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Cosa ci ha lasciato Real Madrid-Bayern Monaco: numeri, assenze e polemiche contro la legge del campo

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Aggiornato 02/05/2018 alle 11:20 GMT+2

La partita del Santiago Bernabeu ha premiato ancora una volta la squadra di Zinedine Zidane che ha conquistato la quarta finale negli ultimi cinque anni, la sedicesima nella storia del club. L'orgoglio bavarese viene esaltato dalle statistiche, dall'andamento delle due sfide e da qualche decisione arbitrale sfavorevole tra andata e ritorno. Alla fine, però, sarebbe bastato Manuel Neuer...

Real Madrid - FC Bayern München: Kimmich and Müller

Credit Foto Getty Images

Il Real Madrid è in finale di Champions League per la quarta volta negli ultimi cinque anni. A Lisbona, Milano e Cardiff sappiamo tutti com’è finita dunque in bocca al lupo a Liverpool o Roma, a caccia di un’altra impresa impossibile all’Olimpico. Il primo dato è questo e si sposa con l’abitudine, il cinismo e la mentalità di un club che in Europa guarda tutti dall’alto delle sue 12 Coppe dei Campioni/Champions League. Le prime 5, nel quinquennio 1955-60, appartengono agli albori della competizione, ma di recente le merengues hanno ripristinato quel regno con il quale loro stessi s’identificano.
Mentalità, abitudine e cinismo si fondono anche con il potere politico, una certa influenza che nelle due aree di rigore può portare a due pesi e due misure, a una mancanza di uniformità di cui noi italiani discutiamo un weekend sì e l’altro pure. All’interno di queste dinamiche, c’è stata una squadra capace di tirare 39 volte (a 16) di cui 33 (a 10) da dentro l'area per un totale di 97 tocchi (a 37) nei sedici metri avversari, o ancora di calciare nello specchio il doppio (15 a 7) dell’altra. Questa squadra è il Bayern Monaco, non è il Real Madrid.
Nel doppio confronto, però, gli unici numeri che contano sono i gol: 4 a 3 per i blancos e le altre sono chiacchiere che competono a noi del mestiere. Chi mastica amaro rispolvera la meritocrazia: è mai esistita nel calcio? Noi maestri di catenaccio e contropiede ne vogliamo parlare? La meritocrazia sa tanto di consolazione dei perdenti.
L'arbitro Cakir non ha visto ma ho toccato la palla con la mano. Era calcio di rigore, mentirei se dicessi il contrario. Il calcio è così. Non parlo degli arbitri, ma a volte sbagliano a favore e altre volte contro [Marcelo]
Piuttosto l’analisi dovrebbe concentrarsi sulle assenze dei bavaresi che in Germania hanno archiviato il titolo da tempo (sai che novità), ma in Europa sono arrivati all’appuntamento decisivo senza Boateng, Vidal, Robben – solo per citarne alcuni – e soprattutto Neuer, fermo dallo scorso settembre. L’infortunio al piede del capitano della Germania è un rebus apparentemente senza soluzione e i Mondiali sono ormai dietro l’angolo. Chissà come sarebbe andata con questi protagonisti in campo: non chiedetelo a Ulreich, potrebbe soffrirne.
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Sven Ulreich

Credit Foto Getty Images

In attesa di conoscere la sua antagonista in finale, il Real Madrid di Zidane arriva ancora una volta in fondo alla “sua” competizione: dopo un girone con Tottenham e Borussia Dortmund e un cammino a eliminazione diretta con PSG, Juventus e Bayern Monaco, non si può dire che fosse scontato. Dal 2014 in poi solo i bianconeri hanno avuto la meglio (nel 2015) sulle merengues. Anche questo dato sa tanto di magra consolazione.
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