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Carattere, durezza e mentalità: Itoudis ha plasmato il suo CSKA come il miglior Obradovic

Daniele Fantini

Aggiornato 06/01/2021 alle 13:17 GMT+1

La vittoria in contro l'Efes che ha riportato il CSKA sul trono d'Europa è il coronamento del lavoro di coach Dimitris Itoudis, ormai pronto a raccogliere l'eredità del leggendario Zeljko Obradovic: la squadra, dal capitano Hines al nostro Hackett, passando per gli USA ormai europeizzati come Clyburn e Higgins, è un connubio di intensità, personalità e carattere uniti a un attacco corale e letale.

focus cska moscow

Credit Foto Getty Images

La favola che forse avremmo voluto raccontare, la prima vittoria dell'Anadolu Efes alla prima partecipazione alla finale dopo l'ultimo posto in classifica raccolto nella scorsa stagione, è finita nel cestino della carta straccia. In una concezione romantica del basket, hanno vinto "i cattivi", stroncando la più classica delle Cinderella stories all'americana. Ma, in una concezione più razionale dell'accaduto, è stato un trionfo che il CSKA si è meritato in pieno, frutto di un anno di lavoro straordinario, connubio di una mente geniale come quella di Dimitris Itoudis e di un parco-giocatori di livello tecnico e caratteriale assoluto per il torneo.

L'artefice: coach Itoudis, delfino di Obradovic

Partiamo dal mastro-burattinaio. Coach Itoudis non spicca per convivialità. A detta dei più, è una dote che conserva soltanto per la famiglia e gli amici più stretti, perché i sorrisi, per vincere, servono a poco. In panchina, è un calcolatore freddissimo, uno stratega eccellente e un leader con una personalità enorme, retaggio del lungo periodo di formazione come assistente e poi delfino di Zeljko Obradovic. Dal leggendario maestro (nove-volte campione d'Europa, record assoluto) ha appreso tantissimo, dall'astuzia tattica al miglioramento dei giocatori, fino alla vocalità, gestualità (al limite del plateale) e alla gestione dei time-out. Se c'è un allenatore che, in questo momento, può realmente raccoglierne l'eredità, questo è proprio Itoudis. In pochissimi, o forse nessuno, hanno la sua stessa capacità di creazione, consolidamento, sviluppo e motivazione del gruppo.
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Coach Dimitris Itoudis ha raggiunto per cinque volte in cinque anni le Final Four con il CSKA Mosca e vinto due titoli.

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Kyle Hines, capitano del buon esempio

Il capitano scelto per questa ragione, Kyle Hines, è il suo luogotenente perfetto. Un giocatore che ha cominciato dal nulla (ve lo ricordate muovere i primi passi con Veroli, in LegaDue?), salendo, passo dopo passo, la scala per la cima dell'Olimpo. Poca appariscenza, tantissima sostanza, Hines è un leader che trascina con l'atteggiamento, l'impegno e il sudore versato ogni giorno, in allenamento e partita. Poche parole, ma tanti fatti. I suoi compagni lo descrivono come un ragazzo introverso e taciturno, ma sono tutti concordi su una cosa: per vincere un titolo (e ora ne ha 4 bacheca), è l'uomo giusto. E, quando apre bocca per una parola o un consiglio, è da ascoltare come fosse d'oro. Perché, quando parla, lo fa soltanto per dire qualcosa di veramente importante.
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Kyle Hines, capitano del CSKA Mosca, è al suo quarto titolo in Eurolega della carriera: due con l'Olympiacos e due con la squadra russa.

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Hines era in campo nel momento del break decisivo del terzo periodo, in un quintetto di stampo fisico e difensivo che ha stritolato l'attacco up-tempo dell'Efes. Al suo fianco, Daniel Hackett, Cory Higgins, Will Clyburn e Nikita Kurbanov, tutti ragazzi che meriterebbero una menzione speciale, ancor più che le due superstar della regia, Nando De Colo (comunque fondamentale nel finale) e Sergio Rodriguez (fantastico nella semifinale contro il Real Madrid).

Daniel Hackett, il mastino del perimetro

Ci piacerebbe iniziare da Daniel Hackett, al suo primo titolo, a conferma della bontà della generazione che ha portato anche Gigi Datome a trionfare due anni fa con il Fenerbahçe. Con un paragone un po' azzardato, Hackett è l'Hines del CSKA sul perimetro: sacrificio, intensità, carattere e qualità difensive che non si trovano così facilmente nei roster delle big dell'Eurolega moderna, più orientate a comporre back-court di stampo offensivo. Se c'è qualcuno capace di imbrigliare la macchina dell'Efes, quello è proprio Danny Boy. Assieme agli altri due mastini del perimetro.
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Daniel Hackett è arrivato al CSKA Mosca in estate ma ha subito avuto grande impatto, giocando spesso in quintetto base anche in Eurolega.

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Higgins-Clyburn, il made in USA diventato russo

Cory Higgins e Will Clyburn si meritano un discorso congiunto. Al momento, sono probabilmente gli americani più europeizzati del torneo, due prodotti made in USA che hanno rapidamente compreso i principi del gioco da questa parte dell'Oceano e che indossano la canotta del CSKA con lo stesso orgoglio e fame di vittoria che mostrerebbero giocando per una qualsiasi franchigia NBA (scomodando un paragone caratteriale, ricordano molto i vari JR Holden e Trajan Langdon dei tempi). Chiedete loro qualcosa, qualsiasi cosa, e la faranno. Entrambi attaccanti con istinti purissimi (segnare, per loro, non è mai stato un problema), sono disposti a coprire più ruoli (Clyburn potrebbe giocare virtualmente dall'1 al 4 e mai premio di MVP è stato più meritato per la sua duttilità totale), ma anche a difendere come ossessi, andare a rimbalzo, e mettersi a disposizione dei compagni, vuoi per un extra-pass per mettere in ritmo un tiratore o con un aiuto difensivo. Non è un caso se, dopo il barrage della semifinale, l'Efes abbia tirato con il 37% complessivo del campo e che gli esterni, da Micic a Larkin, siano andati corti (per non dire airball) nei possessi decisivi.
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Will Clyburn premiato da Andres Nocioni come MVP delle Final Four: l'ala USA è cresciuta tantissimo dopo il debutto con il Darussafaka.

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Non dimentichiamo l'attacco...

Finora abbiamo parlato di carattere, resilienza, mentalità e difesa, attributi che distinguono una squadra di elite e che fanno la differenza nelle finali. Ma, essendo pallacanestro, questo pallone nella retina deve anche finirci. E mentre la difesa ha tolto riferimenti all'Efes, costringendolo a giocare sotto ritmo e con meno libertà sul perimetro, dall'altra parte il pallone è girato come una meraviglia: 29 punti nel primo periodo per dettare il passo, 14 triple (pareggiato il record del Maccabi per una finale e settato il nuovo per efficenza con il 63.6%) e una circolazione con coinvolgimento di esterni, interni e triangolazioni usando il lato debole da manuale del basket. Chapeau coach Itudis, chapeau CSKA Moscow!
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