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Ritiri Sinner e Medvedev, Alcaraz acciaccato. Il tennis ha un problema: si gioca troppo

Matteo Zorzoli

Aggiornato 03/05/2024 alle 14:18 GMT+2

MASTERS MADRID - Prima il forfait di Djokovic, poi i ritiri (precauzionali?) di Sinner e Medvedev e l'eliminazione dell'acciaccato Alcaraz che si è cancellato anche da Roma. Il torneo di Madrid, uno dei sette 1000 allungati da 9 a 12 giorni, solleva l'annosa questione, ormai comune alla maggior parte degli sport: si gioca troppo, a discapito della salute dei giocatori?

Jannik Sinner

Credit Foto Getty Images

Auger Aliassime-Lehecka, Fritz-Rublev. Le semifinali maschili del Masters 1000 di Madrid, uno dei 14 tornei più importanti della stagione, impongono una riflessione ad organizzatori ed addetti ai lavori: dove sono finiti i "grandi nomi"? E' attrattivo per il pubblico (si badi bene: non per la nicchia, ma per il grande pubblico) un weekend conclusivo di un evento senza Djokovic, Sinner, Alcaraz o Medvedev? La risposta è, ovviamente, no. Se la discussione sulle cause della "moria" dei top4 si esaurisse nella semplice competizione e nella bravura dei cosiddetti outsider saremmo qui a parlare degli zero titoli di Djokovic nel 2024. O dell'allergia di Medvedev alla terra rossa. Ma il forfait pre-Madrid del serbo, i ritiri (precauzionali o meno) del russo e del nostro Jannik e i dolori del giovane Alcaraz (che ha saltato Montecarlo e Barcellona e non ci sarà a Roma) spostano l'attenzione su un aspetto fondamentale per un tennista, tanto più se in corsa per le posizioni più ambite del ranking: il calendario. 36 Atp 250, 14 Atp 500, 9 Masters 1000 (arriverà il decimo in Arabia Saudita dal 2027?) e i 4 Slam a cui si aggiungono Atp Finals, qualificazioni, gironi e Finals di Coppa Davis, United Cup e quest'anno anche le Olimpiadi. Da inizio gennaio a fine novembre si finisce in un tritacarne con pochissime settimane di riposo (da inserire negli spostamenti da un torneo all'altro). Un tour de force che giocoforza porta i migliori atleti del mondo a considerare "un allenamento" un Masters 1000 o a presentarsi in conferenza stampa da testa di serie n° 2 e detentore del titolo confessando "Sarò felice se riuscirò a vincere 3/4 partite". C'è qualcosa che non va.
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Sinner: "Montecarlo? Un allenamento per Roland Garros e Olimpiadi"

Giovedì 2 maggio, una giornata da dimenticare per il tennis maschile

Prendiamo ad esempio uno spettatore che ha comprato un biglietto della sessione diurna e uno della serale del secondo giovedi del tabellone maschile alla Caja Magica di Madrid. In programma i quarti di finale della parte alta. Assistere dal vivo ad una partita di tennis, si sa, è un rischio, ma il sopracitato amante della racchetta ha potuto godersi la miseria di un solo set su due match: il primo non si è neanche svolto causa forfait di Sinner che ha permesso ad Aliassime di accedere alle semifinali in poltrona, il secondo si è interrotto dopo mezz'ora per l'infortunio di Medvedev. L'insofferenza sugli spalti si è tradotta nei fischi (impietosi) al moscovita che, spaventato dalla fitta inguinale che si è palesata su una risposta al servizio di Lehecka, è scappato mestamente negli spogliatoi. Brutto spettacolo.

Masters 1000 "long edition", 20 giorni in più di partite per i top player

“La questione è semplice. Così è molto meglio per i giocatori tra le 50esima e la 100esima posizione nel ranking perché hanno la possibilità di giocare questi tornei importanti, ma è molto peggio per i topten o comunque per chi può arrivare in fondo. In questo modo si rimane molto più tempo in giro sul Tour e i giorni di riposo tra due partite non sono davvero giornate di riposo ma semplicemente di recupero” [Sascha Zverev]
Il susseguirsi di infortuni e ritiri nella capitale spagnola ha portato la stampa in loco a fare la stessa identica domanda ad ogni tennista che si è presentava in conferenza stampa: "Sei d'accordo con il nuovo format dei Masters 1000?". Tra chi si è scagliato apertamente contro (vedi Rublev, "a volte si prendono decisioni senza chiedere a nessuno") e chi ha accolto positivamente la riforma che ha allungato da 9 a 12 giorni sette Masters 1000, compreso quello di Roma (vedi Lehecka), l'opinione di Zverev va dritta al punto: chi ambisce alle fasi finali nei grandi tornei ha dovuto aggiungere alla programmazione teorica della stagione dai 15 ai 20 giorni in più di partite. Una vera e propria rivoluzione che porta sponsor e investimenti agli organizzatori e al Tour, ma che ha creato non poco scompiglio tra i giocatori e i loro staff. In particolare in coincindenza dello switch su terra rossa dopo l'intensa estate australiana e il Sunshine Double, già storicamente complicato.

Cosa bolle in pentola

Stando a quanto riportato lo scorso novembre da The Athletic, i vertici del circuito maggiore starebbero vagliando l'ipotesi di una rivoluzione del calendario, creando una vera e propria spaccatura tra l'èlite del tennis e il resto dei giocatori. "Premier Tour" è questa la denominazione del possibile nuovo sistema che premierebbe i tornei più importanti, gli Slam e i Masters 1000, che diventerebbero gli appuntamenti di riferimento in un calendario che sarebbe così paragonabile a quello della Formula 1: meno eventi, chiari e maggiormente riconoscibili. Lo scenario, stando alle indiscrezioni, prevederebbe un sistema a invito per tutta la stagione, una sorta di "carta per il Tour" paragonabile, a grandi linee, a quello che accade nel golf. Il nuovo sistema riguarderebbe sia Atp che Wta e permetterebbe ai migliori giocatori del mondo di pianificare con razionalità il proprio calendario, concentrandosi su meno appuntamenti rispetto a quanto accade ora. Il tutto senza eliminare gli attuali tornei 500 e 250, in cui giocherebbero gli "altri" tennisti con l’obiettivo di guadagnare punti per qualificarsi al "Premier Tour". Un discorso già sentito nel calcio, vero?
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