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Wimbledon, Matteo Berrettini: "Tennis, calcio e basket, che momento per lo sport italiano"

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Aggiornato 05/07/2021 alle 18:33 GMT+2

WIMBLEDON - Il romano dopo aver centrato l'obiettivo quarti, un risultato che mancava all'Italia dal 1998: "Io e tutti i ragazzi stiamo facendo la Storia del nostro tennis e mi riempie di orgoglio, sono partito da lontano. Ero un bambino che sognava di essere qui, ho migliorato il mio risultato di due anni fa e non posso esserne che felice"

Matteo Berrettini a Wimbledon

Credit Foto Getty Images

Con il successo, agevole, contro Ilya Ivashka, Matteo Berrettini è entrato nella storia del tennis italiano a Wimbledon: un azzurro, ai quarti, mancava infatti dal 1998, quando Davide Sanguinetti si arrese all’olandese Richard Krajicek (vincitore del torneo 2 anni prima). E non che ce ne fossero poi stati molti altri, di italiani, così avanti a Church Road... Solo 4, prima del 25enne romano: Uberto De Morpurgo (1928), Nicola Pietrangeli (quarti nel 1955 e semifinale nel 1960), Adriano Panatta (1979)e, appunto, Sanguinetti. Queste le parole di Matteo dopo gli ottavi.

Sull'obiettivo quarti raggiunto

"In verità mi hanno detto solo a fine partita che ho raggiunto quel risultato. Fa piacere, è ovvio che è una motivazione extra sapere di far qualcosa di importante. Io e tutti i ragazzi stiamo facendo la Storia del nostro tennis e mi riempie di orgoglio, sono partito da lontano. Ero un bambino che sognava di essere qui, ho migliorato il mio risultato di due anni fa e non posso esserne che felice”.

Sul match con Ivashka

"Sento di non aver speso tante energie, il match è durato tre set. Sono convinto di giocare il tennis migliore della mia carriera in questo momento. Nel 2019 avevo giocato bene, ma tutto era nuovo e ora ho sicuramente più consapevolezza, più esperienza. Devo ancora incontrare i fenomeni, ma mi sento bene".

Sulla Nazionale di Mancini

"Sono molto contento per loro, li seguo quando posso, come anche per la Nazionale di basket. Quello che hanno raggiunto ieri sera, non accadeva da 17 anni. E' un grande momento per lo sport italiano. E sono felicissimo di rappresentare l'Italia a Tokyo e ringrazio il presidente del Coni per questo".

Sulla semifinale contro la Spagna

"Non conosco tantogli spagnoli di oggi, ma piuttosto la vecchia generazione. Ma la Spagna è sempre la Spagna. E' una semifinale".

Sull'influenza del tennis femminile italiano di Pennetta, Schiavone e Vinci

"Le ho seguite molto. Ero a un future ad Antalya quando Roberta e Flavia hanno giocato la finale agli US Open. Mi ricordo bene di quella partita. E' stato un bel momento per tutta l'Italia. Penso che quando un tennista del tuo Paese gioca partite così importanti fai il tifo per lui incodizionatamente. Ho incontrato Flavia un po' di tempo fa a Roma, Francesca a Madrid, ci scriviamo, parlano con il mio coach. La loro influenza mi aiuta".
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