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Le pagelle del Roland Garros 2018: il miracolo Cecchinato, il mito Nadal

Simone Eterno

Pubblicato 11/06/2018 alle 11:00 GMT+2

Tra vincitori, vinti, sconfitti, sorprese, delusioni e italiani, diamo come al solito i voti: dal mito Nadal, uomo in grado di banalizzare il concetto di vittoria, all'impresa epica di Marco Cecchinato. Ma anche il viaggio della Halep, il ritorno della Stephens, i drammi dei francesi, le lune di Dimitrov e l'arrivo di un ragazzo italiano dal futuro luminoso: Matteo Berrettini.

Marco Cecchinato, l'eroe inatteso del Roland Garros 2018

Credit Foto Imago

dall'inviato a PARIGI - Numeri e nomi con i voti del Roland Garros 2018. Tutto ciò che di rilevante c'è stato - secondo noi - con il classico pagellone di fine torneo.

I vincitori

  • Rafael Nadal. Ha banalizzato il concetto di vittoria in una disciplina dove due quindici consecutivi persi in una partita dominata, a volte, possono costare il successo. Rafael Nadal lo capiremo meglio tra venti o tren’anni, quando guardandoci indietro noteremo l’anomalia. Voto 11. Oltre le definizioni.
  • Simona Halep. Si dice che la destinazione abbia tutt’altro valore se arriva alla fine di un viaggio impervio. Ecco, nella carriera di Simona Halep di ostacoli da evitare ce ne sono stati parecchi, compresi quelli dell’ultimo pezzetto di tragitto dove la n°1 del mondo ha finalmente dimostrato il suo essere degna di tale titolo. Un Roland Garros strappato di prepotenza soprattutto dalle mani di chi dei titoli slam già li aveva vinti – Muguruza e Stephens – e con due partite che solo qualche tempo fa non avrebbe portato a casa. Voto 10. Alla prima della classe.

I finalisti

  • Dominic Thiem. E che gli si può dire? Ha battuto tutti, dallo Zverev con cui si contendeva il ruolo di secondo favorito alla sorpresa Cecchinato passando per ossi duri come Tsitsipas, Nishikori e lo stesso Matteo Berrettini. Si è arreso, in una finale in cui ha provato tutto e il contrario di tutto, a un problema per il quale non esiste soluzione. Voto 9. Al primo degli umani.
  • Sloane Stephens. No, lo US Open preso a sorpresa la scorsa estate non è stato ‘un caso’. Anche su una superficie storicamente poco incline al suo tennis, Sloane Stephens ha dimostrato di essere giocatrice vera issandosi a ennesima minaccia concreta alla missione della Halep. Per un set a un picco praticamente ingiocabile, si è arresa solo all’inevitabile compiersi del destino. Voto 9. Alle nuove certezze.
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PARIS, FRANCE - JUNE 09: Winner, Simona Halep of Romania (R) and runner up Sloane Stephens of The United States (L) celebrate with their trophies following the ladies singles final during day fourteen of the 2018 French Open at Roland Garros on June 9, 20

Credit Foto Getty Images

Gli sconfitti

  • Lucas Pouille. Et voilà, le delusioni di casa sono una costante cui ormai il pubblico francese ha fatto il callo. Il vero sconfitto del tabellone maschile è senza dubbio Lucas Pouille. E non tanto perché si aspettassero che lui qui vincesse il torneo, quanto, piuttosto, perché da testa di serie n°15 almeno una seconda settimana se l’attendevano più o meno tutti. Invece nulla; il piccolo ‘Gastone’ d’Oltralpe questa volta non ha pescato il jolly. Sconfitto dalle bordate di colui il quale sembra pronto a sostituire Berdych sotto tutti i punti di vista, in primis quello di non vincere mai le partite toste: Karen Khachanov. Voto 4,5. All’anonimato.
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Roland Garros: Khachanov-Pouille 6-3, 7-5, 6-3, highlights

  • Kristina Mladenovic. Figuratevi nel femminile, dove lo psicodramma dei cugini raggiunge vette altissime ormai da 51 anni (no, Mary Pierce non vale) e dove alla temutissima ‘sindrome Mauresmo’ ancora evidentemente non hanno trovato un vaccino. Un’epidemia senza fine, costante, anno dopo anno, che affligge tutte le ‘Marianne’ d’Oltralpe. Kiki, nell’ultimo biennio, senza dubbio la miglior rappresentare di un quadro clinico disperato. Voto 4. Agli antidoti.
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Kristina Mladenovic al Roland-Garros. Una foto più di mille parole...

