Andy Murray fuori con rabbia, Kei Nishikori fa il colpaccio al 5° set: è semifinale!

Uno sport da psicanalisi. Andy Murray c’impone di scomodare Freud e la sua scuola per poter spiegare quanto il tennis sia meraviglioso e allo stesso tempo spietato. Il giocatore che ha dominato la scena quest’estate, capace di vincere 26 match su 27, cade tra le polemiche dopo essere stato in controllo assoluto a causa di un malfunzionamento dell’impianto audio dell’Arthur Ashe. Key Nishikori in quattro ore di gioco si regala così un’altra favola a New York, teatro della sua finale impronosticabile contro Cilic nel 2014, dimostrandoci che la testa può giocare brutti scherzi anche al tennista più in forma del mondo.

La partita inizialmente segue lo sviluppo più logico: 6-1 Murray in un baleno poiché il giapponese paga un fondamentale, il servizio, decisamente troppo penalizzante a questi livelli. Sotto di un break anche nel secondo parziale, la testa di serie numero 6 sfrutta un rilassamento del suo avversario e l’interruzione causa pioggia che trasforma la partita in una sfida indoor anomala sotto il tetto. Andy perde spinta e il secondo set, ma rimette le cose a posto nel terzo con un’accelerazione tra nono e decimo gioco. La differenza, ancora una volta, è data dal servizio.

Poi, improvvisamente, qualcosa d’insolito - per usare un eufemismo - crea un cortocircuito nella mente dello scozzese. Marija Cicak, giudice di sedia diventata famosa da oggi quanto una star di Hollywood, interrompe uno scambio di cui Andy aveva preso le redini sulla palla-break del possibile 2-1 al quarto set, sul punteggio di 2 set a 1 in suo favore. Il motivo è un rumore che manda su tutte le furie lo scozzese che perde il game e la testa in un colpo solo. Murray lamenta una disparità di trattamento, menziona il regolamento e ricorda alla Cicak che poco prima aveva intimato di continuare a giocare in un episodio simile, sul set-point contro di lui.

Nishikori gli rifila un 6-0 di parziale portando a casa il quarto set e salendo di un break nel quinto. Il numero 2 del mondo, da grande lottatore, tra un'occhiataccia e l'altra indirizzata al giudice di sedia con il contro-break del 4-4 resta a galla complice anche la paura del giapponese che con il braccino inizia a rendersi conto del materializzarsi dell’impresa. In una guerra di sottili equilibri mentali, però, alla fine è Murray a essere tradito da una crisi di nervi. L'anomalia era successa anche nel match della Konjuh contro la Radwanska, ma evidentemente la risonanza mediatica dell'accaduto non era stata la stessa.

Il verdetto è 1-6, 6-4, 4-6, 6-1, 7-5 in quattro ore da consegnare alla storia degli US Open. Nishikori torna in semifinale con una statistica fenomenale: a New York, contro i top-10, ha vinto 5 partite su 5. Andy, invece, stringe la mano alla Cicak con un “thank you” che sprizza veleno, anche se gli alibi non si addicono a un tennista del suo livello. Novak Djokovic ora ha la strada spianata verso lo Slam numero 13.