Taylor Townsend, una bellezza XL alla conquista degli US Open
Pubblicato 30/08/2019 alle 13:30 GMT+2
No matter what they say. Con il suo tennis di bellezza oversize, fra dritti mancini e volée carezzate a rete, Taylor Townsend ha eliminato la campionessa di Wimbledon Simona Halep. L'ha fatto di rimonta, infiammando Kobe Bryant, Colin Kaepernick e la sua mentore Zina Garrison (atleti paladini afroamericani) seduti sul centrale di Flushing Meadows: storia di una donna dal sorriso extra large.
Qui New York, buongiorno Italia. Fra certe stravaganze della notte, come lo smash piroettato di Monfils o un game da 4 ace di seconda messi giù da Bublik contro Fabbiano, c’è l’impresa di una giocatrice extra large che elimina la campionessa di Wimbledon. Sì, scendendo 105 volte a rete, sfiancando la miglior fondocampista del circuito col metodo Navratilova in un cortocircuito di tennis, che riproduce la grazia della volée dentro un'afroamericana di ottanta chili. Eppure anche la mitica Martina, oltre che apolide, è stata The Great Wide Hope del tennis mondiale quando, a diciottanni, fuggì a New York dalla Cecoslovacchia socialista in non proprio perfette condizioni fisiche.
Precious. Parliamo di Taylor Townsend, che è stata numero 1 del tennis juniores dopo trent’anni di digiuno americano, che è nata a Chicago il 16 aprile 1996, che pesava un quintale e oggi si prende la copertina degli US Open danzando a rete per la sua platea. Era una teenager quando, dopo un paio di successi al Roland Garros del 2014, certi videro quelle squisite volée mancine nascoste oversize: quel giorno in cui, a Parigi, Serena Williams fu clamorosamente eliminata al secondo turno e apriti cielo.
La giovane Taylor ripassava gli appunti su un taccuino a ogni cambio campo e ancora si struggeva in drammi teatrali tutte le volte che falliva un rovescio. Oggi la signora Townsend, mentre Kobe Bryant e Colin Kaepernick la guardano sul centrale di Flushing Meadows, è una giovane donna fiera e smagliante dopo la splendida rimonta sulla Halep, un game sgretolato a servire per il match, il MP salvato e l’ultima discesa a rete di un tie-break semplicemente perfetto. La Halep l’aveva sempre battuta: a Cincinnati, a Parigi, a Miami. La Townsend non aveva mai raggiunto il terzo turno dello slam di casa, per lei che viene dalla Windy City.
Scavando nella sua storia, scopriamo che nel 2012, vinti gli Australian Open junior e il doppio di Wimbledon, l’USTA cercò di impedirle gli US Open da prima testa di serie per le sue misure: 168 centimetri per 80 chili dopo averne persi venti, chissà se per presunti rischi di salute («Ci preoccupiamo per lei a lungo termine», disse Patrick McEnroe direttore generale del programma di sviluppo) o per il solito ipocrita vizio americano del “non dare il cattivo esempio” in un paese piagato dall’obesità.
Taylor pianse, si pagò ogni spesa e giocò comunque, giunse i quarti e vinse il torneo di doppio con Gabrielle Andrews, contro Belinda Bencic. Le strade della Townsend e della US Tennis Association si dividono («Il programma di fitness che mi hanno imposto non è stata una mia decisione, pensavano che giocare non fosse l’idea migliore, perciò sono tornata a casa») e Taylor si sposta fra Chicago e Washington presso fondazioni no profit, dividendo la preparazione fra le cure di Kamau Murray, che l'allena dall’età di sei anni, e il coaching di Zina Lynna Garrison, anche lei afroamericana, finalista di Wimbledon nel 1990… Persa contro Martina Navratilova.
Kaepernick non s’è ancora inginocchiato durante l’inno per protestare contro la politica razziale di Trump, però Zina, nata in Texas, porta su di sé il peso dell’essere “diversa, grassa e nera”:
La cosa più importante è stata farle capire che sta bene, che non tutti hanno le nostre stesse forme e questo le è molto chiaro, perché sfido la metà delle ragazze del tour a fare ciò che fa Taylor. (Zina Garrison)
Ebbene sì, anche se molti non se ne accorgono, il tennis di Taylor Townsend parla da solo, anzi grida contro i pregiudizi fra dritti mancini in stato di variazione e certe bellissime volée carezzate a rete nell’estro del serve and volley. Un tennis raro, baciato all’ombra dell’immensa Serena e della zia Venus, della famosa Sloane Sthephens e della piccola Coco Gauff. Belle come Taylor, No matter what they say.
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