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Pallavolo - Gli Stati Uniti di Karch Kiraly: ecco l'avversaria dell'Italvolley per il bronzo mondiale

Marco Arcari

Aggiornato 14/10/2022 alle 16:19 GMT+2

PALLAVOLO, MONDIALI 2022 (F) - Alla scoperta degli Stati Uniti, allenati dal leggendario Karch Kiraly, ossia dell'avversaria che l'Italia incontrerà sabato 15 ottobre, alle ore 16:00, per tentare di conquistare il bronzo mondiale. Kelsey Robinson-Cook è l'anima degli USA, ma attenzione anche alla coppia di centrali Ogbogu-Washington e all'opposto Drews. Il doppio libero arma segreta di Kiraly.

Karch Kiraly, allenatore della nazionale femminile degli Stati Uniti

Credit Foto Eurosport

Non c'è più spazio per delusione o rimpianti. Non c'è più tempo neppure per pensare a cosa sarebbe stato se la parallela di Paola Egonu, sul 24-23 nel 3° set, avesse toccato le mani del muro brasiliano anziché finire fuori e cambiare volto alla semifinale dei Mondiali femminili 2022. Il Brasile si è imposto 3-1 in maniera netta, ben più di quanto non si potrebbe pensare andando a riguardare i parziali di ogni set: negarlo, significherebbe fare un torto anzitutto all'Italvolley di coach Davide Mazzanti e, in secondo luogo, alla Pallavolo stessa. L'Italia ha lottato come ha potuto, ma ha perso. Accettato il risultato del taraflex di Apeldoorn (Paesi Bassi), c'è però ora in palio la medaglia di bronzo, da conquistare sabato 15 ottobre 2022, alle ore 16:00, nella partita contro gli Stati Uniti.
La nazionale a stelle e strisce, allenata dal leggendario Karch Kiraly, ha perso (1-3) la semifinale con la Serbia ma vuole fermamente ritornare sul podio dopo l'oro del 2014 e dare continuità di risultati al titolo olimpico vinto ai Giochi di Tokyo 2020. Per farlo, si affida soprattutto a pallavoliste che hanno militato per anni, o militano ancora, nella Serie A1 femminile e che, pertanto, conoscono quasi a memoria diverse delle quattordici Azzurre selezionate dal CT Mazzanti per questi Mondiali. Sarà un altro match molto complicato e si deve sfatare fin da subito il falso mito di un'Italia stra-favorita per la vittoria del bronzo: la Pallavolo è sport che vive di istanti e "flussi", in cui ogni squadra può realizzare o subire parziali importanti e perdere contro qualsiasi formazione della top-10 del ranking mondiale. Pensarla diversamente - e perciò ritenere l'Italvolley sempre e comunque favorita d'obbligo - significa non comprendere le dinamiche di una disciplina davvero complicata e particolare.

L'anima è l'eterna Robinson-Cook

Una delle più forti e complete schiacciatrici dell'epoca contemporanea è tornata all'Imoco Conegliano, club con cui si era consacrata, ma prima vuole mettere un'altra medaglia a livello di nazionali nel suo palmarés. Lo show messo in piedi nella semifinale contro la Serbia, per impedire alla stratosferica Tijana Boskovic di andarsi a giocare il 2° oro iridato consecutivo, ci ha permesso di riammirare una pallavolista che andrebbe clonata. Vale, pure qui, lo stesso discorso fatto per la brasiliana Gabi Guimaraes: anche Kelsey Robinson-Cook resta infatti un manuale pallavolistico vivente, poiché possiede fondamentali perfetti a 360° e una mentalità vincente che poche altre giocatrici hanno avuto nella storia di questa disciplina sportiva. Bagher solido e costante in ricezione, intra-rotazione precisa in parallela, grandi sbracciate per la diagonale e saggezza nel variare i colpi in attacco, ma anche attitudine e sacrificio in difesa. In sostanza, Robinson-Cook è per gli Stati Uniti ciò che Gabi rappresenta per il Brasile: la leader designata e riconosciuta da tutto lo spogliatoio. Su di lei, le Azzurre dovranno preparare in modo maniacale la partita, impedendole di esaltarsi e di diventare così realizzatrice di striscia, quale ha sempre saputo essere, e trascinatrice del gruppo statunitense.
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Ogbogu-Washington: attenzione al centro

