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Gigi Datome si ritira, perdiamo l'uomo simbolo del basket italiano
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Pubblicato 07/07/2023 alle 16:51 GMT+2
BASKET, SERIE A - Gigi Datome ha annunciato il suo ritiro dal basket giocato dopo i Mondiali di agosto/settembre in Asia. Se ne va così il giocatore simbolo del basket italiano, da anni (e per anni) volto del nostro movimento e della nostra Nazionale azzurra. In venti stagioni di attività ha vestito otto maglie. E ognuna di queste meriterebbe una storia a parte.
Grazie Gigi! Datome in 60”: la carriera e i migliori aneddoti
Video credit: Eurosport
Gigi Datome se ne andrà da campione, come nelle favole più belle. Da vincitore dello Scudetto, il secondo consecutivo con la maglia dell'Olimpia Milano. Anzi, da MVP delle finali-scudetto, decise da una sua prestazione sublime in gara-7 contro la Virtus. Lo farà dopo venti anni di carriera internazionale. Partita da Olbia ma poi allargatasi al mondo intero. Da Siena a Roma, passando per Scafati. Oltreoceano tra Detroit e Boston. Nella cuore della Vecchia Europa tra Istanbul e Milano. Sette maglie indossate in venti anni. Anzi otto, con la canotta della nazionale azzurra. E, ognuna di queste avventure, ha lasciato un ricordo speciale nella storia recente del basket italiano. Toccando il cuore dei grandissimi appassionati così come le emozioni di chi si è avvicinato o ha scoperto la pallacanestro anche attraverso le sue giocate con l'Italbasket.
È una storia che comincia con i sogni di un ragazzino di grandissime speranze che vive le sue prime esperienze sul fondo della panchina della Montepaschi Siena, al tempo la squadra più forte d'Italia. Con cui vince il primo scudetto, senza però sentirlo suo, perché, durante i play-off, non tocca mai il parquet. Con pochi sbocchi, può seriamente esprimersi in una realtà più piccola e provinciale. In quella Scafati dove, a vent'anni, mette ufficialmente il suo nome sulla mappa cestistica italiana.
La storia prosegue a Roma. Dove cresce rapidamente. Brillando in un'esplosione stellare. Diventando il volto ufficiale della squadra e del basket azzurro nel suo ultimo anno nella capitale. È il 2012-13, la stagione in cui trascina Roma alla finale-scudetto, sfidando Siena, la sua ex-squadra, da MVP del campionato. È il trampolino di lancio per varcare l'Oceano. E infoltire una pattuglia azzurra che comprende già Andrea Bargnani, Danilo Gallinari e Marco Belinelli. A conferma del momento storico di eccellenza del movimento italiano.
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2012-13 Serie A, Montepaschi Siena-Acea Roma, David Moss, Gigi Datome (AP/LaPresse)
Credit Foto LaPresse
Ma l'NBA non è terra per lui. È un gioco, ma soprattutto un ambiente, troppo diverso da quello in cui è fiorito e si è affermato negli ultimi anni. I Detroit Pistons, che lo ingaggiano sul mercato dei free-agent, sono una squadra perdente. Con un progetto poco chiaro. La rottura si consuma, inevitabile, dopo poco più di una stagione. Ma apre a un'altra grande possibilità. Vedere Jesus, come viene presto ribattezzato per il look caratteristico, con la maglia dei Boston Celtics, una delle franchigie più antiche e vincenti del basket NBA. In biancoverde ha più spazio per i suoi guizzi. Dimostrando di poter valere quel palcoscenico, playoff compresi. Ma è un'avventura che Gigi non ha nelle corde. Destinata a lasciare il passo a un'altra grande impresa. Vincere in Europa da grande protagonista.
E inizia qui il percorso più ricco, interessante e memorabile della sua carriera. Comincia a Istanbul, nel crogiolo multi-etnico e multi-culturale che fa da ponte tra Europa e Asia. Al fianco di Nicolò Melli, già compagno in Nazionale, e di coach Zeljko Obradovic, l'allenatore più vincente nella storia del basket europeo. L'epilogo non può che essere trionfale. Tre titoli turchi, tre Coppe di Turchia, ma, soprattutto, l'Eurolega del 2017, festeggiata con l'iconico taglio dei capelli durante i festeggiamenti al termine della finale.
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Datome - Fenerbahce - 2017
Credit Foto Getty Images
Istanbul diventa una seconda casa per Gigi. Ci resta cinque anni. Trovando stimoli continui e infiniti per la sua sete di sapere e cultura. Perché, di fianco al Datome-giocatore, c'è sempre stato il Datome-intellettuale. Musicista, artista, scrittore, lettore. A conferma di un'intelligenza generale fuori dal comune, che trascende il semplice ambiente sportivo.
Ma il tempo degli addii matura, inesorabile, nel 2020. Quando, dopo 7 stagioni all'estero, il richiamo dell'Italia diventa irresistibile. Soprattutto se arriva da coach Ettore Messina, arrivato a Milano per trasformare l'Olimpia in una contender europea. Gigi risponde alla chiamata, imitato, l'anno dopo, da Nicolò Melli. Con Sergio Rodriguez e Kyle Hines forma quel curiosissimo terzetto dei "New Old Boys" che trascinano l'Armani alle Final Four dopo 29 anni di assenza. I mesi passano, la carta d'identità si fa sempre più pesante. Ma anche gli scaffali della sua bacheca. Gigi aggiunge due Coppe Italia, una Supercoppa ma, soprattutto, due scudetti consecutivi. Due titoli che, finalmente, sente veramente suoi, chiudendo così quel cerchio aperto venti anni prima a Siena.
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Gigi Datome premiato MVP delle Finals di LBA Serie A 2022-23 dopo gara-7 tra EA7 Emporio Armani Milano e Virtus Segafredo Bologna
Credit Foto Ciamillo-Castoria
Ma ogni grande storia nasconde una piccola crepa. Che Gigi soffre con la maglia più importante di tutte. Quella Azzurra. Quella di cui indossa la fascia di capitano e di cui è, da anni, simbolo e volto. Tra i più riconoscibili da tifosi, appassionati, compagni e avversari. La sua generazione resta dorata soltanto sulla carta. Perché, di fronte alle enormi promesse e ambizioni, alza ripetutamente bandiera bianca. Toccando il punto più doloroso nella sconfitta al preolimpico di Torino del 2016. Ma la Nazionale, che Gigi ha sempre abbracciato con tutto il cuore, farà da grande sipario durante la sua uscita dal palcoscenico. L'ultimo ballo, "The Last Dance", sarà ad agosto. Con i Mondiali asiatici. E Gigi capitano azzurro. Il saluto più bello possibile.
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Datome: "Vivo per partite così, Scudetto bellissimo. Grande Virtus"
Video credit: Eurosport
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