Sharapova, Azarenka e Serena Williams salde al comando: la rivoluzione può aspettare

Eliminate Genie Bouchard, Garbine Muguruza e Belinda Bencic dagli Australian Open, le ragazze Eighties regolano le ambizioni delle nuove stelle mostrando che forse, con le dovute postille, il "ritardo generazionale" del tennis femminile non è poi così diverso che nel circuito ATP. "Prenderanno il nostro posto, ma non adesso": parola di Maria Sharapova e come contraddire "Ghiaccio Bollente"

Maria Sharapova celebrates making the quarter-finals at the Australian Open

Credit Foto Reuters

Spesso si parla in termini generici, frettolosi e poco argomentati delle presunte diversità del tennis rosa rispetto a quello maschile, eppure anche il circuito femminile ha le sue certezze in termini continuativi e prestazionali se Maria Sharapova - al termine del match vinto contro Belinda Bencic, la nuova Hingis, connazionale diciottenne di Roger Federer - dice che le giovani pretendenti dovranno aspettare il loro turno. La russa "ghiaccio blente" non sarà allora da biasimare, perché anche il tennis femminile ha la sua dominatrice (per gli alieni, Serena Williams…) e le sue campionesse di lungo corso. Se poi a sollevare la questione ereditaria è una veterana che ha vinto Wimbledon a diciassette anni, completato il suo career slam a venticinque e festeggiato, in settimana agli Australian Open, la sua vittoria da pro numero 600, bisognerà proprio crederle…
Negli ultimi due anni, gli slam femminili sono stati vinti da Serena Williams (Australian Open 2015, Roland Garros 2015, Wimbledon 2015, US Open 2014), Petra Kvitova (Wimbledon 2014), Maria Sharapova (Roland Garros 2014), Li Na (AusOpen 2014) e Flavia Pennetta, straordinaria campionessa di Flushing Meadows lo scorso settembre. Di Serena, splendida trentaquatrenne, non c’è bisogno di parlare hic et nunc e anche di MaSha (28) abbiamo già detto mentre è singolare come la cinese Li Na e la nostra Flavia, coetanee classe 1982, si siano ritirate nell’anno dei loro rispettivi trionfi, come la Bartoli a Wimbledon. Insomma, negli slam femminili moderni e sempre contrassegnati - qui sì c’è una differenza sostanziale rispetto all’ATP - da una falcidie di teste di serie fin dai primi giorni, quali sono state invece le (poche) occasioni di ribalta per le nuove stelle del tennis rosa?
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Belinda Bencic agli US Open 2014 (AFP)

Credit Foto AFP

EUGENIE BOUCHARD, FINALISTA A WIMBLEDON 2014
Classe 1994, campionessa di Wimbledon Junior a diciott’anni, trascinata dalla sua Genie Army, la canadese centra due semifinali slam (Australian Open e Roland Garros) e la finale di Wimbledon al suo secondo anno da professionista. La sensazione però è che il suo tennis - piatto e potente, ma troppo costruito - non disponga di un piano B, alla ricerca sistematica del punto diretto fra vincenti ed errori non forzati (ricorda in questo Camila Giorgi) e che i difetti del servizio, a partire dal lancio palla, siano difficili da correggere. Mangia allenatori fra cui un certo Connors, nel 2015 la Bouchard non si ripete nei major, anzi, esce al primo turno in Europa e si ritira dagli US Open per un incidente negli spogliatoi tinto di giallo-rosa (era con Kyrgios?). Di 10 match contesi alle attuali Top Five del ranking WTA, Genie ha vinto una sola volta contro la Halep, con un head-to-head di 0-4 Sharapova, 0-2 Williams e 0-1 Radwanska, al secondo turno di questi Australian Open dopo la finale persa a Hobart. Tennista ridimensionata: quest’anno sapremo cosa aspettarci dalla sua carriera fin qui in controluce.
GARBINE MUGURUZA, FINALISTA A WIMBLEDON 2015
Nata a Caracas l’8 ottobre 1993, a vent’anni è già fra le migliori 8 del Roland Garros e l’anno scorso, a Wimbledon, elimina 4 teste di serie più alte di lei (Kerber, Wozniacki, Bacsinszky e Radwanska) prima di sbattere in finale contro Serena Williams, ma perdendo senza sfigurare. La spagnola, che è l’attuale numero 3 del ranking WTA, aveva piegato la Williams a Parigi (2014) col suo tennis solido da colpitrice profonda e vicina alle righe, ma dopo il Championships, escluso il successo al Mandatory di Pechino, inizia la sua flessione in termini major con una precoce eliminazione a Flushing Meadows (secondo turno) e la sconfitta di Melbourne contro la Strycova. La rivedremo grande protagonista, ma serve più regolarità e forse check-up della sua preparazione fisica su una struttura così “muscolare”.
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Serena Williams e Garbiñe Muguruza alla premiazione di Wimbledon 2015 (foto Eurosport)

Credit Foto Eurosport

BELINDA BENCIC, LA PIÙ ATTESA DEL 2016
Astro nascente del tennis mondiale, nata a Flawil, Canton San Gallo, il 10 marzo 1997, plasmata da Melanie Molitorová, madre di Martina Hingis. A quindici anni, Belinda Bencic vince il Roland Garros e Wimbledon Junior; a sedici debutta negli slam battendo, agli Australian Open, la quarantatreenne Kimiko Date-Krumm in uno scontro generazionale senza precedenti in termini di gap anagrafico; a diciassette è già testa di serie; a diciotto vince il suo primo torneo pro sull’erba di Eastbourne, bissando alla Rogers Cup e centrando i quarti di finale degli US Open. La nuova Hingis gioca un tennis postmoderno, dotata del miglior talento per svelare una sintesi di “classicismo futurista”, ma a Melbourne le sue ambizioni sono respinte in 2 set da Maria Sharapova. E così anche nel primo slam 2016, esclusa la ventenne Madison Keys già semifinalista un anno fa, le più probabili “outsider” restano giocatrici affermate come la Makarova, Angelique Kerber, la Maga Radwanska e una rigenerata Vika Azarenka, tiratissima e già due volte campionessa degli Australian Open prima del calvario. Tutte nate negli anni Ottanta: la rivoluzione può attendere.
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