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Da Pita Taufatofua a Ester Ledecka: gli eroi improbabili di PyeongChang 2018

Paolo Pegoraro

Aggiornato 27/02/2018 alle 20:22 GMT+1

Personaggi pittoreschi oppure trionfatori a dispetto di pronostici sfavorevoli: gli eroi improbabili di PyeongChang 2018 che ci hanno fatto innamorare: dal portabandiera di Tonga al fenomeno della Repubblica Ceca, le storie più incredibili dei Giochi Olimpicin Invernali di Corea.

Gli eroi improbabili delle Olimpiadi di PyeongChang 2018

Credit Foto Eurosport

L’aforisma reso celebre dal barone Pierre de Coubertin secondo cui l’importante non è vincere ma partecipare trova la sua ideale espressione, ancora oggi, nei Giochi Olimpici. Essere ambasciatore di un intero Paese oppure portare all’attenzione della platea mondiale un vissuto fuori dal normale val bene il rischio di esporsi a una figuraccia o a qualche ammaccatura. Ogni quattro anni la magia dei Giochi Invernali si rinnova e sistematicamente ci ritroviamo a invaghirci di personaggi pittoreschi imparando a conoscerne vita, morte e miracoli e, perché no, anche immedesimandoci un pizzico nel loro sogno a cinque cerchi. Ma attenzione. A volte persino gli eroi improbabili possono assurgere a campioni olimpici: essere il più forte o il favorito d’obbligo alla vigilia, infatti, non equivale per forza di cose al mettersi al collo una medaglia d’oro e qualche volta il brutto anatroccolo della situazione può trasformarsi in un regale cigno.

Pita, Madrazo, Frimpong: storie di vite incredibili

Pita Taufatofua, ovvero un uomo seminudo al comando: è il portabandiera (nonché unico rappresentante) di Tonga il capofila degli eroi improbabili di PyeongChang 2018, perché è facile sfilare a torso nudo con il manafau - la tipica gonna tongana destinata alle danze – quando il termometro segna 25 gradi nella cornice di Rio de Janeiro, ma come la mettiamo quando la temperatura precipita a -15?
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Tonga's flagbearer Pita Taufatofua

Credit Foto Getty Images

Avversario del polivalente Pita nella 15 km a tecnica è stato German Madrazo, portabandiera nel Messico con una straordinaria storia di vita alle spalle: sfuggito alla malavita locale grazie all’apertura di un negozio di articoli sportivi, a 43 anni suonati il messicano ha coronato il sogno di partecipare a un’Olimpiade dopo aver imparato in extremis a sciare attraversando l’America dal Michigan allo Utah. E che dire dello skeletonista ghanese trapiantato in Olanda Akwasi Frimpong, avventuratosi nel budello di ghiaccio coreano con un casco raffigurante un coniglio intento a scappare dalle fauci di un leone? L’arcano l’ha svelato lui stesso: “Il coniglio sono io, il leone è l’ufficio di immigrazione olandese che voleva espellermi”. Menzione speciale anche per le bobbiste nigeriane, per aver perpetuato il mito del Cool Runnings.

