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Poeta: "Giovani italiani? Gli va dato margine d’errore, ma le società devono poter programmare"

Marco Barzizza

Aggiornato 29/04/2020 alle 14:04 GMT+2

Il playmaker della Pallacanestro Reggiana è stato protagonista della diretta Instagram di Basket dalla Media, raccontando la sua quarantena: palla a spicchi ma anche calcio, sport che segue con passione da grande tifoso della Juventus. Il suo futuro? Ancora a Reggio, con un progetto che potrebbe modificarsi ulteriormente rispetto all’anno passato. Ipotesi Club Italia? Percorribile.

Giuseppe Poeta

Credit Foto Eurosport

Classe di ferro 1985, Peppe Poeta è uno dei pilastri del campionato italiano di basket. Dopo una carriera che l’ha visto girare per l’Italia, concedendosi anche mezza stagione di Eurolega al Baskonia con Scariolo e una parentesi di Lamar Odom (ex Lakers) a fine carriera, quest’anno ha giocato alla Pallacanestro Reggiana, squadra nuova con un coach nuovo (Buscaglia) che stava prendendo forma prima del blocco totale causa pandemia. Lo scugnizzo di Battipaglia è stato protagonista della diretta sulla pagina Instagram di Basket dalla Media condotta da Marco Barzizza, nella quale ha sfoderato la sua nota simpatia parlando di tutto, a partire dalle sue necessità in quarantena.
Alla mia età se non resto tonico anzi che correre, rotolo. Quindi mi alleno, vedo qualche clinic di allenatori per stare sul pezzo, anche se non penso lo vorrò fare una volta smesso e studio un po’ di finanza, perché mi interessa e mi affascina da sempre.
Poeta è una grande appassionato di calcio, tifosissimo della Juventus e sembra avere le idee molto chiare su ciò che dovrebbe fare il mondo del pallone nell’immediato futuro.
"E’ giusto che ci provino in tutti i modi e che se ne parli. Mi fa ridere chi si indigna perché si parla di calcio, ma è la terza industria italiana, che versa più di un miliardo di tasse allo stato, con tanti dipendenti: hostess, steward, giardinieri, un indotto importante. I primi che pagano questa situazione sono proprio loro, non i calciatori. Se non giocano un mese non gli cambia nulla e lo sanno benissimo. Il grosso cambia a tutto quello che gira intorno al calcio, per me è giusto riaprire. Andando oltre, se il calcio non riapre farà un grosso buco e dovrà esserci un decreto salva-calcio con soldi degli italiani, quindi meglio che si apra".
E invece cosa succederà al basket? Come riprenderà?
Non lo so, spero con delle idee: progettazione diversa esplorando quello che oggi non si riesce a fare con i diritti tv, esaltando un prodotto di qualità, perché il nostro lo è. Esaltandone i pregi e limando i difetti. Non mi sembra una cattiva idea copiare le strutture e i format che funzionano. Oggi la lega migliore è quella spagnola, vediamo da dove è ripartita e come si è rilanciata: strutture migliori, attenzione alle famiglie, basket nelle scuole. Facciamo tutto questo, reclutiamo i giocatori alti che ci rubano pallavolo e altri sport, esaltiamo i prodotti come playoff e Coppa Italia, le stelle come Teodosic e Rodriguez. Come loro hanno Real Madrid e Barcellona noi possiamo avere Milano e Bologna.
Dopo tre stagioni a Torino e il fallimento della società, Peppe è sbarcato a Reggio Emilia nella scorsa estate, in un progetto nuovo e ambizioso.
"Mi trovo bene, è una città che vive di basket, la società è seria e ben organizzata, ho un altro anno di contratto e quindi starò qui. Quest’anno era quello zero, con squadra nuova e allenatore nuovo, stavamo mettendo le basi per costruire qualcosa, ma poi si è fermato tutto. I ricordi che ho di Torino sono bellissimi, è una città che non pensavo avesse quel tipo di cultura cestistica e invece mi è rimasta nel cuore".
Qualche giorno fa la Vanoli Cremona ha lanciato l’idea di costituire, la prossima stagione, una sorta di Club Italia sul modello pallavolistico, dove dare spazio a giocatori nazionali. Anche qui molto lucida la considerazione del 34enne campano.
