Opinion
TennisRoger Federer: quando i numeri non bastano ma la parola si fa superflua
Aggiornato 03/03/2019 alle 09:15 GMT+1
Un elogio ai 100 titoli professionistici dello sportivo più longevo e vincente di sempre.
Si potrebbe raccontare di 100 titoli professionistici.
Si potrebbe parlare di come da 18 anni consecutivi, con l’unica eccezione dell’annus horribilis 2016, ci sia stato almeno un successo.
Si potrebbe investigare su cosa facciano nella vita gli iscritti all’ATP di Milano edizione 2001, tutti pensionati da un pezzo. Eccetto uno.
Si potrebbe portare l’attenzione su come dei 700 giocatori attualmente con una classifica ATP, soltanto in 16 siano arrivati in doppia cifra alla voce ‘trofei’. Figuratevi in tripla.
Si potrebbe sottolineare come un quinto dei successi – 20 su 100 – sia arrivato nei tornei dello slam. Uno sproposito.
Si potrebbe giocare con la matematica: dal 4 febbraio 2001 al 19 agosto 2007; 341 settimane; 2387 giorni per raggiungere i primi 50 titoli. Dal 9 settembre 2007 al 2 marzo 2019 per fare gli altri 50; 599 settimane, 4192 giorni. Un’eternità.
Si potrebbe persino spulciare tra le superfici: erba, cemento, terra, sintetico, aperto, chiuso; ce ne sarebbe comunque per tutti i gusti.
Si potrebbe parlare di colpi epici, soluzioni impossibili, gioie, dolori, cadute e ritorni.
Si potrebbero scomodare le più efferate penne.
Si potrebbero proporre i più arditi paragoni, del resto quale altro sportivo ha avuto un così alto rapporto di longevità/successo nella storia di qualsiasi altro sport professionistico?
Si potrebbero scrivere cinquantaseimilatrecentoventisei battute per analizzarne servizio, dritto, rovescio, volée.
Si potrebbe fare tutto ciò e tanto altro ancora.
Non lo faremo.
Basta il nome: ROGER FEDERER
Quando i numeri da soli non bastano, ma la parola si fa superflua.
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