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US Open: Berrettini si arrende in semifinale alla dura legge di Nadal

Simone Eterno

Aggiornato 07/09/2019 alle 05:33 GMT+2

Il romano gioca alla pari per quasi due ore, ma non sfrutta due set point nel primo set e poi cede a metà del secondo. In finale con Medvedev va così Nadal che si impone per 7-6, 6-4, 6-1. Per Rafa è la 27esima finale slam e andrà alla caccia del 19esimo titolo: lo metterebbe a -1 dal record assoluto di Roger Federer.

Matteo Berrettini in finale contro Rafael Nadal - US Open 2019

Credit Foto Getty Images

Alla pari. Per un set e mezzo e quasi due ore di gioco. Poi, Matteo Berrettini, si è arreso all’inevitabile; a un destino già scritto, alla solita legge che da quindici anni circa si applica più o meno costante a tutti coloro i quali l’hanno osato sfidare in questo tipo di partite. E’ Rafael Nadal il giocatore che raggiunge Daniil Medvedev per la finale maschile degli US Open 2019. E la legge a cui facciamo riferimento è “quella del più forte”.
Più forte, lo spagnolo. E soprattutto con più esperienza in questo tipo di situazioni dentro questo standard di partite; ovvero quelle lottate, sudate, vissute, giocate al massimo e che tendenzialmente girano su uno o due punti chiave. Che questa partita abbia avuto questa trama è però merito di Matteo Berrettini, che alla prima di sempre a questo punto di uno slam, ha mostrato le ‘Tre T’: Tennis, Testa e Tenacia. Una cosa mica scontata su un palcoscenico del genere e contro un avversario della caratura di Nadal.

Berrettini, alla pari per un set e mezzo

Una partita infatti che Nadal si è dovuto sudare non poco. E che ha preso una piega tutto sommato comoda per il mancino di Manacor – vincitore in 3 set per 7-6, 6-4, 6-1 – solo per via di quei piccoli, infinitesimali, ma decisivi, dettagli.
Riferimento chiaro ed evidente, per coloro i quali non avessero visto la partita questa notte, è il tie-break del primo set. Dopo essersi travestito infatti da una sorta di Juan Martin Del Potro battente bandiera italiana, Berrettini ha tenuto testa a Nadal a suon di servizio e dritto. Bordate, autentiche, che anche il fenomenale Rafa ha fatto fatica a contenere. E che hanno visto così il romano giocarsela praticamente alla pari. Rafa, invischiato in un primo set da battaglia oltre l’ora di gioco, se l’è anche vista piuttosto brutta. Prima in un set point annullato sul 5-4 – servizio Berrettini – ma soprattutto poi, dentro un tie-break in cui Nadal è immediatamente finito sotto 4-0 e si è poi trovato costretto a riprendere dal 5-2 Berrettini. Il romano, fin lì perfetto con lo schema servizio-dritto, è stato però tradito sul più bello proprio dal suo fondamentale preferito. Quel “dettaglio” infatti del primo set point a disposizione sul 6-4 – l’unico sul proprio servizio – ha fatto tutta la differenza del mondo: risposta corta di Rafa, Berrettini a metà campo che può chiudere col suo lungolinea di dritto, ma palla lunga (video qui sotto). Fine – o quasi – della corsa.

La dura legge di Rafa

Il pericolo scampato da Nadal, il tie-break chiuso per 8 punti a 6 dal maiorchino e una sorte a quel punto ormai scritta.
Trama a cui Berrettini ha provato ad opporsi con coraggio, con testa e ancora con forza a inizio del secondo parziale. Le palle break salvate dal romano a inizio secondo set ne sono una pura dimostrazione: due nel primo gioco, una nel terzo; poi però nel settimo Berrettini ha alzato bandiera bianca. E da lì, dopo un’ora e 50 minuti di partita, è incominciata la discesa di Rafa verso la sua 27esima finale slam, la quinta qui allo US Open.
Una finale dove Nadal sfiderà Medvedev nel remake del match di tre settimane fa a Montreal: lì il risultato fu impietoso, 6-3 6-0. Il russo proverà sicuramente a mostrare un’altra faccia, ma al di là della rete troverà un cannibale che da giorni ha fiutato in quel di New York l’odore del sangue. L’uscita di Djokovic prima e quella di Federer poi, hanno infatti concesso a Rafa la concreta chance di portarsi via il 19esimo titolo dello slam e portarsi a -1 dal record di Federer. Un’occasione che pare davvero troppo ghiotta.
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Tutto il meglio di Berrettini-Nadal in 180 secondi: Matteo lotta ma vince Rafa

Matteo Berrettini, è solo l'inizio

La chiosa finale però se la prende comunque Matteo Berrettini, che partito senza mai aver vinto un match sul cemento americano si è portato fino alla semifinale di questo torneo; sfoggiando per altro un percorso di crescita semplicemente straordinario per tempistiche e qualità tanto tennistiche quanto mentali. La sensazione insomma – o almeno quello che ci auguriamo – è che non sia stato un exploit fine a se stesso. Un anno fa, quando proprio a New York lo intervistammo nel video che trovate qui a fondo pagina, lo definimmo “il nuovo talento del tennis italiano”. Speriamo, 365 giorni dopo, di essere altrettanto profetici con queste ultime righe.
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