E' Dimitrov il Maestro del 2017: sconfitto Goffin in 3 set, suo il titolo a Londra
Aggiornato 20/11/2017 alle 03:17 GMT+1
Nella finale più importante della carriera (per entrambi) il bulgaro si impone per 7-5, 4-6, 6-3 e suggella così la sua grande settimana: è lui il Maestro delle ATP Finals 2017. Dimitrov chiude così l'anno da numero 3 del mondo e forte del titolo più prestigioso mai messo in bacheca. Per Goffin, sconfitto nonostante la buona partita, la testa è già a Lille per la Coppa Davis in casa della Francia.
dall’inviato a LONDRA – Per Dimitrov è finita con il prevedibile crollo a terra e il successivo pianto liberatorio; per Goffin con una sciagurata volée sotterrata e l’abbraccio di consolazione dell’avversario. Probabilmente non è stata la finale tra i due tennisti più forti del mondo; ma senza dubbio è stata quella tra coloro i quali meglio si sono espressi durante queste ATP Finals 2017. E questo, di per se, già dovrebbe bastare.
Un’edizione del Masters bistrattata dai più per l’assenza dei grandi nomi che negli ultimi anni avevano monopolizzato questo evento. Dai lungodegenti Djokovic, Murray e Wawrinka agli sconfitti – chi dai dolori, chi dal campo – Nadal e Federer. Però, ecco, un’edizione competitiva. La più competitiva degli ultimi 5 anni. Undici partite finite al terzo set su 15 giocate; finale compresa. Avvenimento che non registravamo dal 2011, quando Federer passò su Tsonga.
E dunque, nel pieno spirito della settimana, è stata una finale bella. Se per bellezza del tennis vogliamo andare oltre alla pura estetica del gesto e inserirci passione, cuore, pathos, e perché no anche qualche tremolio sul più bello. E allora ecco che ripartire dalla fine prende ancor più senso, con i 3 match point consecutivi annullati da un coraggioso David Goffin nel suo ultimo turno di servizio e il successivo mezzo dramma di Dimitrov, passato alla quinta chance solo grazie all’incapacità del belga di chiudere con la volée a rete un punto già fatto (e di portare nuovamente Dimitrov ai vantaggi).
Qui dentro il senso di una battaglia durata due ore e mezza e iniziata con una serie di break e controbreak più da circuito WTA che altro. Un primo set di non eccellentissimo livello dal punto di vista della qualità complessiva espressa – con più errori che colpi vincenti – ma che ha saputo pian-piano mettere in partita i due protagonisti, che dal secondo set in poi hanno senza dubbio alzato il proprio rendimento.
E dunque se rammarico ci può essere per Goffin è proprio nel primo set più che nel finale, con il belga per due volte avanti di un break e per due volte ripreso dall’avversario, prima della beffa del set scappato poi proprio nel dodicesimo – e più delicato – turno di servizio. Già perché poi sono saliti, come già sottolineato, entrambi. Soprattutto nel rendimento della prima, mettendo dunque in scena uno spettacolo di tutto rispetto. Goffin è stato cinico nella gestione del secondo parziale, col break strappato alla prima reale possibilità e tenuto fino al 6-4 che portava ogni discorso al terzo.
Set decisivo iniziato poi con 3 palle break proprio a favore del belga, ma sulle quali Dimitrov ha trovato l’aggressività e il coraggio giusto per rispedire al mittente gli attacchi di Goffin. Prima di un finale già scritto e di un break arrivato nel sesto gioco a chiudere, di fatto, nonostante le fatiche finali, tutti i giochi.
Dimitrov vince così il titolo più importante della carriera e lo fa al termine di una stagione per lui tutto sommato emblematica. Un’annata iniziata vincendo 14 partite su 15 – Brisbane+Sofia; e la sconfitta è quella clamorosa battaglia in semifinale con Nadal all’Australian Open – ma passata poi da un calo pazzesco da metà febbraio a luglio, con mai più di 3 partite vinte consecutivamente. Poi l’exploit di Cincinnati, primo 1000 della carriera; prima del secondo turno a New York, con il ko contro Rublev quando in tanti davano il bulgaro tra i favoriti del torneo. Infine il gran congedo: con 14 partite vinte su 18 nella stagione indoor, il titolo di Maestro qui a Londra e la certezza di chiudere l’anno da terza forza del tennis maschile, dietro solo agli alieni Nadal e Federer. Montagne russe che rappresentano ancora l’incredibile leggerezza, la spesso puntuale vacuità tennistica ma anche lo straordinario potenziale e il meraviglioso talento di un ragazzo in qualche modo arrivato oggi laddove tutti lo attendevano da tempo. In un’annata destinata, anche per via di questo successo, a far discutere in eterno sia i più caldi tifosi che i più accaniti detrattori.
Ora tutti in vacanza. Tutti escluso il povero Goffin, sconfitto oggi ma già da domani in viaggio verso Lille insieme ai connazionali Darcis, Bemelmans e De Greef per sfidare la Francia nella finale di Coppa Davis. Alla ricerca - lui in primis - di una nuova impresa, qui sfiorata di un nulla, prima del meritato riposo.
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