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Tony Parker riparte da Charlotte: "Dopo 17 anni agli Spurs volevo cambiare. Qui per Batum e Jordan"

Davide Fumagalli

Pubblicato 22/09/2018 alle 18:56 GMT+2

Il veterano francese spiega i motivi dell'addio a San Antonio e la firma con gli Hornets, la franchigia di MJ e in cui trova il connazionale, un fratello: "Per me lui è come un fratello più piccolo"

Tony Parker #9 of the San Antonio Spurs

Credit Foto Getty Images

Avevo voglia di fare qualcosa di diverso. Provare un qualcosa di nuovo. Sono stato con gli Spurs per 17 anni
A parlare è Tony Parker che, al sito ufficiale degli Charlotte Hornets, torna a spiegare i motivi che lo hanno spinto a lasciare il Texas, la sua casa dal 2001, e a trasferirsi in North Carolina, ad Est, nella franchigia di Michael Jordan. "Avevo voglia di fare qualcosa di diverso. Provare un qualcosa di nuovo. Sono stato con gli Spurs per 17 anni. Avevo capito che sarebbe stato l'ultimo anno per me e Manu Ginobili. Volevo vedere un posto nuovo. Andare sulla East Coast e fare qualcosa di diverso nella NBA. Con gli Spurs ho vinto tutto il possibile", l'analisi del playmaker francese, classe 1982 e 4 volte campione NBA con gli Spurs.
Parker ha firmato in estate un biennale con gli Hornets per circa 10 milioni di dollari totali, una scelta certamente condizionata dalla presenza del connazionale e amico Nicolas Batum, e di James Borrego, diventato in estate il nuovo capo allenatore di Charlotte dopo una lunga militanza a San Antonio da assistente di Gregg Popovich: "La presenza di Nicolas Batum è stata importante dato che abbiamo giocato a lungo assieme e lui per me è come un fratello più piccolo. Borrego? E' stato con me per 10 o 12 anni come assistente agli Spurs. Ho sempre avuto un ottimo rapporto con lui. Quando mi ha chiamato, ho pensato che sarebbe stata una grande sfida aiutarlo nel suo incarico da capo allenatore. Tutto ciò ha reso la decisione abbastanza ovvia".
E poi ovviamente la presenza di Michael Jordan. "Quando ti chiama MJ, non serve altro! Mi ha mandato un messaggio, Jordan è sempre stato il mio idolo, era il mio giocatore preferito ed è quello che volevo diventare. E' lui che mi ha fatto venire voglia di giocare a basket. Per me, giocare per Michael, è come chiudere un capitolo della mia vita negli ultimi anni di carriera. Ho pensato che fosse molto divertente".
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