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Con Neymar, il PSG può davvero vincere la Champions? Le favorite sono altre...

Luca Stamerra

Aggiornato 04/08/2017 alle 23:30 GMT+2

Ufficializzato il passaggio del brasiliano al PSG, passaggio che risulta essere l'acquisto più costoso nella storia del calcio visto il pagamento della clausola rescissoria di 222 milioni. Oltre a Neymar, i francesi hanno anche tesserato Dani Alves, è giusto pensare alla vittoria della Champions? Difficile dirlo oggi, ma al PSG manca qualcosa: la mentalità.

Neymar et Javier Pastore, lors d'un match de Ligue des champions entre le PSG et le FC Barcelone, le 30 septembre 2014 au Parc des Princes.

Credit Foto Getty Images

222 milioni al Barcellona, 30 netti a stagione (per 5 anni) a Neymar, più 36 milioni di commissione al padre-agente del brasiliano. Di mezzo ci sono anche gli acquisti di Yuri Berchiche (dalla Real Sociedad per 16 milioni) e Dani Alves (arrivato a parametro zero, ma con un contratto molto oneroso). Con queste operazioni, sembrerebbe finito il mercato del PSG, ma mai dire mai con i parigini... La domanda, ora, è una sola: basta questo per vincere la Champions League?

Neymar, non è solo un’operazione ‘sportiva’

Di quei 222 milioni spesi, il PSG rientrerà in totale tranquillità. Come detto, l’operazione Neymar non è solo legata allo sport e agli obiettivi sportivi del PSG. Neymar a Parigi significa tanto di più, più sponsor, più diritti televisivi con la beIN Sports (società, guardacaso, collegata alla Qatar Sports Investments) già contatta da diversi emittenti di tutto il mondo per vendere gli highlights della Ligue 1 (ogni emittente che ha i diritti può cedere immagini e guadagnarci senza passare dalla Lega calcio che ha già venduto il suo pacchetto di diritti). Quando si rinegozierà il contratto con la Nike, il PSG avrà un potere contrattuale più importante per chiedere maggiori introiti; con Neymar in rosa in molti chiederanno il PSG come sfidante in amichevoli prestigiose e tournée estive. Insomma, l’operazione Neymar è un’operazione di marketing che, inevitabilmente, porterà soldi al PSG. Un vero e proprio investimento che fa innalzare la società parigina, o meglio qatariota, verso un’altra dimensione.

Tre acquisti, due ad effetto: che PSG sarà rispetto alle altre stagioni?

Parliamo però di calcio. Con Neymar in rosa, il PSG può vincere la Champions League? Un po’ difficile dirlo ad oggi, soprattutto con il mercato ancora aperto, anzi apertissimo. Difficile che i parigini inseriscano altri elementi; anzi, dovrebbero operare sul mercato in uscita (sulla lista dei possibili partenti ci sono Krychowiak, Lucas Moura, Di María, Matuidi, Aurier e Ben Arfa che potrebbero in qualche modo alleviare a bilancio quei 222 milioni spesi per Neymar). A Parigi sono arrivati anche Yuri Berchiche (che sarà il vice Kurzawa) e Dani Alves (che ha già dimostrato di poter essere importante per questo PSG), bastano questi innesti per ‘sognare’ un PSG campione d’Europa?

