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Marco Cecchinato, cinquanta sfumature di rosso: da Umago a Parigi, una favola che viene da lontano

Fabio Disingrini

Aggiornato 07/06/2018 alle 19:25 GMT+2

Quarant'anni dopo Barazzutti, c'è un italiano in semifinale a Parigi ed è la magnifica storia di Marco Cecchinato, dei suoi rovesci e le sue palle corte, dal primo match vinto negli slam all'impresa contro Novak Djokovic. Una carriera riscritta in cinquanta giorni sui campi in terra rossa; un sogno che oggi, contro Thiem, vuole continuare: Cecchinato è born to run.

Marco Cecchinato mostra il pugno nel match contro Novak Djokovic, Getty Images

Credit Foto Getty Images

Montecarlo, Budapest, Parigi e cinquanta sfumature di rosso. Cinquanta giorni che cambiano la vita dell’uomo, dello sportivo e del tennis italiano. Il trait d’union è la terra battuta, la nuova storia è quella di Marco Cecchinato, nato a Palermo il 30 settembre 1992, dopo una vita da challenger.

Djokovic, Panatta e Copil nel segno del destino

A vent'anni, Marco è ancora nel circuito Futures e i primi due li vince a Umago, sulla terra che Jelena Gencic fece studiare al piccolo Djokovic "in vacanza coi più grandi": erano Monica Seles e Goran Ivanisevic allenati dalla migliore. Vengono Modena e tre volte, fino alla scorsa primavera, Santa Margherita di Pula, mentre di Challenger ne conquista 5 ed è notizia di ieri: San Marino, Torino, Milano, Roma e, meno di tre mesi fa, Santiago del Cile. Là dove l’Italia trionfa in Coppa Davis nell’anno di grazia 1976, quello di Adriano Panatta campione del Roland Garros. Prima c’è un’ombra di “slealtà sportiva”: Marco rischia fino alla radiazione e invece è assolto, lui cambia allenatore e ricomincia da capo. Il nuovo coach è Simone Vagnozzi che nel 2010, a Bucarest, vinse il primo match ATP contro il big-server Marius Copil: un altro segno del destino.
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Adriano Panatta solleva il trofeo per la vittoria del Roland Garros 1976, Getty Images

Credit Foto Getty Images

Road to Parigi: una scalata lunga 49 giorni

È il 17 aprile la data che segna l’inizio di una nuova carriera per Marco Cecchinato. A Montecarlo gioca nel tabellone principale dopo aver superato le qualificazioni ed elimina Dzumhur: è la prima vittoria nei Masters 1000. A Budapest viene ripescato come lucky loser ma ormai il destino l’ha messo sotto la sua ala e il numero 92 del mondo, dopo aver battuto Seppi nel derby tricolore, prosegue la sua scalata: la prima semifinale, la finale e gli avversari messi in fila uno dietro l’altro. Cecchinato conquista così il suo primo titolo ATP nel 250 ungherese. È il 29 aprile e l’onda lunga lo trascina fino al primo maggio quando stende anche un Top 20 per la prima volta: ad arrendersi a Monaco di Baviera è un certo Fabio Fognini. Il ragazzo siciliano non sa che, però, il bello deve ancora venire e che Palermo, capitale italiana 2018 della cultura, brillerà anche nel tennis mondiale per merito suo.

All'origine dei record: la prima vittoria slam

Dicevamo di Copil, il gigante romeno è l’avversario del debutto al Roland Garros e Marco fiuta la prima vittoria in uno slam: ci aveva già provato a New York, Melbourne e Wimbledon giocando un major all’anno (dal 2015) però niente da fare. Anche a Parigi si mette male perché Copil quando serve fa i buchi nella terra e vince i primi due set. La risalita è lenta e sono quasi 4 ore di tennis durissimo fino a un 10-8 di oltranza al quinto. Bene così, al secondo turno c’è Marco Trungelliti che del Roland Garros è stato eroe per un giorno: in viaggio di notte - da Barcellona a Parigi, da nono ripescato - con il fratello al volante e la nonna sul sedile posteriore per non perdersi l’evento. Trungelliti batte all’esordio Tomic e sposta tutti i riflettori, sminuendo la piccola impresa di Cecchinato che però gioca coi favori del pronostico: Marco vince in 3 set di tennis “ordinato” e vola al terzo turno.

