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Federer, è tutto vero! Torna in finale a Melbourne dopo 7 anni: Wawrinka s’inchina al 5° set

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Aggiornato 26/01/2017 alle 13:37 GMT+1

Il fuoriclasse di Basilea vince il derby svizzero con Stan e conquista la 28esima finale Slam della carriera a 35 anni, la sesta all’Australian Open, traguardo che non raggiungeva dal lontano 2010: 7-5, 6-3, 1-6, 4-6, 6-3 in 3 ore e 4 minuti.

Roger Federer - Australian Open 2017

Credit Foto AFP

Oltre i confini dell’epica. Domenica alle 9:30 assisteremo alla storia del tennis. Roger Federer a 35 anni e 174 giorni è il più anziano tennista a raggiungere la finale di uno Slam dai tempi di Ken Rosewall. Allo US Open correva l’anno 1974. La conquista della 28esima finale in un major da parte del re è quella dai contorni più commoventi, una pagina indelebile di questo sport che spinge alle lacrime chi la commenta e all’esaurimento delle energie psicofisiche chi ha l’onore di celebrarla.
Federer torna all’ultimo atto dell’Australian Open dopo sette anni, lo fa per la sesta volta a Melbourne, dove ha trionfato in quattro edizioni. La portata dell’impresa assume le dimensioni del miracolo perché al quinto set c’era un solo favorito: Stan Wawrinka. I primi due set sono, infatti, di marca basilese con un passante che non si può insegnare ma soltanto ammirare a schiudergli le porte del 7-5 iniziale in 50 minuti.
Il secondo è un dominio del vincitore di 17 Slam che toglie sempre il ritmo a Wawrinka, straordinario interprete che ha, però, bisogno di colpire e ingaggiare il braccio di ferro da fondo per sentire la palla. Senza appoggi, senza riuscire a tenere i piedi ben piantati per terra al momento dell’impatto con la pallina, Stan cede 6-3 e sembra rassegnarsi a una conclusone relativamente rapida come nei precedenti giocati sul cemento con l’amico Roger.
Invece, l’infinito orgoglio dell’altro svizzero, tennista che quando arriva in fondo agli Slam si esalta, vincente di professione (3 successi su 3) spinge l’antidivo a ribaltare l’inerzia della semifinale. Un 6-1 lampo è il preludio a un break ottenuto in apertura di quarto parziale, quando Federer perde spinta sia con il servizio che da fondo. Un contro-break immediato è il segnale di un nuovo equilibrio, rotto tra l’ottavo e il nono game: The King non capitalizza, al contrario dello svizzero di Losanna che mette tutto se stesso in un passante di rovescio di rara bellezza.
Dopo due ore e 24 minuti di partita, il biglietto per la finalissima è nelle mani di un solo padrone. In quell’istante, però, contro la logica, contro il ranking, contro l’inerzia e contro ogni qualsivoglia forma di razionalità scendono in campo gli dei. Roger chiede il medical time-out per la 'prima volta' in carriera (un'iperbole che userà a fine match), cancella una palla-break vitale sull’1-1 e strappa la battuta a Stan The Man che perde improvvisamente la prima di servizio e anche la partita con un doppio fallo.
Roger Federer sei mesi fa temeva di dover dire addio al tennis, programmava un match esibizione con Rafa Nadal per i nostalgici e non sapeva nemmeno se sarebbe mai risceso in campo sui palcoscenici più ambiti. Oggi, 26 gennaio 2017, si prepara, invece, a un’altra finale. E se sarà contro Nadal assisteremo con ogni probabilità all’ultima sensazionale sfida tra i due più grandi rivali di quest’era tennistica.
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Australian Open: Federer-Wawrinka, gli highlights

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