La fast di Haleigh Washington svoltò il rendimento degli States ai Giochi di Tokyo 2020, proiettandoli verso una medaglia d'oro un po' inattesa. In questi Mondiali, è una soluzione offensiva venuta a mancare molto, ma compensata dal grande lavoro di Chiaka Ogbogu col 1° tempo. La coppia di palleggiatrici, formata da Lauren Carlini e Jordyn Poulter, sa bene di poter sfruttare il gioco di due centrali molto complementari e davvero forti anche a muro, un fondamentale in cui l'Italia ha sofferto tremendamente contro il Brasile. Le scelte di coach Mazzanti dovranno andare nella direzione di chi sarà chiamata a giocare palla alta, con Elena Pietrini ovviamente favorita ma contestualmente fermata dalle sue difficoltà in ricezione. Proporre la coppia Pietrini-Sylla in banda potrebbe rappresentare un azzardo vincente soltanto nel caso in cui nessuna delle due schiacciatrici andasse in crisi col fondamentale di seconda linea, altrimenti gli Stati Uniti avrebbero vita molto facile sfruttando gli ottimi turni in battuta di diverse giocatrici. Il punto interrogativo maggiore riguarda però lo stato fisico di Cristina Chirichella: come sta la capitana di Novara, rimasta out anche dalla semifinale? Marina Lubian ha confermato di possedere un servizio devastante, capace di cambiare l'inerzia di un intero set, ma l'esperienza di Chirichella è, a oggi, insostituibile contro le grandi nazionali. Il sogno del bronzo mondiale passerà - e tanto anche - dai duelli al centro della rete.
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Drews non è Egonu, ma sa farsi valere

133 punti, miglior servizio dei Mondiali - 17 ace, come Caterina Bosetti - grande posizionamento a muro e sbracciate importanti in alcuni momenti chiave. Andrea Drews, opposto classe 1993, non è la giocatrice cardine di questi Stati Uniti ma, vista l'assenza di Jordan Thompson (la vedremo a Monza nel 2022-23) e l'insperienza a questi livelli di Danielle Cuttino, rappresenta comunque un terminale offensivo di riferimento per la squadra. Forzarne gli errori, com'è riuscita a fare per ben due volte la Serbia, significherebbe privare coach Kiraly di una soluzione importante e, contestualmente, sovraccaricare di responsabilità bande e centrali. Il duello a distanza con Egonu si sposta anche sul piano psicologico, con l'Azzurra chiamata a spazzare via critiche insensate, piovute dopo la semifinale persa col Brasile, e a trascinare le Azzurre alla medaglia di bronzo. La bilancia pende decisamente dalla parte dell'ex Pantera di Conegliano, che dalla stagione 2022-23 difenderà i colori del VakifBank Istanbul di coach Giovanni Guidetti, e ciò deve essere sfruttato dalla Nazionale, anche se Orro dovrà essere brava nel non affidare solo a Egonu i palloni più "pesanti" di questa finale 3°/4° posto.
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Il doppio libero, un'arma vincente di Kiraly

La scelta, attuata da coach Kiraly, di alternare Justine Wong-Orantes (ricezione) e Morgan Hentz (difesa) è ormai conosciutissima ma genera comunque i frutti sperati dal tecnico a stelle e strisce. I grandi attacchi riescono a superare questa staffetta, ma non sempre senza patire qualche momento di difficoltà. Certo, per pallavoliste come Boskovic o Egonu fa davvero poca differenza quale sia la libero avversaria, ma per una Nazionale che vive anche di pallonetti e rigiocate, trovarsi a dover affrontare due giocatrici diverse nello stesso ruolo potrebbe mettere qualche granello di sabbia negli ingranaggi, di per sé già imperfetti, della fase offensiva Azzurra. Non c'è più Megan Courtney, che a Conegliano giocava banda ma con gli Stati Uniti a Tokyo 2020 avrebbe dovuto essere la libero titolare prima dell'esplosione di Wong-Orantes nella VNL 2021, e rispetto agli ultimi Giochi Kiraly ha portato una libero in più (Hentz) per sopperire alle assenze pensatissime di Kimberly Hill e Jordan Larson, due schiacciatrici fenomenali anche in difesa e ricezione. Questa staffetta non è riuscita a "rendere umana" Boskovic, ma potrebbe farlo con una Egonu che, a nostro avviso, per tutti questi Mondiali non è mai stata al 100% a livello fisico-atletico, altrimenti non si spiegherebbe la clamorosa e improvvisa involuzione nel fondamentale dai nove metri.
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