Un ottimo Fognini non basta: vince il ritrovato Nadal
Aggiornato 02/08/2015 alle 16:37 GMT+2
Nella finale di Amburgo Rafa e Fabio danno vita a una grande partita, ma è Nadal a portarla in porto in 2 ore e 34 grazie a una maggiore attenzione nei momenti chiave. Finisce col punteggio di 7-5, 7-5. Sfuma così per Fognini il bis dopo il titolo vinto nel 2013
Una delle migliori finali dell’anno arriva forse nel momento più inaspettato. Vuoi perché queste settimane di transizione post-Wimbledon verso il cemento americano sono da sempre di scarso appeal; vuoi perché col Nadal versione 2015 abbiamo imparato che era meglio andarci con le molle; vuoi perché con Fabio Fognini si è sempre nelle condizioni del non saper cosa aspettarsi.
E invece ad Amburgo tutto si incastra perfettamente. Nadal trova una delle sue miglior prestazioni dell’anno e Fognini, probabilmente forte del 2-0 sul maiorchino in questa stagione – leggasi Rio e Barcellona – si sveglia col piede giusto, dando vita a una partita dove non è mancato davvero nulla: pathos, qualità, polemiche e anche un sano bisticcio.
Alla fine però, dopo 2 ore e 34 di vera lotta, a uscirne vincitore è Rafa Nadal, dimostrando come nei momenti chiave l’esperienza di un ex numero 1 del mondo sia arma di preziosissimo valore; e condannando così al tempo stesso un Fognini che certamente avrebbe meritato di più.
E invece il match, giocato giustamente tutto sull’acceleratore da un Fabio sì falloso ma al tempo stesso quasi sempre in comando delle operazioni – 39 vincenti e 60 non forzati sono la statistica che dovrebbe farvi capire a quale tipo di trama abbiamo assistito – si è risolto entrambe le volte in dei dodicesimi game davvero al cardiopalma.
Nel primo set, dopo un avvio davvero eccezionale di entrambi– 32 minuti per giocare 4 combattutissimi game fatti di break e controbreak –Nadal ha piazzato la zampata che ha permesso di giocare un secondo set relativamente più tranquillo.
E’ proprio lì però che si sono visti i grandi progressi di Fabio. Fognini non ha assolutamente staccato la spina ma è anzi rientrato da una situazione davvero complicatissima. Sotto 1-3 e con 2 palle per l’1-4 a favore di Nadal, Fognini ha prima trovato il controbreak e si è poi andato ad esaltare salendo fino 4-3 e servizio.
Una reazione fatta di rabbia e spinta quella di Fognini; un tennis di grandissima qualità e che ha sottolineato come Fabio, se concentrato e in giornata, sia un tennista con un braccio e una tecnica inferiore davvero a pochi.. oltre che un caratterino in grado di poter fare innervosire davvero tutti...
Eppure alla fine anche il secondo set è stato vinto da Nadal. Già, il grande rammarico per Fognini arriva infatti proprio nel momento chiave. Subito il controbreak da Nadal per il 4-4, Fognini ha strappato nuovamente il servizio al maiorchino portandosi sul 5-4. Lì però, per 3 turni consecutivi, abbiamo assistito all’incapacità del ligure di compiere l’ultimissimo passo. Prima due set point non sfruttati sul 40-15 che rimettevano Nadal sul 5-5; successivamente due palle break consecutive non prese (di nuovo sul 40-15) nel turno di servizio di Nadal e infine, quasi come una maledizione, due palle game non sfruttate (ancora 40-15) che gli avrebbero regalato il tie-break.
Insomma, in un mix tra qualche regalino di troppo e un paio di giocate strepitose di Nadal – vedi il rovescio che annullava il primo set point di Fabio nel decimo gioco – Fognini si è dovuto arrendere a un ritrovato Rafa, rinunciando così alla possibilità di rivincere un torneo portato a casa nella magica estate del 2013 ma soprattutto perdendo la chance di ritornare a ridosso della Top20 (sarebbe stato 21; si dovrà accontentare della posizione numero 27). Numeri che in fondo interessano relativamente a Fognini che da Amburgo esce circondato da un leitmotif che da sempre caratterizza la sua carriera: “Se giocasse sempre così…”
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