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Caso Tonali-Newcastle: perché scandalizzarci se quando gli sceicchi eravamo noi facevamo la ola?

Roberto Beccantini

Aggiornato 23/06/2023 alle 08:42 GMT+2

CALCIOMERCATO - Non siamo più l’impero, siamo la sua periferia: un sobborgo che si agita, come documentano le tre finaliste nelle coppe, l’argento al Mondiale Under 20 e il bronzo della Nations League, ma guai a esagerare o, peggio ancora, a lanciare anatemi. Mica è colpa di Cardinale se Giorgio Armani ha scelto l’Olimpia del basket.

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C’è una frase, nel film «L’uomo che uccise Liberty Valance», che ha fatto epoca: «Questo è il West, signore. Dove se la leggenda diventa realtà, si stampa la leggenda». Ecco: nel calcio, viceversa, si stampa la realtà che, spesso, supera la leggenda. È il caso di Sandro Tonali: «Milan ti amo», «Sogno di essere una bandiera», «Voglio restare qui per sempre», lo stipendio tagliato in passato e la fascia di capitano all’orizzonte.
Improvvisamente, al Newcastle «arabo» per un’ottantina di milioni e un salario di 8 milioni all’anno per sei stagioni. Fedeltà canaglia. Pecunia non olet. Gerry Cardinale non scherza: in meno di un mese, via Paolo Maldini, il simbolo, e via Tonali, classe 2000, uno dei perni. Aggrappati alla zattera della firma di Rafael Leao, i tifosi ci sono rimasti di sasso. Nell’era dei mercenari si vive così, fra fondi (Elliott) che mirano a rendere appetibile e negoziabile il prodotto, scudetto o non scudetto, e RedBird di passaggio che badano al sodo e al soldo.
Fuor di metafora, tutte le rose di tutte le squadre di tutto il pianeta appartengono «effettivamente» a Real Madrid, Barcellona, Bayern, Paris Saint-Qatar e alla miniera della Premier, la Superlega in maschera che prende per il sedere Aleksander Ceferin. Lo stesso Napoli, che americano non è, deve guardarsi dalle sirene parigine che insidiano Victor Osimhen. Non sempre ogni prezzo è un valore, ma ogni valore ha un prezzo. Gli inglesi, beati loro, possono permettersi di pagare 4,3 miliardi di ingaggi contro i 2 miliardi della seria A (fonte «Gazzetta dello Sport»). I nostri diritti tv valgono una cicca; i loro, una banca.
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Nel Novecento gli sceicchi eravamo noi. Gli Agnelli, i Barlusconi, i Moratti. Nessuno si scandalizzava. Adesso che i ruoli si sono rovesciati, ha poco senso fingersi verginelle violate. Dalla vendita di Zinedine Zidane al Real la Triade ricavò uno squadrone. Dalla cessione di Zlatan Ibrahimovic al Barcellona l’Inter si «consolò» con Samuel Eto’o. Dalla fuga di Gigio Donnarumma il Diavolo s’inventò Mike Maignan: non proprio un portierino. Parliamo di fuoriclasse. Tonali non lo è. Con Franck Kessié al Barça dall’estate scorsa e Ismael Bennacer lungodegente, l’immanente dipartita dell’ex bresciano trancia di netto il centrocampo del titolo. Non si volta pagina: si cambia libro. Serve un romanziere di fantasia.
Non siamo più l’impero, siamo la sua periferia: un sobborgo che si agita, come documentano le tre finaliste nelle coppe, l’argento al Mondiale Under 20 e il bronzo della Nations League, ma guai a esagerare o, peggio ancora, a lanciare anatemi. Mica è colpa di Cardinale se Giorgio Armani ha scelto l’Olimpia del basket. I confini del nostro calcio si mantengono fragili e torbidi, ostaggi di poche regole e troppe eccezioni.
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Il boss del Milan frigge per il nuovo stadio, anche se la classifica resta bussola cruciale. Leggo di Romelu Lukaku e Davide Frattesi, addirittura: l’uno già dell’Inter, e pronto a restarci (Chelsea permettendo); l’altro, prontissimo ad andarci. Francamente non credo al sorpasso, ma non credevo nemmeno nella storia di Tonali. Capisco l’imbarazzo della curva e, immagino, il disagio di Stefano Pioli. Ma a certe cifre è difficile non guardare in bocca. Se mai, si potrebbe raccomandare ai giocatori di onorare maglia e contratto senza millantare l’eternità di amori capaci di resistere a tutto tranne che alle tentazioni (Oscar Wilde). E comunque, meglio dire «fino alla fine» che «fin dalla culla».
Saranno i risultati, secondo la più collaudata delle banalità, a fare giustizia dei sentimenti e dei risentimenti. Ibra arrivava dalla Juventus, eppure tanto esecrato (dagli interisti) non fu. Rimane, di Tonali, l’operazione a cuore aperto: e senza anestesia, per giunta.
Per commentare o fare domande potete inviare una mail a roberto.beccantini@fastwebnet.it o visitare il blog
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