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I mille volti della Juventus, i dilemmi di Allegri: lo 0-0 col Barça è un 'bicchiere a metà'

Simone Eterno

Aggiornato 23/11/2017 alle 11:29 GMT+1

In 18 delle 19 uscite ufficiali stagionali, Massimiliano Allegri non ha mai schierato la stessa formazione titolare. Non fa eccezione la serata col Barcellona, che ha messo ancora una volta in evidenza come la Juventus resti alla ricerca di una sua identità definita. Prospettive diverse che lasciano i bianconeri con il classico bicchiere a metà: mezzo vuoto per alcuni, mezzo pieno per Allegri.

Massimiliano Allegri

Credit Foto Getty Images

dall’inviato a TORINO – Il calcio, come la vita, è spesso una questione di punti di vista. Sfumature, prospettive, lati da cui si vuole guardare e analizzare l’intera faccenda. Prendete Massimiliano Allegri, ad esempio. Che al termine della partita, dalla sala conferenze dello Stadium, vede quello che, decisamente, si può definire come un bicchiere mezzo pieno:
Abbiamo ritrovato solidità e non abbiamo concesso gol a una squadra come il Barça.
Vero. Anzi, verissimo. Specie se si considera che la Juventus – a parte un pericolo vero da palla inattiva – non ha concesso nulla ai catalani. E domenica invece ne aveva beccate 3 dalla Sampdoria di Giampaolo, squadra sì rivelazione del campionato... Ma non ce ne vogliano i tifosi blucerchiati, non esattamente il Barcellona.
Poi, però, arriva la critica. Che per ruolo e definizione intrinseca, in quanto tale, impone di vedere anche l’altra metà del famoso bicchiere. Ovvero quello di un Barcellona arrivato a Torino in gita turistica o quasi – tanto da permettersi per 55 minuti di far scaldare la panchina a tale Leo Messi (a proposito, impeccabile lo Juventus Stadium, che all’ingresso in campo della Pulce e all’uscita di Iniesta ha applaudito in massa due rappresentanti della genialità del calcio); oppure, sempre stando nella famosa metà vuota del bicchiere, quello di una Juventus che in Champions crea poco o nulla.
Tra tutte le squadre al momento seconde nei vari gironi, i bianconeri con 5 gol sono il peggior attacco. Ma se dei numeri poco può interessarvi, ben più evidente è la grossa difficoltà di questa squadra a creare manovre offensive frutto di movimenti e automatismi. La sfida col Barcellona ci ha detto che quello della Juventus, al di là di tutto, non è tanto un problema di distrazioni o assenza di stimoli (guarda caso immediatamente ritrovati a livello difensivo di fronte al nome blasonato), quanto la totale prevedibilità della manovra offensiva. Isolamenti degli esterni d’attacco per gli uno contro uno (che tali non sono stati con un Barcellona preparato e sempre pronto al raddoppio di marcatura); oppure Dybala a scendere a 60 metri dalla porta per cercare la combinazione “veloce” – il virgolettato, vista questa Juve, è obbligatorio… – tra le linee.
Prevedibilità letta perfettamente da un Barcellona decisamente più squadra rispetto alla versione dell’anno scorso: meno spettacolare, ma più solido. E che infatti in tutta la stagione ha concesso solo 4 reti in campionato e una in Champions.
Un’assenza di automatismi, quella della Juventus, che a differenza della solidità difensiva non si è creata – e non si crea – con il solo richiamo dell’avversario dal nome altisonante; e che ha lasciato la Juve tutto sommato nuda davanti allo specchio e alla realtà dei fatti (o per lo meno un lato evidente di questi): ovvero una squadra ancora alla ricerca della sua identità.
Allegri ha cambiato tanto in questa stagione. E l’ha fatto anche ieri sera. Quella contro il Barcellona è stata infatti la 18esima formazione titolare diversa su 19 uscite ufficiali!
Buffon; Lichtsteiner, Rugani, Chiellini, Alex Sandro; Khedira, Pjanic; Cuadrado, Dybala, Mandzukic; Higuian. Questo l’unico 4-2-3-1 che Allegri ha ripetuto per due volte, dall’inizio, in tutte le 19 uscite: il 26 agosto col Genoa e il 22 ottobre con l’Udinese. Fine. Il resto sono state variazioni dei titolari in un 4-2-3-1 schierato per 13 volte su 19 uscite, ma praticamente mai con lo stesso undici iniziale.
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Sami Khedira Juan Cuadrado Udinese Juventus 2017

Credit Foto LaPresse

E se non è un sintomo di ricerca e sperimentazione questo; di tentativo di trovare amalgama e quadratura migliore; allora diteci voi cos’altro può essere…
Eppure, anche di fronte a questo lampante caso di una Juve e di un Allegri ancora alla ricerca della chiave giusta, c’è l’ennesimo cambio di prospettiva. Ed è di nuovo il tecnico bianconero a proporcelo nel post-gara:
Dalla prossima settimana finalmente posso tornare ad allenare, perché per ora ho solo preparato partite ogni 3 giorni. Potremo lavorare tutti insieme su tante cose.
Che possa arrivare da qui la vera svolta della stagione? I tifosi bianconeri se lo augurano, nell’attesa che la formula magica – arrivata quasi per caso lo scorso gennaio dopo la sconfitta con la Fiorentina –, possa portare tutti dallo stesso lato: di fronte alla realtà dei fatti, ovvero un Massimiliano Allegri che alla fine ha sempre vinto. E che dunque, nonostante tutto, almeno fino a prova contraria, può continuare a guardare il lato più scintillante della medaglia.
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