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Basket, NBA: Booker, le triple e il "fattore" Bridges: Suns col pilota automatico

Davide Fumagalli

Pubblicato 09/07/2021 alle 15:24 GMT+2

BASKET, NBA - I Milwaukee Bucks non trovano risposte all'attacco dei Suns e Phoenix si porta sul 2-0 nella serie finale. Merito di un Devin Booker straripante da 31 punti, di un Mikal Bridges col suo massimo nei playoff, 27 punti, e di una serata balistica da sogno con 20 bombe messe a segno, la terza nella storia delle Finals.

Bridges e Booker, gara 2 Suns-Bucks, NBA Finals - Focus

Credit Foto Getty Images

Nemmeno un Giannis Antetokounmpo in versione "Dio greco" è bastato ai Milwaukee Bucks per invertire la tendenza in gara 2: alla sirena finale dopo 48 minuti, sono ancora i Phoenix Suns a festeggiare sul proprio campo e ora andranno in Wisconsin con la certezza di avere buona parte del controllo sulla serie che vale il titolo. Se in gara 1 Chris Paul e DeAndre Ayton erano stati favolosi, in gara 2 Devin Booker si è confermato e ha avuto al fianco un superbo Mikal Bridges e in generale l'apporto di altri tre giocatori preziosi come Jae Crowder, Cam Johnson e Torrey Craig, prima che si facesse male. In generale Phoenix ha sempre dato l'idea di avere in pugno la partita, anche quanto il due volte MVP ha preso in mano i Bucks segnando 20 punti nel solo terzo periodo (non succedeva da Jordan nel 1993, sempre contro i Suns) sui suoi 42 totali.

Devin Booker in versione Kobe

Cresciuto col mito di Kobe Bryant, Devin Booker è uno di quelli che più cerca di imitare il Black Mamba, e ci riesce piuttosto bene col suo gioco sempre aggressivo, concentrato, capace di segnare tiri pesanti in momenti pesanti (tre triple in avvio di quarto periodo coi Bucks in rimonta). Dopo i 27 punti di gara 1, il figlio dell'ex milanese Melvin ne ha messi 31 con 5 rimbalzi e 6 assist in gara 2, passando però da 1 su 8 a 7 su 12 da tre: alcune di quelle 7 bombe sono state irreali perchè segnate contro una difesa molto più che competente dei Bucks, canestri che davvero hanno la capacità di uccidere gli avversati dal punto di vista del morale.
"Se Kobe fosse qui, mi direbbe di andare là fuori e finire il lavoro: è quello che voglio fare", ha detto Booker che sulle scarpe ha scritto "Be legendary", "Sii leggendario", la frase che il Mamba gli ha detto di essere l'ultima volta che si sono incrociati in campo e che Devin ha trasformato in un motto, un modo di essere in campo e fuori. Per il momento, qualsiasi giocatore Milwaukee gli butti addosso, lui risponde sempre con la stessa moneta: facendo canestro.
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Le scarpe di Devin Booker con la frase di Kobe Bryant, NBA Finals 2021

Credit Foto Getty Images

Mikal Bridges non è solo un "3&D"

Entrato in NBA da campione NCAA con Villanova e con tutte le caratteristiche per essere un prototipo perfetto di "3&D" (quegli specialisti in grado di difendere su più ruoli e colpire col tiro da tre), Bridges è stato scelto dai Philadelphia 76ers alla 10 ma spedito subito ai Suns nel Draft 2018: una mossa che da subito è apparsa eccellente e che ora diventa un capolavoro. Perchè l'ex Wildcats, compagno al college di Donte DiVincenzo, dei Bucks ma purtroppo infortunato, si è dimostrato molto più che uno specialista, perchè segnare 27 punti in una gara di finale con questo impatto non è comune.
Alla fine Bridges ha firmato una prova da 27 punti (massimo nei playoff) e 7 rimbalzi con 8/15 al tiro, 3 triple a segno su 9 tentativi e un perfetto 8/8 dalla lunetta, soprattutto ha fatto vedere di poter essere un attaccante completo, non solo un tiratore sugli scarichi. Può attaccare i closeouts e finire al ferro, correre in contropiede, andare a rimbalzo, e soprattutto è molto bravo a tagliare e a muoversi senza palla, dote perfetta quando giochi con dei compagni come Paul e Booker che attirano tantissime attenzioni.

Il tiro da tre vale un punto in più

E' una banalità, un'ovvietà, ma se segni 20 triple contro le 9 del tuo avversario, le chance di vittoria sono decisamente più alte. Sì perchè i Phoenix Suns hanno chiuso gara 2 con un tremendo 20 su 40 tre da tre, il 50% secco, e la terza prestazione di sempre in una partita di playoff dopo le 24 segnate dai Cavs di LeBron James nel 2017, e le 20 dei Golden State Warriors nel 2019. La squadra di Monty Williams ha sopperito dunque alla serata sottotono di Ayton e a un Paul ridimensionato rispetto a gara 1 (23 punti e 8 assist ma 6 perse), trovando sei giocatori diversi con almeno due triple a segno: oltre alle 7 di Booker, ci sono le 3 a testa di CP3, Crowder e Bridges, e le due dei "panchinari" Johnson e Craig.
Viceversa Milwaukee ha chiuso con 9 su 31 dall'arco, il 29%, davvero troppo poco per pensare di competere: tolto il 4 su 9 di Pat Connaughton, pesano l'1 su 6 di Middleton e l'1 su 5 di Giannis, mentre Holiday e Forbes hanno chiuso con 1 su 3. Ai Bucks non è bastato un dominio totale nei punti in area (20-0 nel primo quarto, 54-28 alla fine), nel successo a rimbalzo, 46 a 43, con 18 offensivi che hanno generato 23 punti, e nei punti in contropiede, 17 a 7. Purtroppo, se Phoenix gioca così e segna con queste percentuali, la serie rischia di avere vita breve, soprattutto se dall'altra parte la prova spaziale di Antetokounmpo ha l'effetto di raffreddare i compagni, poco coinvolti e poco efficienti, su tutti Middleton (11 punti con 5 su 16 al tiro) e Brook Lopez (8 con 4 su 10).
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