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Una grandissima Cina

Eurosport
DaEurosport

Pubblicato 21/08/2008 alle 10:23 GMT+2

La nazione ospitante nella ginnastica artistica ha conquistato 9 ori dei 14 disponibili: un successo fantastico dopo la delusione di Atene 2004, quando la Cina dovette accontentarsi di una sola vittoria olimpica

Una sola medaglia d'oro ad Atene 2004, ben 9 (sulle 14 disponibili) a Pechino 2008: la crescita immensa della ginnastica cinese nell'ultimo quadriennio si esprime semplicemente in questo numero, figlio di una programmazione puntuale e di un'ascesa costante che ha portato gli atleti di casa all'appuntamento olimpico al massimo della forma, Fei Cheng esclusa.
L'attesa protagonista delle finali di specialità femminili, infatti, rappresenta l'unica nota amara per la Repubblica Popolare che proprio tra le ragazze ha faticato un po' contro il talento delle statunitensi Nastia Liukin e Shawn Johnson.
Fei Cheng ha sbagliato al volteggio e al corpo libero (attrezzi in cui era la favorita numero uno), mentre alla trave si è dovuta accontentare di un bronzo (peraltro "regalato" visto il netto sbilanciamento iniziale). Una grossa delusione come quella di Shanshan Li, specialista eccezionale proprio alla trave ma fuori dal podio a causa di una caduta clamorosa.
Detto delle poche note negative, ora è il momento di dare analizzare i trionfi dello squadrone cinese: in campo femminile il successo più importante è stato certamente quello della finale a squadre (battute le fortissime americane), mentre Kexin He ha regalato il bis alle parallele asimmetriche (rubacchiando l'oro alla Liukin).
In campo maschile, invece, il cappotto è stato pressoché assoluto: Team Final, All-Around, corpo libero, cavallo con maniglie, anelli, parallele e sbarra: tutti gli ori sono finiti al collo di ginnasti cinesi tranne quello del volteggio (una finale in cui non c'era alcun atleta di casa). Merito di Wei Yang, Yibing Chen, Kai Zou, Qin Xiao, Xiaopeng Li e Juang Xu: generazione di fenomeni.
La considerazione finale, però, non può che essere dedicata alle giurie olimpiche che io stesso ho definito "orientaleggianti" dopo la finale agli anelli. Va detto però che dei 9 ori citati solamente uno potrebbe essere messo in discussione (quello alle parallele asimmetriche, assegnato peraltro per una questione di scarti di punto), mentre per quanto riguarda il quarto posto di Coppolino lo "scandalo" riguarda più che altro il punteggione assegnato al ginnasta ucraino poi finito sul terzo gradino del podio.
L'esordio olimpico del nuovo codice dei punteggi, comunque, non ha risolto la questione delle polemiche riguardo ai giudici: l'abbattimento del muro del 10 non ha cancellato il problema dei vecchi ex-aequo e ha contribuito viceversa - soprattutto nel settore femminile - a un innalzamento del livello tecnico che mette in serio pericolo l'incolumità delle ginnaste (vedi Vanessa Ferrari...).
Meno di due anni fa, ai Mondiali di Aarhus, il presidente della Federazione Internazionale Bruno Grandi dichiarava che la ginnastica non doveva dimenticarsi di essere "artistica" e che il nuovo sistema di giudizio avrebbe favorito "l'esecuzione e l'espressività" degli atleti piuttosto che la difficoltà tecnica. Si diceva anche contento che fosse stato spezzato il "dominio Romania-Russia-Romania". Ebbene, dopo 20 mesi siamo giunti a queste conclusioni: l'acrobatica ha preso definitivamente il sopravvento sulla coreografia e il dominio dell'Europa orientale è stato sostituito dalla totale supremazia cinese. Il codice dei punteggi del prossimo quadriennio è chiamato a correggere il tiro, a meno che non sia ormai troppo tardi...
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