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Sinner-Alcaraz: tocca a Carlitos dimostrare quanto è matura questa rivalità

Simone Eterno

Aggiornato 16/03/2024 alle 18:42 GMT+1

TENNIS, INDIAN WELLS - Mentre Alcaraz si prendeva titoli, slam, copertine e n°1 del mondo, Sinner lavorava per inseguire. Oggi Jannik è lì e punta al sorpasso. Tocca a Carlitos dimostrare la maturità di questa giovane rivalità a cui il mondo del tennis brama di potersi aggrappare.

Jannik Sinner & Carlos Alcaraz

Credit Foto Getty Images

Più che un’eredità, suona come un fardello. Eppure Jannik Sinner e Carlos Alcaraz il peso di questa enorme responsabilità stanno provando a sostenerlo. Fin qui, anche con risultati abbastanza sorprendenti. Sì perché a questi due giovani e straordinari interpreti della racchetta, se vi fermate per un secondo a rifletterci, è stato chiesto “l’impossibile”. Traghettare il tennis nel futuro senza far notare troppo, se possibile, il passaggio dall’era di suo maggior splendore a un’epoca che sarà ancora tutta da scrivere. Il trittico Federer-Nadal-Djokovic, detentore di ogni record possibile della racchetta, è ciò che chi governa il tennis avrà il compito non tanto di provar a far dimenticare – utopismo puro – quanto banalmente di sostituire nell’immaginario collettivo. Sinner e Alcaraz, nell’attesa di altri ed eventuali interpreti, sono i due atleti del nuovo millennio che da un annetto e mezzo a questa parte stanno provando a ‘pensionare’, piano piano, le logiche e le rivalità a cui da tempo eravamo ormai abituati.
All’esplosione di Carlitos, più giovane e più precoce, si è affiancata di recente anche la ‘nuova dimensione’ di Jannik, capace di dimostrare sul campo, dallo scorso autunno in poi, tutte le buone parole che per lui erano state spese più o meno ovunque: da stampa ad addetti ai lavori, da colleghi tennisti al semplice tifo. E’ proprio grazie alla consacrazione di Sinner, arrivata con la conquistata del primo titolo slam della carriera, che il vero nuovo dualismo del tennis sta iniziando a prendere vita. Fino a gennaio era più che altro un desiderio di tanti – specialmente alle nostre latitudini; oggi, invece, una realtà dei fatti.
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Ed è sotto queste premesse che la sfida di Indian Wells, la prima di questo 2024 tra Sinner e Alcaraz, vuole porsi. Il confronto all’intero di una rivalità che inizia davvero a muovere i primi passi e prova a diventare più matura. E’ nelle parole degli stessi protagonisti che si possono scorgere queste sfumature. C’è Alcaraz ad esempio che analizza freddamente il momento e parla di Sinner come “il miglior giocatore del mondo”.
Ha ragione. Nella fotografia di oggi, riassumibile in quel conteggio matematico che è la Race 2024, nessuno ha più punti di Jannik. E questo perché nessuno ha fin qui vinto più di Sinner. Alcaraz lo sa e non ha problemi nel sottolinearlo, non tanto per una volontà di scrollarsi di dosso la pressione che da qualche tempo qualcuno, dalle sue parti, ha iniziato a mettergli; quanto casomai per il riconoscimento del lavoro fatto dal giovane rivale, ritradottosi sul campo in quello che potrebbe essere un sorpasso anche in termini di ranking ATP.
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C’è poi lo stesso Sinner, che con la sua algida lucidità dietro un microfono racconta in fondo ciò che è banale ricordare, ma non per questo scontato farlo: “La forza dei Fab 4 è stata quella di spingersi a un costante miglioramento”.
E fin qui, se ci pensate, il meccanismo per Jannik ha anche funzionato. L’esplosione fragorosa del pirotecnico Alcaraz è stata una deflagrazione a cui Sinner ha dovuto trovare soluzione. Mentre Carlitos si prendeva titoli, copertine, n°1 del mondo e luci della ribalta, Jannik restava la promessa non ancora compiuta. Il percorso che da due anni l’ha visto passare attraverso un parziale cambio di team e più di qualche delusione sul campo, specialmente a livello slam, è stato compensato da due ingredienti fondamentali come pazienza e lavoro. E’ con questa ricetta che Sinner ha chiuso il gap su Alcaraz, mettendo mano agli aspetti tecnici e mentali della questione e conquistando esattamente ciò che Carlitos, due anni più giovane, aveva già trovato prima di lui: il titolo 1000, il titolo slam e soprattutto le vittorie quando contava.
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Jannik Sinner e Carlos Alcaraz

Credit Foto Getty Images

Dallo scorso Wimbledon in poi Jannik Sinner ha vinto 10 delle 11 partite disputate contro i Top 5; prima di quel torneo il suo score raccontava di 23 sconfitte a fronte di solo 4 vittorie quando si trattava di sfidare qualcuno dei primi 5 della classifica mondiale.
Da questo punto di vista dunque, se consideriamo appunto gap colmato, reazione, capacità di rispondere ad aspettative e pressioni di tutto il contorno, Sinner “il suo” l’ha fatto. Tocca ad Alcaraz, se volete, rispondere a quei “progressi” cui lo stesso Jannik accennava con quelle parole riferite alla grandezza dei Fab 4. Se i successi di Alcaraz hanno probabilmente contribuito ad alimentare la voglia di Sinner di arrivare, tocca adesso a Carlitos provare a dimostrare di essere stato altrettanto stimolato dalla minacciosa rincorsa di Jannik. Lo spagnolo sarà in grado di riproporre quel “qualcosa in più”, specie dopo le uscite meno scintillanti degli ultimi mesi? In questo nono capitolo della loro giovane rivalità, la curiosità è soprattutto questa. Capire, insomma, se questo dualismo può davvero funzionare come quelli del passato, se si configurerà come una costante corsa al rialzo delle performance di entrambi; se, insomma, uno saprà spingere l’altro verso nuove vette così come gli illustri predecessori hanno fatto.
Sinner, nell'ultimo anno ma da settembre in poi specialmente, ha dimostrato di poterlo fare. Tocca ad Alcaraz raccontarci quanto è matura - o potrà diventarlo - questa rivalità a cui il mondo del tennis brama di potersi aggrappare.
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