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L'Italia trova identità e certezze ma è con la Serbia che inizia il vero Mondiale

Davide Fumagalli

Pubblicato 03/09/2019 alle 10:25 GMT+2

I larghi successi contro Filippine e Angola hanno permesso agli azzurri di cancellare una preparazione balbettante e di conquistare l'obiettivo minimo (seconda fase e Preolimpico), mettendo in mostra un Belinelli trascinatore e un Brooks uomo ovunque. La sfida di mercoledì con la squadra di Djordjevic sarà un'altra cosa e testerà le reali qualità del gruppo di Meo Sacchetti.

Marco Belinelli Focus Opinion

Credit Foto Getty Images

Abbiamo centrato il nostro primo obiettivo e siamo molto contenti. Siamo arrivati al mondiale in una condizione fisica e mentale non ottimale ma le cose sono cambiate e ora siamo soddisfatti di quanto fatto contro Filippine e Angola
Ancora una volta, pochi giri di parole per Meo Sacchetti: l'Italia si presentava al Mondiale in Cina con tanto scettiscismo, sei sconfitte consecutive in amichevole e le incognite sulla salute dei big Gallinari e Datome e sulla reale chimica del gruppo azzurro. Le due vittorie nette contro Filippine (108-62) e Angola (92-61) sembrano aver spazzato via qualsiasi nube perchè, pur essendo arrivate contro avversari modesti e nettamente inferiori, sono comunque sempre gare di una Coppa del Mondo contro giocatori motivati e vogliosi di fare bene. Inoltre va considerato che l'Italia aveva la pressione di dover vincere per forza, per non rischiare di arrivare all'ultima sfida con la Serbia con il discorso qualificazione ancora aperto.
Invece il successo sulle Filippine ha rasserenato l'ambiente e di conseguenza contro l'Angola gli azzurri sono scesi in campo con maggiore fiducia e tranquillità. Il ct ha confermato lo stesso quintetto - Hackett, Belinelli, Datome, Gallinari e Biligha -, gli africani in avvio sono rimasti a galla, aggrappati alla loro fisicità (evidenziata fino alla sirena finale...), e così l'Italia ha gestito senza forzare, aspettando che la partita si spaccasse nel modo più naturale, senza andare nel panico dopo qualche errore al tiro in avvio. Il +14 di fine primo quarto è diventato +23 all'intervallo e poi nella ripresa la banda di Sacchetti ha messo il pilota automatico. Questo ha permesso al ct di limitare il minutaggio delle sue stelle (tutti sotto i 20' minuti tranne Brooks, 23', e Datome, 22', che però ha bisogno di mettere benzina nelle gambe) e di andare via liscia senza chiedere gli straordinari a Gallinari (7 punti con soli 7 tiri) e allo stesso capitano, 8 punti con 4 tiri.
Le note positive sono assolutamente Marco Belinelli, top scorer contro l'Angola con 17 punti (migliore degli azzurri a 13 di media), e Jeff Brooks, MVP contro la formazione africana con 11 punti, 11 rimbalzi, 2 stoppate e 2 recuperi. Il "Beli" sta giocando con notevole maturità, non sta forzando nulla (50% su 9 tentativi di media), è al servizio della squadra e ha imparato a leggere le situazioni in maniera impeccabile. Brooks è l'uomo ovunque di Sacchetti: l'ala dell'Olimpia Milano è fondamentale per giocare anche da "5" tattico e col suo atletismo e la sua fisicità si fa sentire in difesa, a rimbalzo e per stoppare ogni avversario. Poi in attacco il talento non gli manca, sia per segnare, sia per passare. Insomma, non è una sorpresa che sia il migliore degli azzurri per efficienza con 20 (il secondo è Gallinari con 17).
Oltre a loro, buono l'apporto del solito Biligha, di Hackett, di Abass e di Amedo Tessitori: l'ala di Brescia ha firmato la doppia cifra con 3 triple mentre il centro di Treviso ha chiuso con 10 punti in 11 minuti mostrando una mano educatissima rispetto al corpaccione che si ritrova. Per le note negative, la parola ancora a Sacchetti:
Non mi è piaciuto l’atteggiamento di alcuni giocatori che, pur avendo tutto da dimostrare, sono stati un po’ sufficienti
picture

Jeff Brooks, Italia nazionale

Credit Foto Getty Images

Ora il carro armato Serbia: il primo test vero della World Cup

Contro la Serbia sarà la partita della verità perché il livello si alzerà tremendamente rispetto alle due partite giocate finora. Loro sono fortissimi e noi dovremo giocare una partita al di sopra delle righe, cercando di raccogliere quel poco che i serbi lasciano per strada durante la contesa. Dovremo essere concentrati e sfacciati
Ecco, a proposito di atteggiamento, il ct indica subito la via: se con l'Angola qualcosa non è andato bene dal punto di vista dell'approccio, contro la Serbia servirà tutta un'altra faccia. La squadra allenata da Sasha Djordjevic è la principale candidata al ruolo di antagonista di Team USA per l'oro, vuole un titolo che manca dal 2002 e nelle prime due gare è stata debordante: +46 con l'Angola, +59 con le Filippine con ben 126 punti segnati! Mercoledì alle 13:30, ora italiana, gli azzurri avranno un confronto importante per capire le loro reali qualità e ambizioni, potranno giocare senza particolari pressioni perchè la qualificazione è in cassa forte, però è ovvio che ci si attende una prestazione più simile a quella del torneo di Shenyang (71-65 per i serbi) piuttosto che quella disastrosa dell'Acropolis (96-64), pur con le assenze di Datome e Gallinari.
La Serbia non ha bisogno di presentazioni, ha quattro centri veri ed enormi, tutti in rotazione e spesso in campo a coppie, come Marjanovic, l'ex milanese Raduljca, Milutinov e Nikola Jokic, stella NBA coi Denver Nuggets, un regista-metronomo come Jovic, i pretoriani del ct come Simonovic, Lucic e Bircevic, e assi di puro talento come l'ala Bjelica e gli esterni Guduric, Micic e Bogdanovic, quest'ultimo pezzo importante dei Sacramento Kings, tiratore mortifero e oltre i 20 punti di media in questa World Cup. Per talento e stazza sembra difficile per l'Italia provare a giocarsela, i precedenti dicono Serbia (9 sconfitte in 11 gare) però sarà una gara totalmente diversa rispetto a Filippine e Angola anche per la formazione di Djordjevic, non solo per gli azzurri che potrebbero approfittare di qualche calo di concentrazione degli avversari.

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