert Park presenta diversi sobbalzi e un asfalto decisamente più impegnativo. E la qualifica, ancor più che a Gedda, può avere un peso in chiave gara.
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