"Sono idee che possono essere cavalcate, ben vengano; magari ha fascino per richiamare qualche sponsor in più. Credo possa essere fattibile e sostenibile. Se pensiamo alla Nazionale di oggi ci sono tanti giovani bravi. E a Cremona ci sono già dei giocatori interessanti come Ruzzier e Akele. Ma anche il ritorno di Moretti, Bortolani di Biella, Pecchia. Ci sono italiani che hanno avuto possibilità di mettersi in mostra in questa stagione e altri che hanno fatto bene in A1 alla prima esperienza come Baldasso, Alibegovic, Landi. Gli va dato spazio, responsabilità e margine d’errore".
Seguendo questo filone, è ipotizzabile pensare a più italiani nella prossima Serie A?
"Bisogna vedere che restrizioni ci saranno. Si potrebbero anche prendere un po’ di giovani europei come serbi, lituani, lettoni. E’ normale che oggi un italiano che esce dalle giovanili è sempre meno pronto di un americano che esce dal college. Loro escono da li dopo aver giocato davanti a 20000 persone rispetto all’italiano che ha giocato davanti a 50. Io allenatore, che mi gioco il posto, è normale che scelga sempre l’americano e non l’italiano. Deve essere data alle società la possibilità di programmare. La lega dovrebbe avere due obiettivi: vendere meglio il prodotto e diventare solida per poter evitare che ogni 2 anni scompaia una società. Bisogna aumentare i controlli e mettere dei paletti importanti da quel punto di vista per evitare che accada".
Sul campionato appena concluso, Poeta dice la sua anche su quali sarebbero state le squadre che si sarebbero giocate il titolo.
Ipotetica finale? Milano-Virtus sarebbe stata possibile, ma non avrei dimenticato Sassari e Venezia. Penso che la Virtus avrebbe avuto più che una chance per farcela. Aveva gerarchie e gruppo solido, il fattore campo a Bologna lo conosco bene ed è importante. Teodosic e Markovic hanno vinto tanto, avevano fiducia, potevano farcela anche se Milano era forse più lunga come roster.
Poi un po’ di ricordi del passato, come la mezza stagione a Baskonia, posto dove ha vissuto il punto più alto della sua carriera, anche se solo per pochi mesi.
"A Baskonia livello più alto mai toccato, fin da quando sono arrivato. Mi sono venuti a prendere all’aeroporto, mi hanno dato la macchina, cellulare, chiavi del palazzetto per andare a tirare anche di notte. Buffet di frutta prima e dopo allenamento; come livello molto simile all’NBA. Oggi Milano fa lo stesso, però personalmente quel che ho visto li è stato il più alto livello della mia carriera. E ho visto anche 2 mesi di Lamar Odom. Personaggio incredibile, persona buona con qualche neurone bruciato (ride, ndr), ma lo diceva lui stesso. Un pezzo di pane, con amicizie sbagliate che si è buttato in un tunnel più grande di lui, ma so che ne è uscito e sono contento. Faceva arrivare ordini di materiale sportivo da 4000 euro e dava tutto a tutti, una bontà unica".
Altri personaggi incontrati nel lungo tragitto della carriera?
Ricordo Nocioni, che si allenava ogni giorno come se avesse 5 euro sul conto corrente, voleva ammazzare tutti, tutti i giorni, cattiveria agonistica come poche. Ricordo poi il mio confronto con Tony Parker: all’Europeo in Francia davanti a 8000 persone lo batto in penetrazione, faccio canestro e fallo e urlo pure ‘and 1’. Poi lui ne ha fatti 35 e io 4; abbiamo perso di 20. Ho preso la targa tutta la partita. Altro aneddoto è la prima partita in Eurolega in casa del Panathinaikos. Diamantidis appena mi ha visto in difesa su di lui ha iniziato a fare post basso dalla metà campo (dice ridendo, ndr), poi Scariolo ha capito la situazione e mi ha messo sulla guardia (Drew Nicholas) che come taglia fisica potevo tenere.
Infine i tanti anni di Nazionale: rapporti cresciuti e consolidati con quelli che oggi oltre ad essere colleghi sono cari amici.
"Ho sempre avuto un rapporto fantastico con tutti, si creavano delle famiglie. Le qualificazioni ai tempi erano tutte estive: erano 12 partite a distanza di 4 giorni, quindi 3 mesi da passare insieme; si creavano rapporti stupendi. Beli, Gigi, Danilo, Angelo Gigli, Giachetti, Luca Vitali, Aradori, Ale Gentile, dall’84 all’88 siamo cresciuti facendo 6-7 anni a 3 mesi insieme in albergo, facile immaginare quante storie ci sarebbero da raccontare e che rapporti si sono creati".
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