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L'Italia rischia la Serie C: un vuoto tecnico e strutturale da cui è difficile risalire

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Pubblicato 13/02/2017 alle 15:08 GMT+1

Le azzurre sono state spazzate via dalla modesta Slovacchia in Fed Cup e il ricambio generazionale stenta ad arrivare: senza investimenti sul talento, a partire da impianti e infrastrutture, finiremo per abituarci alla mediocrità.

Fed Cup 2013, Italia: Karin Knapp, Sara Errani, Flavia Pennetta, Roberta Vinci e Francesca Schiavone (Ap/LaPresse)

Credit Foto LaPresse

È stato un onore giocare con la maglia azzurra per 15 anni. Emozioni e grandi battaglie. Un grazie speciale a tutte le mie compagne di viaggio
Il saluto di Francesca Schiavone ci lascia un senso di malinconia per quello che è stato e che resta nei nostri ricordi. La gratitudine è tanta, ma quando si sprofonda non resta che rimboccarsi le maniche e risalire. L’Italia 4 volte vincitrice della Federation Cup (2006, 2009, 2010 e 2013) non esiste più. Non sono passati secoli, ma in uno sport come il tennis quattro anni sono tanti e a noi questo lasso di tempo ha presentato il conto.
L’Italia è tornata dal weekend di Forlì con le pive nel sacco, spazzata via dalla Slovacchia, e ora rischia seriamente la retrocessione nella Serie C della Fed Cup, la massima competizione a squadre di tennis femminile. Le ragazze di Tathiana Garbin dovranno difendere il proprio posto nel World Group II (la Serie B) il 22 e il 23 aprile: incontreranno una delle quattro squadre che hanno vinto il primo turno in Serie C (Serbia, Gran Bretagna, Canada, Kazakhstan). Gli spareggi determineranno l’avversaria, ma in questo momento ci interessa solo guardare in casa nostra.
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2010 Fed Cup Italia Italy

Credit Foto Eurosport

A batterci non è stata esattamente una corazzata del tennis mondiale, ma la Slovacchia di Hantuchova, Sramkova e Cepelova, rispettivamente numero 245, 118 e 98 del ranking Wta. Dall’anno scorso il crollo del nostro movimento è stato verticale: prima della Slovacchia c’erano state le sconfitte contro la Francia ai quarti di finale e il ko contro la Spagna nel play-off del World Group I per una retrocessione che speriamo non venga bissata tra due mesi.
Il neocapitano Garbin ha esordito convocando la Schiavone, giunta all’ultimo anno della sua carriera, e Sara Errani, in evidenti difficoltà fisiche ormai da tempo. Ad alimentare qualche discussione è stata l’assenza di Roberta Vinci mentre Karin Knapp non è stata chiamata perché ancora alle prese con diversi problemi fisici. Dal canto suo, Camila Giorgi, squalificata per 9 mesi e ormai fuori dal giro della Nazionale, è in rotta totale con la Federazione. Uno spreco di talento che ha radici lontane quello della maceratese. Jasmine Paolini (n. 215 Wta) e Martina Trevisan (n. 230 Wta), rispettivamente classe 1996 e 1993, entrambe alla prima chiamata in Fed Cup, hanno fatto tesoro di questa esperienza per un futuro che appare tutto in salita.
L’idea è quella di dare sempre più spazio alle giovani nell’iniziare un nuovo ciclo. Era importante per loro, intanto, essere qui, conoscere il team e le tenniste che hanno fatto la storia del nostro tennis
Questo è stato il commento a caldo della Garbin ed è stato emblematico che a mettere la parola fine al confronto del PalaGalassi di Forlì sia stata una talentuosa slovacca classe ’96 di nome Rebecca Sramkova che ha sovrastato in potenza le nostre veterane prendendole a pallate. Il problema in fondo è tutto qui e non è poco. Il ricambio generazionale nel Belpaese stenta ad arrivare e affidarci all’esperienza non basta più. Ogni settimana il nostro movimento fatica a regalarci soddisfazioni, non riesce a emergere e, dopo Flavia Pennetta, anche le altre big sono sul punto di appendere la racchetta al chiodo.
GIOCATRICEPOSIZIONE
Vinci25
Errani49
Giorgi75
Schiavone97
Knapp144
Paolini215
Trevisan230
A loro va il nostro grazie, ma ora occorre interrogarsi su cosa c’è dietro. Le cariche dirigenziali della FIT conoscono perfettamente la situazione: senza investimenti seri su impianti e infrastrutture non si possono coltivare i talenti di domani, questione che vale anche per il tennis maschile naturalmente. "Chi è diventato forte è nato forgiato all'estero o da investimenti familiari e privati", spiegava qualche mese fa Angelo Binaghi, il Presidente della Federazione Italiana Tennis. E, quando non si riesce a ripartire, si può solo sperare in qualche exploit finendo per abituarsi alla mediocrità.
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