Napoli, Koulibaly e il sì al trasferimento in Arabia Saudita: "Aiuterò il Senegal e la mia famiglia a stare meglio"

CALCIOMERCATO - L'ex totem della retroguardia del Napoli, in un'intervista al Corriere dello Sport spiega perché ha detto sì al triennale da 30 milioni di euro a stagione all'Al Hilal e lancia un messaggio ai suoi ex compagni partenopei: "Ognuno sceglie la propria carriera e la propria vita, ma a Napoli hanno fatto epoca e non possono andare via così. Spero rimangano, che non vadano via tutti".

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Per otto anni è stato totem del Napoli che sognava il trono d’Italia, ora che il club partenopeo lo scudetto sul petto lo difende Kalidou Koulibaly ha già cambiato il secondo club in meno di dodici mesi, passando dall’anonima parentesi col Chelsea al dorato approdo all’Al Hilal, club di punta della Saudi Premier League e una nuova frontiera del calcio mondiale capace di attrarre a suon di offerte fantasmagoriche ex Palloni d’Oro come Cristiano Ronaldo (Al-Nassr) e Benzema (Al-Ittihad) ma anche altri giocatori protagonisti nei top 5 campionati come Kanté, Ruben Neves, Brozovic (il cui approdo è dato per imminente) e chissà quanti altri. In vacanza ad Ischia di ritorno proprio dalla presentazione faraonica a Riad, KK in un’intervista al Corriere dello Sport ha raccontato i perché della sua scelta di lasciare la Premier League per accettare l’esilio in un campionato – lontano dai radar – come quello arabo e ha anche lanciato un consiglio ai tanti giocatori del Napoli corteggiati dalle big del calcio europeo.

"Sì all’Arabia perché musulmano e coi soldi dell’ingaggio aiuterò il Senegal e la mia famiglia"

Sono molto contento della mia scelta per tanti motivi. Sono felice perché sono musulmano e arrivo nel Paese giusto. E sono entusiasta di essere uno dei primi a sbarcare in un campionato in evoluzione: spero di aiutare l’Arabia Saudita e l’Al-Hilal a scrivere una nuova storia sportiva. E poi c’è questo contratto molto importante (triennale da 30 milioni di € a stagione, ndr) col quale potrò aiutare tutta la mia famiglia a vivere bene, dai miei genitori ai miei cugini, e soprattutto sostenere le attività sociali della mia associazione in Senegal, “Capitane du Coeur”: abbiamo cominciato con la costruzione di una clinica pediatrica nel villaggio dove i miei genitori sono nati e si sono sposati. Si chiama Ngano. La scorsa settimana siamo andati a Dakar e ci siamo messi in cammino. E abbiamo posato la prima pietra: aiuterà almeno una quindicina di villaggi, tante persone che al momento se hanno bisogno di un ospedale devono fare 50 minuti di strada. Ora lo Stato deve sostenerci con i medici, ma ho tante altre idee. Investiremo molto per il Senegal e poi per l’Africa dell’Ovest. Aiuteremo i giovani: sono loro il futuro del Paese e del mondo”.

"Il calcio corre veloce, ma spero che i giocatori del Napoli non salutino in massa dopo lo Scudetto"

Sono molto felice per lo scudetto: ho lottato otto anni per averlo e tutti dicono che se fossi rimasto lo avrei vinto anche io, ma io credo nel destino. Era scritto così. Che dovevo andare via io, per vedere il Napoli campione d’Italia. Ha vinto con tanti punti di vantaggio e parte favorito, ma lo aspetteranno tutti al varco, e tutti si rinforzeranno tanto. Tra l’altro quando si cambia allenatore ci vuole sempre del tempo, ma Garcia conosce molto bene il campionato italiano. Per lui sarà una grande sfida, ma è capace di fare ottime cose. Anche se tutto dipende da chi resta e da chi parte, questi giocatori hanno scritto la storia, ma se vinceranno un altro scudetto sarà un’impresa totale. Devono metterselo in testa: ognuno sceglie la propria carriera e la propria vita, ma a Napoli hanno fatto epoca e non possono andare via così. Spero che rimangano, che non vadano via tutti. Un consiglio a Osimhen? Ormai Victor è un giocatore molto importante, tra i migliori del mondo: Gattuso lo ha aiutato, Spalletti è stato la svolta e ora non ha più bisogno di nessuno. Deve scegliere in libertà, da solo, senza ascoltare altri pareri. Soltanto così non avrà rimorsi”.
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