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Valentino Rossi e l'ipotetico ritiro a fine stagione: cosa c'è di vero?

Stefano Dolci

Pubblicato 26/07/2019 alle 21:33 GMT+2

Nonostante la pausa estiva il nome di Valentino Rossi è stato il più chiacchierato: a far discutere è l'ipotesi che possa mollare già a fine stagione, interrompendo il suo contratto con la Yamaha fino al 2020. In una settimana il team principal Lin Jarvis, ha aperto all'addio e poi ritrattato, ma il Dottore ha ancora 10 GP per cambiare il suo destino e soprattutto una nuova M1 da provare a Brno.

Valentino Rossi saluta il pubblico sulle tribune: nelle prime 9 gare del 2019 ha raccolto appena 80 punti inanellando 3 ritiri consecutivi, Getty Images

Credit Foto Getty Images

80 punti dopo 9 gare, una vittoria che manca ormai da 37 gare, tre ritiri ed un ottavo posto negli ultimi quattro Gran Premi disputati. Normale che Valentino Rossi, dopo la prima metà di stagione più complicata ed amara della sua monumentale carriera da leggenda vivente della MotoGP, abbia deciso di staccare la spina e godersi una spensierata vacanza al mare in compagnia della fidanzata Francesca Novello, immortalata da foto, video e stories sui propri account social.
In queste settimane di pausa estiva del motomondiale, di Valentino Rossi però sui media, tra gli appassionati e gli addetti ai lavori si è parlato molto per uno scenario, mai auspicato né tantomeno confermato, dal diretto interessato ma che tutti sono pronti a giurare si realizzerà nelle prossime settimane: il ritiro anticipato a fine stagione. Ma come stanno veramente le cose? Perché sempre più gente è convinta che il Dottore possa davvero appendere il casco al chiodo, rinunciando a gare, velocità e competizione: i tre capisaldi nella vita di un uomo che ha sempre pensato, ragionato ed agito per una missione ben precisa: correre in moto e lottare per vincere.

Jarvis: "La Yamaha non dipende più da Valentino Rossi"

A dare maggiore convinzione a tutti coloro che credono che Valentino Rossi lascerà la MotoGP a fine anno, ci ha pensato un’intervista datata 18 luglio di Lin Jarvis a motorsport.com, in cui il Team Principal del team ufficiale Yamaha ha per la prima volta ha parlato alla stampa di una casa del Diapason pronta a far a meno, ben prima della scadenza naturale del contratto, del Dottore e a voltare pagina per costruire un futuro di successi e vittorie senza la sua leggenda.
In questo momento Valentino è in una fase molto diversa della sua vita e, con tutto il rispetto per lui, il futuro della Yamaha non passa più attraverso Valentino Rossi. Puoi essere qui ed essere competitivo per 1, 2 o 3 anni. Ma il nostro livello di dipendenza da lui è cambiato. La sua eredità con Yamaha è finita. Yamaha continuerà senza di lui, senza il suo presidente e senza di me. Ciò non significa che Valentino non sia importante e spero che rimanga un ambasciatore del marchio. La decisione è di entrambe le parti, anche se dovrebbe toccare a chi noterà che non è possibile per lui essere competitivo come vorrebbe, o che la sua motivazione inizia a scemare. I primi segnali dovrebbero venire dalla sua parte, ma onestamente non penso che ci sarà alcun conflitto, perché di solito le due parti arrivano alle stesse conclusioni. Se la MotoGP è pronta al ritiro di Rossi? Credo di sì, la Formula 1 ha reagito alla morte di Senna o al ritiro di Schumacher. Date le tante magliette gialle in qualsiasi circuito del mondo si può pensare che il pubblico potrebbe ridursi del 50 o 60 per cento in caso di ritiro di Rossi. Ma non credo che sarà così. In MotoGP la qualità delle gare è molto alta in questo momento. Il nostro sport continuerà…. [Lin Jarvis, 18/7/2019 @motorsport.com]
Queste parole sono subito state lette come un licenziamento anticipato da parte di Jarvis e della casa di Iwata nei confronti di Valentino. Una Yamaha vogliosa di voltare pagina e magari di anticipare l’inserimento nel team ufficiale del rookie meraviglia, Fabio Quartararo: il golden boy francese che in sella alla M1 del Team Petronas ha fatto registrare già due podi e tre pole position mostrando di avere uno stile di guida, un coraggio, una capacità di tirare fuori il massimo da una moto non veloce e competitiva come quella ufficiale e una fame di vittorie degna di un fuoriclasse in divenire. Insomma mettere alla porta il vecchio campione e rimpiazzarlo con il giovane virgulto. Una mossa forse un po’ ingenerosa da muovere, nei confronti di un pilota che ha regalato alla casa giapponese 4 titoli iridati, 56 vittorie e 145 podi in 14 stagioni, ma legittima visto che la MotoGP è pur sempre un business e Yamaha è un colosso con oltre 70.000 dipendenti, che non può permettersi di attendere nessuno e soprattutto di non competere per vincere.

