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Tennis, è morto Mike, padre "tiranno" di Agassi: la sua vita da film

Matteo Zorzoli

Aggiornato 29/09/2021 alle 16:13 GMT+2

TENNIS - Il campione americano ha confermato la morte con un SMS al Las Vegas Review-Journal. I metodi di allenamento brutali di Agassi senior, come il "Drago" lancia-palline, sono diventati famosi grazie al best-seller Open

La famiglia Agassi nel 1986

Credit Foto Getty Images

òPer chiunque abbia letto "Open" oggi non può essere un giorno come tutti gli altri. Il papà di Andre Agassi, Mike, è spirato venerdì sera in un hospice di Las Vegas all'età di 90 anni. Lo ha confermato il figlio poche ore fa. Una vita da film, tra luci e ombre, resa celebre prima dall'autobiografia della leggenda del tennis americano, scritta a quattro mani con il giornalista premio Pulitzer Moehringer e poi dalla replica dello stesso Mike, con il libro "Indoor". Due letture imperdibili per tutti gli amanti del tennis, e dello sport in generale, che raccontano la genesi di un campione e un travagliato rapporto tra padre e figlio.

Pugile e padre "tiranno"

Nato da padre armeno in Iran, Emanoul Agassi da giovane era un discreto pugile: partecipò alle Olimpiadi di Londra 1948 (nei pesi gallo) e di Helsinki 1952 (nei pesi piuma). Dopo aver falsificato il passaporto, prese un volo sotto falso nome per New York, trasferendosi poi a Chicago. Nello stesso periodo anglicizzò il suo nome in Mike. Nel 1963 si trasferì a Las Vegas per lavorare all'hotel-casinò Tropicana: lì ha inizio la storia di Andre, l'ultimo dei quattro figli Agassi, il prescelto. Mike cresce il futuro 8 volte campione Slam a pane e tennis.
"È vero, ho attaccato una pallina da tennis sulla culla di Andre e appena ha potuto prendere in mano qualcosa gli ho messo una piccola racchetta. Quando è cresciuto e partecipava ai primi tornei ho urlato contro i giudici, e quando ha perso in una finale junior da Jim Courier, per colpa di un arbitro, e gli hanno dato il trofeo per il secondo posto, l'ho preso e l'ho buttato nel fiume. Mi interessava vincere, non la consolazione".
Nelle pagine di Open Andre descrive i durissimi allenamenti a cui il padre lo sottoponeva, tra cui l'utilizzo del "Drago", una infernale macchina lanciapalline modificata proprio da Agassi senior per aumentarne la difficoltà e la variazione delle traettorie.
"Da ragazzino ho odiato il tennis, vivevo nella paura di mio padre, che mi voleva campione a tutti i costi. Mi diceva: 'Se colpisci 2.500 palle al giorno, ne colpirai 17.500 alla settimana e quasi un milione in un anno. Un bambino che colpisce un milione di palle all'anno sarà imbattibile'".
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Agassi, lacrime di gioia: l'emozione dell'americano dopo il Career Grand Slam

Il campione americano immagazzina l'odio verso il padre e cresce con uno spirito ribelle, infrangendo qualsiasi regola gli venga imposta: indossa di proposito jeans strappati per provocarlo, approfitta dell'astio di Mike verso gli omosessuali esibendo più volte uno smalto rosa sulle unghie al solo scopo di farlo infuriare. Durante un torneo giovanile in Florida a cui partecipano diversi allievi della prestigiosa scuola di tennis di Bollettieri, Andre, che in quell'occasione è l'unico ad aver raggiunto una finale, si presenta al campo indossando il suo orecchino più vistoso, le unghie tinte di rosso fiammante, un'acconciatura da mohicano con la cresta rossa ed una salopette in jeans sgualcita. Provocazioni che conserverà in età adulta fuori e dentro il campo.
"Mi sono drogato con la metanfetamina, nel 1997, quando il mio primo matrimonio e la mia carriera erano in crisi".
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Andre Agassi e Steffi Graf nel '99

Credit Foto Getty Images

Mike non ha mai dato soddisfazioni al figlio, nemmeno quando il mondo si inginocchiava ai suoi piedi. Come a Wimbledon 1992, l'unico vinto in carriera dal Kid di Las Vegas dopo tre finali Slam perse. Le prime parole del padre al telefono furono: "Come hai potuto perdere il quarto set?" . E come nel giorno del suo matrimonio con Steffi Graf: "Me ne sono andato via a metà cerimonia. Ero stanco. Avevo avuto una giornata orribile. Volevo dormire, buttarmi su un letto. E sì, non mi piace la gente di Hollywood e non mi piaceva l'idea che fossero sposi". Ma se ancora oggi ci emozioniamo rivedendo i trionfi di Agassi, se quegli occhi sfuggenti ma così dannatamente vivi ci sono entrati nel cuore, è anche merito di un padre "tiranno" e della sua storia da film. Che la terra ti sia lieve, Mike.
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Il commovente addio al tennis di Andre Agassi agli US Open 2006

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