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Verso Italia-USA: quella volta che Gianmarco Pozzecco batté il Dream Team

Daniele Fantini

Aggiornato 04/09/2023 alle 12:03 GMT+2

MONDIALI - Diciannove anni fa, il 3 agosto 2004, l'Italbasket festeggiò la sua ultima vittoria sul Team USA in una serata indimenticabile a Colonia. Gianmarco Pozzecco era in campo, regalando spettacolo contro Allen Iverson. Fu l'inizio della cavalcata che portò gli Azzurri all'argento olimpico, e che segnò, di contro, l'involuzione del Team USA, risorto soltanto quattro anni dopo a Pechino.

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"In spogliatoio scommettevamo su quanti ne avremmo presi. Bulleri buttò li un -60. Poi, non mi ricordo chi, disse che avremmo potuto perdere anche solo di 20. Scoppiammo tutti a ridere e lo mandammo a fanc**o" - Gianmarco Pozzecco.
3 agosto 2004. Sono trascorsi quasi vent'anni da quando Gianmarco Pozzecco salutò i 14.000 della Köln Arena con un inchino con la mano sul cuore, ispirato a quello di Sasha Danilovic. L'Italia stava per festeggiare una vittoria epocale, per prestigio e dimensioni, annichilendo il Team USA per 95-78. Il Poz aveva appena bruciato Allen Iverson in penetrazione, disperso l'aiuto di Emeka Okafor con una finta, e segnato, appoggiando al tabellone con fallo, il canestro della staffa. Quello che avrebbe coronato una sua grande prestazione dalla panchina (11+6 assist). E che avrebbe spostato gli occhi e l'attenzione del pubblico di Colonia da Iverson, Marbury, Duncan, Wade, Anthony e James alle canotte azzurre dell'Italbasket.
In quella serata tedesca di inizio agosto, l'Italia di Charlie Recalcati, oggi assistente di lusso al fianco dello stesso Poz, cominciava a tracciare la strada che l'avrebbe portata, venticinque giorni dopo, a conquistare l'argento olimpico ad Atene. L'ultimo grande risultato della storia moderna. Mentre gli States, battuti dall'Argentina della mitica Generacion Dorada, scivolarono nel dirupo pericolosissimo della supponenza. Da cui si rialzarono soltanto quattro anni dopo, quando, a Pechino, costruirono una squadra imbattibile come il primo, vero e unico Dream Team di Barcellona.
Pozzecco c'era. Nel torneo che portò l'Italia a sfiorare il trionfo olimpico. E nella partita che ridimensionò il Team USA. Portando coach Larry Brown a una delle riflessioni più profonde della sua carriera. «Oggi ho imparato una lezione - disse nel post-partita di Colonia -. In Europa ci sono giocatori super, che non dobbiamo sottovalutare se vogliamo vincere le Olimpiadi».
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Gianmarco Pozzecco in marcatura su Lamar Odom nell'amichevole tra Italia e Team USA del 3 agosto 2004 a Colonia

Credit Foto Imago

Una lezione che il Team USA faticò a interiorizzare. Nonostante lo scivolone di due anni prima ai Mondiali giocati in casa, a Indianapolis, chiusi soltanto al sesto posto. Nel 2006, in Giappone, furono terzi. E nel 2019, esaurita l'onda del Redeem Team pechinese, terminarono addirittura settimi. Peggior risultato della storia.
In questa edizione della kermesse iridata, la lezione è già arrivata. Perché la sconfitta da 110 punti subiti contro la Lituania ha fatto appassire i facili entusiasmi derivanti dalle prime, agevoli vittorie. Il Team USA è vulnerabile, proprio come quello battuto 19 anni fa a Colonia. Ma, a differenza di quello, è probabilmente conscio di esserlo. Così come lo è anche Gianmarco Pozzecco. L'uomo che proverà a batterlo per due volte, da giocatore e allenatore. Per portare l'Italia verso traguardi che mancano ormai dal 1978, l'anno dell'ultima semifinale disputata ai Mondiali. Sempre nelle Filippine, all'Araneta Coliseum di Quezon City. E sempre dopo aver battuto gli States, 81-80 nella seconda fase a gironi.
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