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Nigel Clough e il miracolo Burton Albion: quando buon sangue non mente

Stefano Fonsato

Aggiornato 17/05/2016 alle 19:19 GMT+2

Il figlio del grande Brian conduce per la prima volta in Championship il piccolissimo club dei birrai dell'East Straffordshire. Da calciatore fu cresciuto dal padre nel Nottingham Forest. Da allenatore, buone esperienze ma mai un brivido come quelli che Brian rincorreva con la sua irriverenza. Nigel, pacato e senza eccessi, ha però la possibilità di costruire ciò che il genitore fece a Derby.

Nigel Clough saw his Burton side lose at Bradford

Credit Foto PA Sport

Nigel Clough ha condotto il piccolissimo Burton Albion per la prima volta in Championship. Giunto secondo in classifica, alle spalle del grande Wigan, la festa della matricola giallonera (l'anno scorso in League Two), è arrivata dopo il pareggio esterno nell'ultima giornata di campionato contro il Doncaster Rovers. Un risultato che ha costretto i diretti rivali del Walsall ai playoff, insieme a squadre del calibro di Barnsley, Milwall e Bradford City. Un'impresa che fa già sognare e che può rimandare, in qualche modo al primo capolavoro messo a segno dal padre con il Derby County, preso in fondo alla seconda divisione inglese e condotto, nel giro di due stagioni, al titolo di campione d'Inghilterra. Ma c'è da fare ordine...

Brian e Nigel: un legame fortissimo, due caratteri agli antipodi

La carriera di Nigel - secondogenito, tra Simon ed Elizabeth, di Brian e Barbara Clough - non è stata fortunata quanto quella del genitore. L'irriverenza e la sfacciataggine di quest'ultimo fanno da contrasto alla pacatezza del mite Nigel, classe 1966, ex attaccante esterno, che inizio la propria carriera da calciatore proprio allenato dal padre, al Nottingham Forest. Di cui è stato bandiera negli anni successivi al doppio trionfo in Coppa dei Campioni: 311 presenze e 101 gol tra il 1984 e il 1993. Poi Liverpool, Manchester City, un'altra breve parentesi al Forest e il Burton Albion, nel 1999, quando la carriera gli ha consigliato di dedicarsi al calcio strettamente dilettantistico. La prima parentesi in giallonero dura undici anni. Prima come giocatore, poi come allenatore e nel 2008-2009: stagione conclusa con la vittoria della Conference e l'approdo, per la prima volta, in League Two. Il momento buono per salutare e fare il grande salto: prima con il Derby County, cercando di seguire le orme del padre fino al 2013 e poi allo Sheffield United, di cui ha affidato la sezione scouting al fratello maggiore Simon, che di norma svolge il mestiere di edicolante.

Il maledetto (Sheffield) United

Quattro stagioni coi Rams, in cui Nigel oscilla tra la diciannovesima e la decima posizione: "Un buon manager, capace di mantenere sane le casse societarie", si è sempre detto di lui. Quasi come a sdebitarsi, con il club del Pride Park, delle follie economiche a cui il padre costrinse il vecchio Sam Longson, presidente dei bianconeri negli anni '60. Dopo Derby, l'avventura tra le Blades: stesso discorso in campionato, in cui la squadra non riesce a imporsi per abbandonare l'inferno della League One. Ma, nel 2014, la grande scalata in FA Cup, unica competizione che il padre non riuscì mai a conquistare: Nigel ci stava riuscendo con una squadra di terza serie ma il sogno si ferma a Wembley, al termine di una spettacolare semifinale contro l'Hull City di Steve Bruce. La partità terminò 5 a 3 per le Tigers, dopo che lo Sheffield United conduceva 2 a 1 al termine dei primi 45'.

Il timore di rovinare un bel ricordo

La verità è che sulla panchina del Burton Albion, Nigel Clough non ci sarebbe nemmeno tornato. Ma è a inizio dicembre che quel posto si libera: a lasciare è un giovane in allenatore in ascesa, già protagonista della promozione dei "Brewers" dalla League Two alla League One al termine della stagione 2014-2015: l'ex bomber di Chelsea e Atletico Madrid Jimmy Floyd Hasselbaink, che risponde "Yes" alla chiamata in Championship del Queens Park Rangers. Un'ottima occasione per misurarsi in anticipo nella seconda serie e riabbracciare l'amatissima Londra. Così, arriva il turno di Clough: "Non sapevo se accettare o meno - ha detto a Mirror e Bbc -, non volevo rovinare un bel ricordo". Parole simili sarebbero state inattribuibili al padre, tanto per dirne una...

Buon sangue non mente

Il merito di Nigel Clough è stato quello di trasformare in realtà un sogno considerato irrealizzabile. Anche dopo l'ottimo inizio di campionato dei "Brewers", così soprannominati per la massiccia produzione di birra a Burton Upon Trent, 43mila abitanti a 39 chilometri da Leicester, nell'East Straffordshire. Qui la Pirelli possiede un grosso distaccamento, tanto che lo stadio è a suo nome. Ma non immaginatevi colossi: il "Pirelli Stadium", costruito nel 2005, conta solo 5mila posti. "Ho capito di essere in Championship al 92' della penultima giornata - ha chiosato ai media inglesi Nigel Clough -, quando il nostro difensore goleador Tony Naylor ci ha fatto battere il Gillingham. Lì ho creduto quasi in un segno del destino, anche se non sono avvezzo a pensare alle cose di Lassù: ho la sensazione che se ci fosse stato mio padre, più che incoraggiarmi con una carezza, mi avrebbe urlato di muovere il c... e portare la mia squadra alla promozione". Quella seconda serie che... "un po' spaventa ed è completamente fuori dal nostro contesto. Ma ormai ci siamo e dovremo lottare alla morte per conquistare ogni singolo punto". Ora sì che si può dire "buon sangue non mente".
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