Carreno Busta e una pioggia di palle corte

Qui c’è Pablo Carreno-Busta che è uno specialista terraiolo, viene dai quarti di finale 2017 ed è decima testa di serie: sulla carta non c’è storia. Lo spagnolo vince facilmente il primo set, poi a Parigi inizia a piovere ed è fantasia su terra perché Marco disegna un arcobaleno di palle corte sotto il cielo di Bois de Boulogne. Come d’incanto, Cecchinato esce dalla buca con le variazioni sul tema degli scambi da fondo liftando i back, smorzando i drop-shot e alzando i lob finché Carreno non va in tilt e per poco, sfiancato dall’ennesima e vana corsa, non tira giù il net a racchettate. È solo il primo capolavoro.

Goffin e la genesi del rovescio lungolinea

Agli ottavi si alza l’asticella perché c’è David Goffin che l’ha appena battuto a Roma: il belga però non è in giornata e Ceck infierisce accelerando negli angoli, crivellando le righe, svelando questo magnifico rovescio lungolinea che chissà dove l’aveva nascosto. Marco è fra i migliori otto del Roland Garros e ai quarti c’è una montagna da scalare: si chiama Novak Djokovic però intanto il nostro ha già riscritto una carriera. Loro si conoscono: hanno frequentato l'accademia di Riccardo Piatti a Bordighera e Ceck ha fatto da sparring al serbo proprio a Montecarlo, all'inizio dei nostri cinquanta giorni.

Djokovic e un tie-break dei miracoli

Fin dai primi quindici, si capisce che Nole non legge le palle corte e questo rovescio lo soffre dannatamente. Cecchinato vince il primo parziale ed è già una mezza impresa, poi salva 3 set-point e ribalta la partita incassando anche il secondo. Qui Nole cambia tattica, alza il rimbalzo, ruota il manico, sporca le palle: ha capito che più gioca piatto e più gli tornano indietro dei vincenti. Djokovic domina il terzo set, sale nel quarto e la sua rimonta sembra fatale. C'è un game, quello del 5-2 serbo, in cui si dice che il nostro deve tenere la battuta per iniziare a servire nel quinto set, altroché. È qui che Marco scuote le regole del tennis dal suo epicentro rosso: Ceck si mette in trincea e si libra sulla riga di fondo, regge l'urto della diagonale di rovescio e cambia lungolinea... Fino a un tie-break che è fatto della materia dei sogni.

Contro Thiem per non smettere di sognare

L’austriaco, suo prossimo avversario, è il più forte giocatore sul rosso nel panorama mondiale escluso Rafa Nadal. Per raggiungere la semifinale ha battuto il giovane greco Tsitsipas, Matteo Berrettini, nuova promessa della nostra scuola, Nishikori e Zverev. Un cammino non banale e appena tre set lasciati per strada. Il fisico permette al numero 8 del mondo di essere un formidabile atleta: com’è possibile arginarlo? Thiem colpisce con molto spin ma senza troppe variazioni. È qui che Cecchinato dovrà giocarsi le sue carte provando a imporre il proprio tennis come nei primi due set con Djokovic. Il palermitano non teme il braccio di ferro da fondo e può invitare il suo avversario a rete, zona del campo che il classe 1993 non copre alla perfezione. L’altro fattore è la straordinaria resistenza di rovescio mostrata contro il serbo: il lungolinea può consentirgli di aprirsi il campo e fare match alla pari. Sono questi i fattori che, uniti alla costanza di rendimento al servizio, formano gli ingredienti da cui passa la conquista della finale del Roland Garros.
Articolo scritto a quattro mani da Alessandro Dinoia (Twitter @AlDinoDinoia) e Fabio Disingrini (Twitter @FabioDisingrini)
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