Iga Swiatek batte una grande Muchova e vince il suo 4° titolo Slam, 3° Roland Garros: 6-2 5-7 6-4

La buona notizia per tutto il pubblico del Roland Garros è che è stata una gran finale grazie al tennis ampio e raffinato di Karolina Muchova che lunedì, a ventisei anni, senza testa di serie a Parigi, si consolerà con il suo best ranking 16 con un unico rimpianto: quel doppio fallo sul match-point per le lacrime al vento d'una Parigi uggiosa.

La buona notizia per chi ha amato i regni di Chris Evert e Martina Navratilova, Steffi Graf e Monica Seles, delle sorelle Williams, di Martina Hingis e Justine Henin, è che Iga Swiatek è una giovane sovrana destinata per molto tempo a mirabili trionfi. E che se Elena Rybakina qui ritiratasi non saprà bissare il titolo di Wimbledon - e con lei nemmeno la detentrice dell’Australian Open Aryna Sabalenka, rimontata da Muchova nel suo psicodramma semifinale - allora potrebbe proprio essere la ceca Karolina una nuova gentilissima antagonista.

La finale è stata il match più intenso e lottato di questo Roland Garros. Forse pochi avevan pensato o sperato che la grande bataille della semifinale di Muchova potesse replicarsi e non per demeriti o stanchezze di Karolina, che anzi ha tirato tutte le sue frecce e persino la faretra per variare sul tema Swiatek: il colpo alto o il back basso per girare lo scambio, gli attacchi lungolinea o le accelerazioni di dritto per chiudere la volée, i rovesci inside out in uscita dal servizio, rifiutando assolutamente la diagonale del rovescio.

Con la tipica e vincente bonaccia del tennis ceco(slovacco), elegante e versatile, Muchova ha messo in campo un eccellente piano tattico e ben eseguito. A fortune alterne solo per la forza di Iga Swiatek che da fondo campo, fino a 6-2 3-0, non ha mai sbagliato un punto successivo. La numero 1 e detentrice vince infine col suo tennis concentrico e per molti, moltissimi aspetti, modernamente perfetto. Non ha il miglior servizio del circuito (Rybakina), non ha il colpo più potente (Sabalenka), non ha certamente il miglior tocco a rete e nemmeno il miglior drop-shot (Jabeur), ma il miglior footwork, la miglior risposta e il miglior rovescio (lungolinea) senz’altro sì.

Paziente in manovra da fondo per metter negli angoli e far sbagliare l'avversaria, specie quando nel secondo parziale, rimontata da 3-0 con doppio fallo nel nono game, s’è vista Muchova servire due volte per il set e vincerlo 7-5 con una splendida parata a rete da colpo più bello (e importante) della partita. Per naturale tensione dopo aver dominato un torneo senza lasciare in campo nemmeno un set, con 4 bagel nei primi tre turni, finalista in 7 ore contro le 12 di Muchova, Swiatek ha sofferto ogni volta le palle nuove (come Sabalenka in semifinale) e incassato 10 punti consecutivi della ceca, salita 2-0 nel terzo set, esaltandosi tra volée e passanti.

Più umana di un anno fa, quando stravinse il Roalnd Garros vincendo 37 match consecutivi, Iga ha sbagliato molto nell'ultimo parziale e ceduto pure il break del 4-3 prima di difendere il suo titolo a Parigi e vincere il quarto Slam. Con una risposta capolavoro, in ginocchio, e una delle volée più solide della sua breve e vincente carriera. Perché a ventidue anni, Iga Swiatek è già una campionessa sapiente che gioca col respiro sovrano delle più grandi. Anche quando ci son fiumi in piena da guadare prima della cavalcata trionfale di una regina a cavallo.

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