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GP Singapore, Ferrari: l'impresa di Sainz ricorda Villeneuve e spegne il sogno Red Bull di vincerle tutte

Paolo Sala

Pubblicato 18/09/2023 alle 08:11 GMT+2

GP SINGAPORE - L'entusiasmante vittoria di Carlos Sainz a Singapore riporta il sorriso a Maranello e impone il primo vero weekend amaro alla Red Bull, che vede sfumare l'idea di un possibile e clamoroso en plein nelle gare 2023. Il team di Horner capire cosa sia accaduto fra i muretti del circuito cittadino asiatico alle RB19, poco performanti già in qualifica.

Sainz: “Non era facile vincere, ma abbiamo fatto la gara perfetta”

La profezia di George Russell è caduta a Singapore: la Red Bull non vincerà tutte le gare del 2023, perché in Asia è incappata in un weekend rognoso, complicato, addirittura scioccante per bocca di Verstappen già alla fine delle qualifiche di sabato. Che, per la prima volta dopo secoli, hanno visto entrambe le Red Bull fuori dai primi dieci, coi piloti ineditamente impegnati a lottare contro una monoposto nervosa e poco bilanciata soprattutto in staccata. Singapore non è nuova a sorprese di questo tipo, rese difficile la vita anche alla Mercedes dominante dell'era precedente, è un circuito talmente atipico per layout e condizioni climatiche da poter creare problemi anche ai dominatori assoluti. Tuttavia un piccolo campanello d'allarme a Milton Keynes è suonato, perché proprio a Singapore è entrata in vigore l'ultima direttiva Fia, la 018, sulla flessibilità delle ali. Che non può spiegare un tracollo simile da parte della Red Bull, ma potrebbe esserne una componente.

Probabile scelta errata nel setup

Qualche timore Max Verstappen lo aveva espresso alla vigilia, accennando al fatto che a Marina Bay la Red Bull sarebbe potuta risultare meno competitiva che altrove. Chissà se per le mere caratteristiche tecniche del tracciato, o se c'era il dubbio che la direttiva avrebbe potuto, letteralmente, tarpare le ali alla RB19. Di certo c'è stato un fattore, di pista o di regolamento che fosse, che ha indotto il team di Chris Horner a punare su un setup più estremo che in altre occasioni, forse con la macchina esageratamente puntata sull'anteriore, che ha finito per renderla sorprendentemente instabile e per annullare il solito divario con gli altri sul piano del degrado gomme. Una scelta magari forzata, magari semplicemente errata. Certo è che la prestazione in Q2 non è stata all'altezza, e che il ritmo in gara è stato condizionato quanto mai prima dal degrado delle coperture. Un mistero che potrebbe durare solo pochi giorni: venerdì si torna in pista in Giappone, a Suzuka, pista tecnica e veloce che darà una risposta definitiva sull'effettiva incidenza della nuova direttiva e sul passaggio a vuoto della Red Bull nella notte di Singapore.

L'impresa di Sainz ricorda Gilles

Sul piano tecnico la Red Bull ha perso la possibilità di vincerle tutte per la mancata prestazione di Marina Bay, su quello storico è ancora la Ferrari, come nel 1987, a sventare la minaccia. Allora con la doppietta Berger-Alboreto a Monza dopo l'errore di Senna, che negò alla MP4/4 del brasiliano e di Alain Prost la possibilità di fare sue tutte le gare. Oggi con la straordinaria vittoria di Carlos Sainz, che va molto al di là di una normale gara perfetta. Lo spagnolo è stato velocissimo, ancora una volta più veloce di Leclerc, fin dalle libere del venerdì. Ha fatto sua la pole, condizione indispensabile per pensare di vincere, e ha condotto la gara - e poi l'asfissiante finale - con una capacità tecnica e analitica fuori dal comune. Un'impresa che, per chi si porta sulle spalle qualche anno in più di corse, ha riportato inevitabilmente alla memoria la vittoria di Gilles Villeneuve a Jarama 1981, una delle vittorie più "di testa" dell'intrepido pilota canadese. Che con la 126 CK sovralimentata, praticamente inguidabile nel misto, si tenne alle spalle un trenino di quattro macchine molto più veloci di lui chiudendo tutte le traiettorie, laddove Sainz ha giocato con quella che è la tecnologia odierna, gestendo nel miglior modo possibile le gomme e aiutandosi col DRS, che ha intelligentemente offerto a Norris in difesa dalle Mercedes. Oggi come allora una Ferrari difficile e non certo favorita, in cui i meriti del pilota vanno oltre la prestazione pura.

Ferrari, è la svolta?

Fatto salvo che si rinvia a Suzuka ogni verdetto sulla Direttiva 018, a Singapore la SF-23 è andata forte al di là delle attese, suscitando la sorpresa di entrambi i piloti già da venerdì. La lezione di Zandvoort, a detta di Vasseur, era servita dal punto di vista della comprensione degli assetti. E in effetti il degrado gomme della rossa è stato in linea con quello degli avversari, a differenza che in altre occasioni su circuiti lenti. Certo a Marina Bay ci sono poche curve in appoggio e tante uscite lente in cui conta la trazione, che alla Ferrari non manca, fattore che ha evidentemente avuto il suo peso. E' stato importante soprattutto tornare ad andare forte in qualifica, perché il circuito cittadino era il teatro perfetto per sfruttarla fino in fondo. Su un circuito differente sarebbe stato difficile resistere alle Mercedes e probabilmente anche alla McLaren di Norris, qui è stato possibile impostare una strategia che tenesse il gruppo compatto e vincere. Suzuka sarà l'opposto, curve veloci in appoggio e pochi allunghi. Lì si vedrà se la Ferrari è davvero cresciuta, e quanto.

Strategia perfetta

Quel che va certamente riconosciuto alla Scuderia è di aver gestito alla perfezione il week end di Singapore, dal primo all'ultimo metro speso in pista. Arrivare con la macchina bilanciata e subito veloce è già di per sé un plus nella zoppicante annata ferrarista, il lavoro sulla progressione nelle sessioni è stato inappuntabile, la strategia di gara da applausi. Nel far partire Leclerc con gomme morbide, scelta che senza i problemi di traffico in pit lane avrebbe potuto persino creare le condizioni per una doppietta. E nell'aver teleguidato la gara, imponendo a Sainz i ritmi necessari per tenere compatto il gruppo, evitare blitz sui pit stop e conservare al meglio le gomme. Una lucidità e una visione di gara che fanno ben sperare per una squadra che, prima ancora dei futuribili nuovi innesti, ha disperato bisogno di compattezza. Vasseur sul podio di Singapore ne è forse l'immagine più chiara. Una boccata d'ossigeno prima di tornare in apnea e lavorare duro.

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Leclerc: “Obiettivo centrato, sapevo di dover stare dietro a Sainz”

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