Credit Foto Getty Images

Le sorprese

  • Marco Cecchinato. Da quando ho il piacere di curare queste righe, mai un tennista italiano era finito sotto la voce ‘le sorprese’. Marco Cecchinato, dal ‘nulla’ a ‘tutto’, si è preso invece non solo i titoli nazionali, ma l’intera scena mondiale. Dalle interviste Instagram col sottoscritto al primo turno a 10 televisioni accalcate per chiedere ‘da dove arrivi’, ‘come ci sei riuscito’, ‘cosa provi’ e altre strepitose banalità che la nostra categoria è solita esaltare in queste situazioni. Autocritiche a parte, ci siamo emozionati tutti col suo sogno, vivendo due settimane che l’Italia tennistica non conosceva da 40 anni. Voto 10. All’impresa.
  • Madison Keys. Tra le 30 papabili vincitrici del torneo femminile, il nome ‘Madison Keys’ non era uno di questi. A dimostrazione della totale e meravigliosa casualità del ring WTA, la Keys invece è venuta a zittirci uno a uno, arrivando in semifinale su una superficie dove francamente nessuno le dava due lire. Più merito suo però a ‘sto giro che demerito delle altre, con scalpi importanti come quello della Osaka e della sorprendente Buzarnescu (giustiziera di Svitolina). Insomma, un bel cammino fino a un’improbabile semifinale. Voto 8. Alla comparsata.
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Keys: "Ora che sono in semifinale posso dirlo: la terra rossa mi piace..."

Le delusioni

  • Grigor Dimitrov. In partita per un set e mezzo contro il veterano Verdasco, è riuscito a staccare la spina in un match dove l’opinione complessiva, dopo 3 game, era “no vabbé Verdasco non ne ha già più”. Fuoriclasse dell’eutanasia tennistica, Dimitrov ci insegna ancora una volta a come fallire alla grande, ma sempre con stile e con l’approvazione della stampa hipster. Un fenomeno vero, insomma. Voto 4,5. All’illusione.
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Roland Garros: Verdasco-Dimitrov 7-6, 6-2, 6-4, highlights

  • Elina Svitolina. Domina Roma, scherza in finale l’attuale n°1 del mondo, salvo poi perdere da Buzarnescu due settimane dopo. E perdere senza appelli, che fa una bella differenza. Eccone un’altra che quando vede gli slam spegne la luce manco fosse un Alexander Zverev qualunque (a proposito, voto 6 striminzito al ragazzino). Mai oltre i quarti di finale nei major, alla bella Elina serve un ripasso di concetti chiave come ‘priorità’, ‘prestigio’, ‘punti’, ‘montepremi’. Voto 4. Ai problemi di comprensione.

Gli italiani

  • Matteo Berrettini. Ce n’è ragazzi. Qui ce n’è sul serio. Ci esponiamo. Corriamo il rischio. E’ il primo grande risultato in un torneo dello slam di un ragazzo presente sotto tutti i punti di vista: testa, gioco, cuore, caratteristiche fisiche, team, famiglia e – ci dicono – anche voglia di lavorare. Il torneo del 22enne romano Matteo Berrettini si è fermato al 3° turno contro il signor Dominic Thiem, cui per altro ha strappato un set e costretto a tirar fuori il vestito migliore. Se il destino ci lascia in pace – noi, plurale, inteso come italiani – nei prossimi 2/3 anni dagli exploit potremmo passare alle presenze fisse nella settimana che conta. E, chi lo sa, anche qualcosa in più. Voto 8,5. Al prospetto.
  • Camila Giorgi. E’ andata a ‘tanto così’ dal far saltare la testa della finalista e dominatrice del primo set e mezzo conclusivo Sloane Stephens. La Giorgi continua a tirare tutto e giocare il suo tennis, ma ha dato – almeno qui a Parigi – la sensazione di aver fatto un piccolo step in avanti, di essere leggermente cresciuta nella comprensione della partita. Certo, ‘continuità’ rimane un concetto cui trovare la soluzione, ma in questo Roland Garros dopo l’impresa della Halep e il tennis della Stephens, forse è stato proprio il cammino della Giorgi uno dei punti di analisi più interessanti. Vedi mai che a Wimbledon… Voto 7,5. Alla nuova primavera.
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