Basket, Eurolega: La Virtus Bologna getta il Real nel caos: a Madrid è già crisi nera
Aggiornato 28/10/2022 alle 18:22 GMT+2
BASKET, EUROLEGA - Espugnando il parquet del Wizink Center, la Virtus Bologna ha centrato la sua vittoria più prestigiosa dal suo ritorno in Eurolega e ha aperto, allo stesso tempo, una grossa crisi interna al Real Madrid. I vicecampioni d'Europa sono sprofondati in un caos di difficile soluzione, con coach Chus Mateo sulla graticola. Tra i nomi per la sua successione c'è anche Andrea Trinchieri.
Quattro sconfitte nelle ultime 6 partite tra coppa e campionato. Undicesimo in Eurolega con record negativo (2-3) e tre ko nelle ultime quattro gare. A un mese esatto dall'inizio della prima stagione negli ultimi 11 annisenza coach Pablo Laso, il Real Madrid affronta già il suo primo, grosso momento di crisi. Il colpo inferto dalla Virtus giovedì sera pone i blancos di fronte a un bivio: ricompattarsi e tornare ad assumere le sembianze della grande superpotenza europea (a cominciare dalla prossima trasferta al Forum contro l'Olimpia Milano), o iniziare già ora un nuovo progetto, con un altro allenatore?
Real Madrid-Virtus Bologna, una partita da ruoli capovolti
Bologna si è presentata al Wizink Center come una delle squadre meno prolifiche dell'intera Eurolega. Quattro partite iniziali giocate ai 60 punti, con una media di 64.75 e mai oltre i 66. Numeri scarsi, se visti in ottica bianconera, ma comprensibili per una matricola ancora priva della sua star nel front-court, Toko Shengelia. A Madrid, le Vu Nere ne hanno sparati 95. Anzi, 54 nel solo secondo tempo, equamente distribuiti nei due quarti finali, dove hanno allungato le mani sulla partita. Per lunghi tratti a cavallo di terzo e quarto periodo, i ruoli si sono capovolti.
La Virtus ha giocato con la compattezza e la qualità di una contender. Il Real ha incassato colpo su colpo, senza reagire, come un rookie spaurito, annaspando nelle difficoltà. E mentre Bologna si è goduta il potenziale del suo nuovo front-court (16 di Ismael Bako, 12 di Mam Jaiteh nonostante i problemi di falli iniziali), la solidità crescente di Iffe Lundberg (top-scorer con 18 punti) e gli squilli di Isaia Cordinier e Milos Teodosic, decisivo e letale come nei suoi anni migliori, il Real si è domandato, senza risposta, dove e quale fosse la sua anima.
Chus Mateo in discussione: la gestione è lacunosa
Chus Mateo, delfino di Pablo Laso dal 2014, è già sulla graticola. L'avvio brillante, segnato dall'accoppiata di trionfi ACB-Supercoppa e dalla finale di Eurolega persa soltanto per una magia di Vasilije Micic, è nel dimenticatoio. La squadra, in questo momento, sembra essere rimasta priva di un timoniere. Non crede nel proprio coach. Appare distratta durante i time-out. È pervasa da un senso di rottura generale e, soprattutto, bidirezionale. Nel post-partita contro la Virtus, Mateo non si è assunto responsabilità. Ma ha puntato il dito contro i singoli ("Qualcuno, qui, non ha ancora capito che si deve difendere") e chiesto "pazienza", un termine sconosciuto e incomprensibile in una piazza come Madrid.
Il Real si è presentato ai blocchi di partenza come grande favorita per il titolo. Con un roster talmente profondo e qualitativo da essere indicato come il migliore di sempre. Vero, un paio di infortuni di troppo a inizio stagione hanno incrinato qualche equilibrio. Ma la squadra evidenzia problemi di gestione e atteggiamento che non possono essere imputati soltanto alle difficoltà per le assenze. La rotazione adottata da coach Mateo è discutibile, così come i ruoli dei grandi veterani, del core storico e dei nuovi acquisti di prestigio. Sergio Rodriguez, protagonista nel terzo posto dell'Olimpia della scorsa stagione, è scolorito in un ruolo di comparsa. Mario Hezonja e Dzanan Musa, i due super-talenti da integrare nel roster, vivono di fiammate avulse dal concetto di squadra. La regia, azzoppata dagli infortuni di Nigel Williams-Goss e Carlos Alocen, è lacunosa, nebulosa, se non inesistente. Contro la Virtus si sono alternati Llull, Hanga, Rodriguez e Abalde, più Deck e Musa da point-forward. La difesa è porosissima. L'attenzione minima. Il caos regnante.
I possibili sostituti: spunta il nome di Andrea Trinchieri
Senza una repentina e chiara inversione di rotta, i giorni sulla panchina di coach Mateo sono contati. I rumors impazzano già tra la stampa spagnola. Xavi Pascual, ex-allenatore del Barcellona e ora allo Zenit San Pietroburgo, è il primo della lista. In seconda posizione si infila invece Andrea Trinchieri, apprezzatissimo nonostante l'avvio di stagione tentennante del suo Bayern Monaco. Sasha Djordjevic è un altro nome che viene accostato spesso, anche per i trascorsi da giocatore, a Madrid. Mentre la piazza, esaltata delle vittorie della nazionale, è innamorata del grande ex, Sergio Scariolo, accolto con una standing-ovation anche da avversario nel pre-partita contro la Virtus.
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