Da Mariotti e Swaney: l’importanza di esserci

A volte il confine tra partecipazione simbolica e fuori luogo è labile e spacca l’opinione pubblica. Ha suscitato vibranti discussioni – anche a livello istituzionale - la partecipazione a PyeongChang di Elizabeth Swaney, freestyler statunitense naturalizzata ungherese che nella gara di halfpipe non ha eseguito un singolo trick, limitandosi a percorrere il mezzo tubo a passo di amatore. Decisamente meno controverso il caso di Alessandro Mariotti, unico rappresentante della Repubblica di San Marino impegnato nello slalom gigante vinto da Marcel Hirscher. Al netto delle opinioni, entrambi si sono qualificati ai Giochi rispettando i criteri imposti dalle rispettive federazioni; semmai sono questi ultimi a dover essere rivisti.
La madrina del nostro Stato Libero degli Eroi Improbabili è Ivett Toth, la pattinatrice ungherese che per prima ha portato l’Hard Rock sul proscenio olimpico…
EROI IMPROBABILISPORTPIAZZAMENTO
PITA TAUFATOFUASCI DI FONDO (15 km tecnica libera)114° (+22:57.2 dal 1°) su 1116
GERMAN MADRAZOSCI DI FONDO (15 km tecnica libera)116° (+25:51.5 dal 1°) su 116
AKWASI FRIMPONGSKELETON25° (+2.71 dal 1°) su 26
ALESSANDRO MARIOTTISCI ALPINO (SLALOM GIGANTE)65° (+24.83 dal 1°) su 75
ELIZABETH SWANEYFREESTYLE (HALFPIPE)24° su 24
IVETT TOHPATTINAGGIO DI FIGURA23° su 24
NIGERIABOB 18° SU 18

Nuovi miracoli sul ghiaccio

Come la massima olimpica decoubertiana, anche l’espressione “miracolo sul ghiaccio” risulta inflazionata e alle volte abusata; ma come altro definire la vittoria della sgangherata squadra statunitense di curling contro i maestri della Svezia guidati da Niklas Edin? Chi meglio personifica la definizione stessa di “improbabile” dello skip stelle e strisce John Shuster, zimbello di tutta America dopo le fallimentari comparsate a Vancouver e Sochi ma trascinatore assoluto sul ghiaccio coreano?
E che dire della nazionale maschile tedesca di hockey sul ghiaccio, nemmeno qualificata in Russia quattro anni fa e splendida medaglia d’argento a PyeongChang dopo essersi arresa ai campioni russi nella finalissima solamente all’overtime?
Alla lista degli “improbabili miracolati” è doveroso aggiungere anche l’austriaco David Gleirscher, incredibile medaglia d’oro nello slittino (senza mai aver centrato un singolo podio in Coppa del Mondo) nella gara che Sua Maestà Felix Loch avrebbe dovuto vincere a mani basse, e la pattinatrice olandese Suzanne Schulting, primo oro assoluto per l’Olanda nello short track e prima medaglia d’oro dei 1000 metri femminili non proveniente dal continente asiatico. La sua espressione allibita dopo aver tagliato il traguardo vale più di mille parole e poco importa se la collisione tra le due pattinatrici coreane ha apparecchiato il suo successo (così come il bronzo della nostra Arianna Fontana): anche il caso concorre nel creare la congiuntura astrale perfetta.

Da Mayer a Ledecka: lo sci alpino più pazzo del mondo

E poi ci sono quei rebus inestricabile per gli stessi addetti ai lavori: come può un atleta come Matthias Mayer, classe 1990 con due “sole” vittorie in Coppa del Mondo in discesa all’attivo in carriera, aver conquistato altrettante medaglie olimpiche? E come è possibile che Michelle Gisin, nel cui palmares non campeggia nemmeno una vittoria in Coppa del Mondo, abbia sbaragliato la concorrenza extra lusso nella prova di combinata? Che questi due eroi improbabili abbiano una sorta di dna olimpico che li spinga a tirare fuori il meglio di loro nell’appuntamento a cinque cerchi?
Ultima ma non certo per ordine di importanza l’incontrastato personaggio di PyeongChang 2018, Ester Ledecka, colei che ha reso possibile l’impensabile, ovvero trionfare in due sport completamente diversi tra loro. Le medaglie d’oro conquistate nel SuperG e nello slalom gigante parallelo, tuttavia, non bastano da sole a spiegare le ragioni per cui questa 22enne hippy è riuscita a fare breccia nei cuori di tutti gli sportivi: il suo carisma e il suo modo di porsi del tutto anticonvenzionale – dalle irresistibile gag in conferenze stampa alle sparate sui social – hanno giocato un ruolo decisivo in questo senso. Grazie Ester, perché ci hai restituito una dimensione spontanea e genuina dello sport ad alto livello!
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