Graziano Rossi: "Ma quale ritiro, dategli due GP e torna sul podio"

Se dal diretto interessato e dalla sua ristretta cerchia di collaboratori e uomini fidati non sono arrivate per il momento repliche alle parole di Jarvis e nemmeno prese di posizioni reali sul possibile ritiro anticipato, a replicare in maniera piccata alle parole del team principal della casa di Iwata ci ha pensato Graziano Rossi che in un’intervista al QN di pochi giorni fa, ha tenuto a precisare che suo figlio non ha nessuna intenzione di gettare la spugna.
Ho parlato con i suoi amici, con chi gli sta vicino, e tutti mi dicono di vederlo come nei momenti migliori. C'è qualche problema tecnico, che però mi risulta vicino a una soluzione. Sulla questione sono ottimista, dategli ancora una-due gare, e Valentino sarà ancora sul podio. In questi mesi ha la stessa voglia di imparare e di imporsi di quando era quel ragazzo che faceva la Sport Production ed è uno dei pochi piloti, a mio avviso l’unico che può dargli ancora fastidio. Vogliamo ancora parlare di pensione?.

Jarvis corregge il tiro: "Valentino non sta pensando di ritirarsi"

Preoccupato dal polverone e dalla ridda di indiscrezioni, in un’intervista pubblicata oggi dal sito tedesco Speedweek.com, Lin Jarvis ha corretto il tiro spiegando che il ritiro di Valentino Rossi è da escludersi...
Onestamente, non credo che Valentino stia pensando di fermarsi. Quando ha firmato il nuovo contratto biennale la passata stagione, ha preso la decisione giusta per se stesso, la sua vita e la sua carriera. Anche per la Yamaha è stata una scelta corretta, perché è stato il miglior pilota Yamaha nel 2018. I tre incidenti consecutivi avuti a giugno non ci volevano ma Valentino è sicuro di poter stare al passo con il gruppo di testa e lottare per un podio e, onestamente, se le nostre moto fossero più forti, Valentino avrebbe potuto vincere diverse gare. [Lin Jarvis, 26/7/2019 @speedweek.com]

I possibili scenari e una data chiave: il 5 agosto

Cosa chiuso dunque? Al netto della strenua difesa di papà Graziano, che Rossi stia vivendo delle difficoltà e si stia ponendo degli interrogativi sul suo presente e sul suo domani in MotoGP è più che legittimo. Valentino, pur se negli anni ha imparato a metobilizzare meglio le sconfitte e ad andare avanti per la sua strada facendosi beffe di haters o di chi lo considera sul viale del tramonto, è un pilota che corre per stare davanti per “quel gusto che si prova dopo una bella gara, quella sensazione che dura mezza giornata”. Dal GP del Mugello, forse il weekend più opaco dell’intera carriera di Rossi, in poi quella sensazione Valentino non l’ha più trovata ed ha dato per la prima volta la sensazione che qualche crepa nella corazza dell’eterno Peter Pan del motociclismo si sia davvero stagliata.
Prima di gettare la spugna però si giocherà al meglio le carte che ha in mano. Innanzitutto ci sono 10 GP per risolvere la crisi, tornare protagonista in sella alla Yamaha e chiudere l’anno come pilota più performante e redditizio della casa di Iwata (pur a digiuno di successi da due anni, prima del trittico di zeri Mugello-Montmelò-Assen, il Dottore era il rider Yamaha con più punti in classifica dopo le prime 5 gare), inoltre lunedì 5 agosto a Brno Rossi salirà in sella alla nuova M1 2020 e saggerà il potenziale di quella che sarà la moto con la quale casa del Diapason proverà a porre fine all’egemonia di Marquez. Se le sensazioni saranno buone e scoccherà la scintilla, Rossi, senza alcun dubbio, si getterà anima e corpo per onorare il suo contratto e scrivere il finale migliore di una carriera da leggenda. Se al contrario i feedback non saranno quelli auspicati, allora, quei dubbi e quell’insoddisfazione potrebbe intaccare ancor più il sacro fuoco delle motivazioni che ha sempre animato il fuoriclasse di Tavullia. A quel punto non resterebbe che prendere due strade: cambiare squadra o scendere dalla sella e godersi la MotoGP da un’altra prospettiva. Consapevole che, comunque vada, se il motomondiale è assurto a sport di fama planetaria è grazie soprattutto a lui e alle sue imprese.
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