La probabile formazione del PSG 2017-2018

PSG 2017-2018 con Neymar
In questo momento, la risposta è no. Al PSG visto lo scorso anno, non basta semplicemente un Neymar per aumentare di livello e accrescere la propria mentalità in Europa. Certo, Neymar è un grandissimo giocatore, uno dei migliori al mondo (diciamo top 5), ma è improbabile che da soli sposti il PSG da possibile outsider a squadra favorita per la Champions. Lo abbiamo visto nella scorsa stagione, il PSG è sempre quello, ma in campionato sono riusciti a perdere contro il Monaco (forte senz’altro, ma lontanissimo anni luce dal PSG), e in Champions hanno rimediato la clamorosa figuraccia del Camp Nou, dove Neymar fu mattatore.
Certo, togliendo Neymar a quel Barcellona, probabilmente sarebbe stato il PSG a passare, ma il PSG avrebbe infine vinto la Champions con Neymar nella propria squadra? Improbabile. Piuttosto, Neymar è un altro innesto per il percorso di crescita che i parigini hanno fatto avviare dal 2011 ad oggi. Dani Alves è un altro (giocatore d’esperienza, uno dei giocatori con il palmarès più importante al mondo), ma manca ancora qualcos’altro. Manca una mentalità che il PSG non ha ancora acquisito, nonostante la Fase 3 del proprio progetto sia partita con l’arrivo di Unai Emery, che dal canto suo aveva vinto 3 Europa League consecutive. L’esito della scorsa stagione, però, non è stata solo sfortuna. Troppi pretesti, troppi capri espiatori, con lo stesso basco che non si è mai preso la responsabilità dei propri errori, delegando tutto al lavoro del ds Kluivert (poi ‘cacciato’ a fine stagione) e alla mentalità dei giocatori (“Krychowiak non ha capito il calcio francese”, disse Emery, quando il polacco conosceva già bene la Ligue 1 ed Emery se l’era portato dietro come suo pupillo). La stagione del PSG è stata da teatro degli orrori, dal valzer in porta di Areola e Trapp (con Sirigu a fare la muffa tra Siviglia e Osasuna), con un Thiago Silva sempre più in fase calante, Aurier e Kurzawa che non sono cresciuti, Thiago Motta ‘stanco’ e un Verratti indisciplinato. Non solo, non dimentichiamoci dei vari Pastore, Di María e Lucas Moura, mai decisivi quando contava. Neymar non è una panacea contro tutti questi ‘mali’, ma solo un tassello in più per provare a vincere qualcosa di importante nei prossimi anni.

PSG e Manchester City: ‘solo’ una semifinale dal 2008 ad oggi. Anche il Chelsea, però, ci mise molto...

Ma con Neymar al PSG, i parigini sono costretti a vincere la Champions? Ci sono, ora, tante attese sul club francese, tante pressioni. Ma è giusto aspettarsi questo grande risultato? Certo, di grandi progressi non ne sono arrivati tra il PSG e il suo ‘fratello gemello’ Manchester City che ha intrapreso un percorso molto simile con l’arrivo dell’Abu Dhabi United Group nel 2008. I citizens sono arrivati, massimo, ad una semifinale nel 2016 (eliminando proprio il PSG ai quarti), mentre Les Parisiens non sono mai andati oltre i quarti di finale dalla stagione 2012-2013. Quella volta fu Ancelotti a conquistare il pass per i quarti, e giocare ad armi pari con il Barcellona, ma da allora non è stato mai fatto il passo successivo nonostante il susseguirsi di Laurent Blanc e Unai Emery in panchina. C’è però un precedente interessante: anche il Chelsea, targato Abramovich, ci mise tanto per vincere in campo europeo. Il magnate russo arrivò a Londra nel 2003, ma la prima vittoria in campo europeo arrivò solo nel 2012 e nella maniera più rocambolesca possibile. Con Di Matteo alla guida, scelto inizialmente come vice di Villas-Boas, primo allenatore ‘acquistato’ dopo aver pagato la sua clausola di uscita dal Porto. E dire che al Chelsea erano passati, con Abramovich, allenatori del calibro di Ranieri, Mourinho, Scolari (Campione del Mondo con il Brasile da ct), Hiddink e Ancelotti. Ma la Champions arrivò solo nel 2012, con l’Europa League l’anno dopo con Benitez. Un chiaro segnale, una società può metterci tutti i soldi che vuole, ma per cominciare a vincere ci vuole anche tempo e pazienza. Un monito anche per Inter e Milan...
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Neymar: "I soldi non sono mai stati la prima motivazione"

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