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Facciamo lavorare Allegri, questa Juventus ha un grande futuro

Andrea Tabacco

Aggiornato 01/10/2015 alle 08:43 GMT+2

Il successo contro il Siviglia lancia i bianconeri al primo posto nel girone di Champions League. Ora serve rialzarsi in campionato, a partire dalla prossima gara contro il Bologna. Allegri ci crede, e come lui tutta la squadra. Da convincere ci sono i tifosi, da sempre troppo scettici sull’operato del tecnico livornese. Ma questa Juve è forte, e potenzialmente lo è più di quella dell’anno scorso…

Giorgio Chiellini Juventus 2015

Credit Foto LaPresse

Chi vuole far fuori Massimiliano Allegri dovrà ripassare più avanti. Il tecnico della Juventus è tutt’altro che estraneo al progetto-Juve. La dimostrazione arriva direttamente dalla partita fin qui più importante della stagione dei bianconeri, quella che in Champions League metteva la Vecchia Signora di fronte agli spagnoli del Siviglia, gara che arrivava pochi giorni dopo il tonfo in campionato contro il Napoli.
Nel 2-0 rifilato agli andalusi di Emery, i meriti di Allegri sono infiniti, ed è bene che i suoi detrattori se ne comincino a rendere conto. Non deve essere facile allenare una squadra che viene costruita senza nemmeno che tu - allenatore - possa mettere becco in campagna acquisti. Conte, giusto per citare chi era alla Juventus prima di lui, era scappato da Torino proprio per questo. Allegri, che al Milan con poca eleganza hanno “bollato” come uno “Yes, Man!” piuttosto signorile, ha accettato la nuova politica aziendale, fatta di addii clamorosi (Pirlo, Tevez, Llorente) e cessioni eccellenti (Vidal), si è tirato su le maniche e si è messo alla prova come in pochi altri avrebbero fatto. Se ci pensate bene, in estate sarebbe stato invece lui a poter dettare condizioni sul mercato. Lui che aveva sfiorato il Triplete con una squadra che in Champions League - con Conte - aveva sempre faticato.
All’inizio dello scorso campionato c’era chi lo aveva bocciato ancora prima che iniziasse a lavorare sul campo. Non ha detto niente, Allegri, si è messo sotto, ha studiato il materiale a disposizione e ha capito che era meglio non stravolgere ciò che era stato sapientemente creato. Poi, contro l’Olympiacos, la svolta. Difesa a quattro. E via così fino alla fine. Fino alla finale di Champions League contro i fenomeni del Barcellona. Prima, però, aveva già vinto il quarto campionato di fila della Juventus, e la decima Coppa Italia della Vecchia Signora. Non proprio cosucce da niente.
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Alvaro Morata Juventus Siviglia 2015

Credit Foto LaPresse

L’estate (tradotto: la dirigenza bianconera) gli ha stravolto la squadra. Via tre fuoriclasse consacrati a livello mondiale e dentro un’ondata di giovani di talento, che ovviamente non possono essere pronti fin da subito. Lui, Allegri, lo sa bene, ha anche provato a spiegarlo, ma nessuno lo ha ascoltato. L’inizio di campionato è stato drammatico, difficile da capire, o anche solo da accettare soprattutto per chi è abituato a dominare da quattro anni. In situazioni di questo tipo, la logica dovrebbe venire in aiuto, ma il tifo – purtroppo – ha da sempre poco a che fare con la razionalità. Le sconfitte contro Udinese, Roma e Napoli hanno gettato nello sconforto il popolo juventino, che però ha potuto tornare a esultare con la propria squadra in Champions League, la competizione che misura il vero talento.
Ad Allegri piace dare i numeri, cosa che non fa mai a caso: il 4-3-3 contro il City, nell’impresa di Manchester, è un numero alla Cristiano Ronaldo. Con il Siviglia - invece - 4-4-2 di partenza di “sacchiana maniera” e un attacco formato da Morata e Dybala. Età media: 22 anni e poco più. Il primo è lì lì per essere considerato un fuoriclasse (e guai a parlare di recompra del Real, Allegri non vi risponderà…), l’altro – La Joya – ha tutto per diventarlo. Ha solo bisogno di tempo. Come tutti i suoi compagni di squadra, difesi e protetti da Allegri, che non ha alcuna intenzione di abbassare la guardia. Vincere dopo il ricambio generazionale è una sfida che lo affascina tantissimo. Lui ci crede, la squadra - che non ha mai smesso di fidarsi del suo allenatore - anche. I tifosi si schierino pure dalla loro parte: la Juve che vola in Europa è una notizia che dovrebbe esaltarli. Se si va così forte oltre i confini nazionali, fallire in Italia è davvero improbabile. O c’è qualcuno che crede che la Serie A sia più difficile della Champions League?
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